Camassa, Diego, Naples, June 16, 1617
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Molto Reverendo in Christo Padre Nostro
Pax Christi
Sia sempre benedetta quella infinita Bontà di Dio, che non è mai satia di farci bene. Scrissi à Vostra Paternità, che m’era posto nelle mani di Dio, sicuro già della sua Divina Volontà, che mi chiama al Giappone per tanti capi, e perché Vostra Paternità, che m’è in suo luogo, me l’hà così interpetrata. L’istesso […] adesso [armerà] pure l’inferno tutto, ò in che buone mani io mi ritrovo. egli mi saprà ben custodire, e servirsene à suo tempo. Ne credo, che li miei peccati potranno ostar’à quella incomprensibile Misericordia, nè all’orationi di Vostra Paternità accompagnate con quelle della Madre pretiosissima, del Nostro Reverendo Padre Ignatio, e Xaviero, e di tanti Santi, che credo mi stiano continovamente aiutando. Non mi curai chiedere à Vostra Paternità, mi chiamasse à Roma, perché non penso, star meno alli suoi piedi […] con la confidenza, che devo à tanti Padri, che se corporalmente di presenza vi stessi in Roma. Pure sà bene Vostra Paternità, che il demonio in simili occasioni non lascia di far il suo sforzo per disturbare ogni cosa; e Dio vuol, che noi anche ci adoperiamo con la sua gratia in quel che possiamo. Scrivo perciò à Vostra Paternità per non havere à sentire qualche disturbo; che l’affetto mi fà tremare, dove non è di che dubitare. Io non hò fatto motto à parenti. Hora intendo che ’l sanno non sò da chi de Nostri (e questi perché il Padre Rettore lo pubblicò, onde molti lo seppero prima di me). Mio Padre non me ne have scritto cosa alcuna. non so, se si pretende qualche trama. Padre mio: io non hò altro Padre, che Dio, e Vostra Paternità, alla quale mi son dato tutto; guardimi dunque per amore di quel sangue pretiosissimo di Christo sino alla fine con la sua prudenza. non perché io dubiti, mà perché son necessarie le preghiere, quando il demonio si mette in mezzo. Carlo Camassa, ch’era mio padre, già l’ho lasciato con tutto il mondo. non vi occorre altro. egli non hà bisogno alcuno di me. hà mille aiuti, dove non è bisogno. hà da poter vivere. have accomodato bene le figlie femine. [le] resta al secolo un figlio già grande et ammogliato; un altro nella Compagnia co ‘l Padre Giovanni Filippo Camassa, che l’è fratello, che gli chiudano gl’occhi et io non son più suo sono di Dio, di quel sangue Santissimo di Giesù Christo, e di tante anime poverelle, consegnato à Vostra Paternità per figlio indegnissimo, nelle mani, e piedi del quale (così mi sento sospingere) [rinuovo] e fò voto di Obedienza, particolarmente di andare, dove son mandato, al Giappone (se gli piacerà accettarlo) Povertà, e Castita perpetua; e di entrare in questa Santissima Compagnia di Giesù per vivere, e morirci; offerendomi tutto in olocausto al gratia di Dio. benche indegnissimo pure confidato nel sangue pretiosissimo di Giesù Christo. Et finisco così, non più con paura; mà allegro, e sicuro. Resto alli piedi di Vostra Paternità pregandola per fine, m’impetri dal Signore cuore, e spirito per corrispondere à tanta Bontà di Dio. E mi perdoni della lungheza.
Di Vostra Paternità servo, et figlio indegnissimo nel Signore
Diego Camassa
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Napoli 16 di Giugno 1617 // fratello Diego Camassa // ha paura che suo Padre non l’impedisca // il Giappone si raccomanda // a Vostra Paternità perche lui ha rinuntiato // il Padre che non ha bisogno
Al Molto Reverendo in Christo Padre Nostro, il Padre Mutio // Vitelleschi Generale della Compagnia di Giesù // Roma