Luciani, Tommaso Maria, Rome, July 28, 1844
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Molto Reverendo in Cristo Padre
Genuflesso innanzi al mio amatissimo Salvator Crocifisso Le scrivo questa povera lettera cui prego che voglia leggere pazientemente per amore del Santo Padre Ignazio; giacché conosco, e gliel confesso con sincerità di cuore, che io per nessun titolo merito d'essere esaudito da Vostra Paternità.
La notizia avuta della invidiabile destinazione del Padre Pacelli mi consolò da un lato, ma dall'altro mi riempié l'animo di confusione e amaramente mi fece piangere. Ah mio Dio (dissi fra me) deh per le viscere della vostra misericordia non guardate a' miei peccati, né permettete che in pena d'essi il Padre Generale si dimentichi dei buoni desideri che Voi stesso vi siete degnato di mettermi nel cuore. Maria speranza mia rendetemi propizio e placato il vostro divin figliuolo. Metto l'affare in mano vostra e son certo sì son certo che tutto potete presso di Gesù. Così appunto pregai intimamente e fui messo a venirne subito a' piedi di Vostra paternità e dirle queste poche parole, «Padre mandi anche me, mandi anche me». Ma poi ripensai che ciò non sarebbe forse piaciuto a Vostra paternità mentre nel ricevermi ultimamente con tanta carità proprio paterna mi fece capire che le missioni per ora non doveasi da me aspettare. Ier sera però mentre stava con la mente in tutt'altro vié maggiormente che mai sentii riaccendersi nel mio cuore il buon desidero e mi parve come quasi d'udire all'orecchie che mi dicesse «Torna a picchiare, fatti coraggio ché non est abbreviata manus Domini!». Allora mi determinai di scrivere la presente a Vostra Paternità per informarla candidamente di quanto ho sopra accennato e appresso aggiungerò; ed in tale atto gustai tanta pace e consolazione spirituale che non so esprimerla a parole. Così me ne andai a letto pieno di speranza d'ottenere la grazia e «beato me», dicea, «se Iddio benedetto manda qualche ispirazione in mio favore al Padre Generale come celebrerei quest'anno allegramente la festa del Santo Padre!» etc., etc.! Immerso in tali giocondissime idee m'addormentai e parvemi in sogno di venire al Gesù dove giunto un fratel Coadiutore mi dicea che per ordine di Vostra Paternità scopassi la Chiesa lo che mentre facea fui chiamato nella Congregazione de' mercatiti in cui trovai Vostra Paternità medesima che mi benedisse con la reliquia di Sant'Ignazio dicendomi «fiducia in Dio totale e diffidenza delle forze proprie questo basta ai missionari». Svegliatomi, per qualche momento credetti che fosse veramente accaduto ciò che era stato solo giuoco di fantasia. Intanto mi parve il restante della notte più lungo assai del solito. Finalmente alzatomi mi sono porto a scrivere, come di sopra le ho detto.
Ah Padre mio veneratissimo per quanto ama la Santissima Vergine mi consoli (se lo crede in Domino conveniente al bene dell'anima mia). Alla mia complessione specialmente dopo la malattia sofferta è assai gravosa una continuata applicazione e i medici, come sanno i Superiori de' Collegi dove sono stato, apertamente han dichiarato che la vita sedentaria non è affatto per me. Ciò supposto io non avrei difficoltà, salva l'ubbidienza, di rinunziare al corso più lungo. Ed in tal caso mi troverei nella condizione del Fratello Pacelli. Vostra Paternità interroghi il Padre Provinciale minutamente informato di quanto appartiene a tale affare e facilmente conoscerà che tale proposta non faccio guidato da capriccio o da altro motivo indegno d'un figliuolo della Compagnia.
Parlo con quella chiarezza che userebbe un figliuolo verso il Padre suo e per questo spero che ella mi compatirà. Che se giudica il mio ridomandar le Missioni inopportuno o per altro riguardo riprovevole ed Ella mi castighi e non faccia alcun conto di quanto ho qui scritto. Benedirò il Signore e lo pregherò e ripregherò che ricolmi Vostra Paternità delle sue più elette benedizioni e rassegnato alle disposizioni della provvidenza mi studierò di vivere come meglio possa da vero figliuol della Compagnia. Ma vegga Padre mio, vegga se vi fosse un buco anche per me poverello. Tanto un po di lingua spagnuola la intendo, conosco qualche principio di musica che può in quelle parti ajutare non poco la barca, il catechismo m'industrierei a farlo alla meglio e se non altro mi esibisco per servitore de' Missionari, giacché le spalle non son tanto fiacche etc.
Più non aggiungo per non abusarmi della sua sofferenza.
Mi conceda la sua Paterna benedizione alla quale aggiunga almeno qualche aspirazione al Signore per me affinché mi stacchi da ogni cosa terrena e non abusi giammai de' singolari benefizj che mi comparte quantunque abbia mille volte meritato l'inferno.
Di Vostra Paternità Molto Reverenda
Infimissimo servo
Tommaso Maria Luciani della Compagnia di Gesù
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Collegio Romano 28 luglio 1844. Fratello Luciano scolastico // Rinnova la sua istanza per le Missioni // attese alcune circostanze più particolari // Al Molto Reverendo in Cristo Padre // Il Padre Giovanni Roothaan // Preposito Generale della Compagnia di Gesù // S.P.R.