Pedelupi, Giovanni Battista, Rome, October 10, 1843
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Molto Reverendo Padre
Per secondare il desiderio del Padre Rettore e Maestro, espongo alla vostra Paternità, i diversi affetti e movimenti dai quali sono stato mosso nel tempo dei santi esercizi. Sono tanto diversi fra loro, questi affetti, che per esprimermi con esattezza e verità non posso dire altro, se non queste parole di San Paolo, sentio in me aliam legem repuganantem legi mentis meat. Alcuni mi condurebbero a lasciare la Religione per andare nel secolo godere della libertà conceduta al sacerdote secolare.
Questi scopiano agli occhi miei, le pene e privazioni che seguono il vero Religioso, e vi ci afferiscono come tropo difficile: molto più mi paiono difficili le pene e fatiche, che sarebbe necessario di sopportare per eseguire ciò, che Iddio, come lo credo domanda da me qualche volta non mi muovono questi pensieri, ma mi pare che potrei fare molto più di bene nel secolo, che nella Religione, sia per gli esempi, sia pelle prediche, o sia per tutt’altro mezzo che il mio fantastico spirito si va rappresentando. Questi affetti, più vero queste pazzie, non risvegliano, prego la vostra Paternità di crederlo, che quando la mia mente è oscurata per il tedio, la malinconia, o per il turbamento un o due volte questo turbamento è venuto fin al punto di commuovere tutti i sensi del corpo.
Ma come sono diversi gli affetti, che si insinuano nel anima mia, quando sento consolazione, o solamente pace. Allora le pene, le fatiche, le privazioni non hanno più niente di terribile, al contrario bramo, sempre repugnante la parte infima, cioè la carne, il momento nel quale mi sarà datto di sacrificarmi, nelle missioni straniere, per la salute delle anime, come Cristo nostro Signore si è sacrificato per me. Non è che non conosca ciò che aspeta il Missionario, lo sempre innanzi agli occhi, e questa vista, al luogo d’intiepidirmi, non fa altro, quando sono in pace, prego la vostra Paternità di notar questo, che infocare il mio desiderio due o tre volte sono stato tanto mosso da quel pensiero, che non posso dire altro del effetto produto sopra di me, se non, ch’il mio cuore stava per rumpersi. Il giorno di S. Francesco Saverio Xaverio, dopo molto torbamento, ho sentito un non so che di pace e di forza tanto grande, che mi pareva, che al mio canto, fosse qualcuno dicendomi coraggio, coraggio. Spiegare non posso altrimente ciò che ho sentito, e sperimentato: questo desiderio non è novo per me, mi ha seguitato sempre; lo avuto nella giovinezza, essendo militare, mogliato. Basta a dire, sono 18 anni che sono perseguitato da questo pensiero. Le pene, le fatiche, patire la fame la sete, cioè le Missioni straniere, ecco ciò che domando, ciò che desidero, no ciò che bramo. Faccia pure, la vostra Paternità, di questa mia lettera ciò che hli piacerà nel Signore.
Sono e sarò sempre colla grazia di Dio
Della Vostra Paternità
L’umilissimo e ubidientissimo servo in Cristo
Giovanni Battista Pedelupi
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Al Reverendissimo in Cristo Padre // Padre Generale della Compagnia di Gesù // Roma