Bayma, Giuseppe (1816-1892), Novara, October 10, 1843
Sender
Year
Month
Day
From (City)
From (Institution)
To
Recipient
Anterior Desire
Destination(s)
Models/Saints/Missionaries
Other Names
Left for mission lands
Language of the Letter
Links
Notes
Archive
Folder
Number
Transcription
Molto Reverendo in Cristo Padre nostro
Pax Christi
È lungo tempo, che Iddio sprona un indegno figlio di Vostra Paternità a farle un inchiesta di qualche momento, e non ostante la poca corrispondenza di questa povera creatura, si compiace di pur continuare picchiando, affinché essa secondi finalmente l’ispirazione.
Le lettere del Padre de Smet, e le altre di quei nostri che coltivano le Teste piatte m’avevano già fatta sin dall’anno scorso un’impressione così gagliarda, che mi sentii tentato di scriver subito, per impetrare la grazia di partecipare alle loro fatiche apostoliche secondo tutta l’estensione delle mie forze. Ma, come dissi, mi sentii tentato; perché, quantunque avessi già avute prima non dissimili idee coll’occasione di lettere ricevute dal Padre Ryllo già mio maestro in Torino, anzi fin da quando era Provinciale il Padre Polidori, nondimeno, come questa non era risoluzione da prendersi su due piedi, voleva prima consultar meglio la Divina volontà: e così malgrado i suggerimenti del mio Padre Spirituale, che mi ripeteva sovente: “scriva, scriva al Padre Nostro”, io mi fidai di differire a questo momento. O Reverendo Padre, perché ho io aspettato tanto? Perché non ho io mandata fin dall’anno scorso l’inchiesta per mezzo del Padre Ravalli? Che fo io in questa provincia, che non possan farlo tanti altri meglio di me, tanti altri, che hanno una complessione men robusta della mia, e che perciò si trovan meglio in un Collegio tranquillo, che in una missione laboriosa? Quanto sarei obbligato a Dio ed a Vostra Paternità, se venissi consolato d’una buona speranza od anche d’una pronta affermativa! Non le so esprimere l’allegrezza anticipata ch’io provo quando penso di poter entrare un dì nel numero di quei generosi campioni: quanto più, se mi vedessi eletto in breve ad essere uno di loro!
Confesso, che sono ancor lungi da quella soda e maschia virtù che si richiese in un missionario: ma è tanta la bontà di Dio e la fiducia, che in lui ripongo, che ardisco promettermi dalla medesima ogni ajuto conveniente alla mia debolezza. E che non dee promettersi da Dio chi si crede da lui ispirato a sacrificare tutto per la sua gloria? Fo volentieri qualunque sacrifizio a questo fine: differisco volentieri anche lo studio della Teologia e il sacerdozio, per poter arrivare più giovane ad imparare la lingua di quei popoli e per adattarmi più agevolmente a que’ cibi ed a que’ climi.
Per non trattenere Vostra Paternità troppo a lungo, eccole solo in breve tre delle ragioni che mi spingono a siffatta domanda: Vostra Paternità ne giudichi come crederà.
- Perché è gran tempo che nutro questa inclinazione alle missioni estere, cioè fin da quando lessi e copiai la circolare diretta da Vostra Paternità a tutta la Compagnia su questa materia, nel qual tempo io stava a Chieri e faceva gli esercizi del mese sotto la direzione del Padre Villefort.
- Perché nel fare gli esercizi spirituali già da due anni, mi si riscaldava vieppiù il desiderio; e le missioni mi si presentano non solo come cosa adatta alle mie forze fisiche, ma anche come la migliore testimonianza di gratitudine, ch’io possa dare a Dio pei singolari benefizi che ognora ne ricevo, e di riparazione per troppo poco traffico che ho fatto del talento a me consegnato.
- Perché così mi consiglia da un anno intero il Padre Bergamaschi mio confessore.
Reverendo Padre, io le ho esposta la cosa con tutta la semplicità, massimamente per togliermi dalla coscienza lo scrupolo di non aver chiesto finora ciò che Dio m’ispirava di chiedere. Faccia Vostra Paternità quel conto che vuole di questa mi a domanda e di questa mia lettera: ché, se Dio mi chiama veramente, ispirerà anche Vostra Paternità a mandarmi; se poi Vostra Paternità non sentirà questa ispirazione, crederò anch’io, che Dio, almeno per ora, non mi chiami ancora, e sarò contento, qualunque sia la sua Santissima volontà. E così mi raccomando caldamente a’ Santissimi Sacrifizi e mi protesto nel Signore
di Vostra Paternità
Infimo in Cristo servo
ed obbedientissimo figlio
Giuseppe Bayma Scolastico della Compagnia di Gesù
Novara, la festa di San Francesco Borgia 1843