Ruiz, Ludovico (1814-1879), Rome, March 25, 1845
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Pax Christi
Molto Reverendo in Cristo Padre Generale
Ho adempiuto con prontezza agli ordini di Vostra Paternità, ieri sera parlai col padre Rettore. Ma per ciò che spetta alla mia dimanda dell’America dovrò deporre ogni pensiero? Ho fatto calda orazione su questa cosa, e credo che sia volontà di Dio che io torni nuovamente a Vostra Paternità con la dimanda. Ella me ne avea data, pochi giorni fa, ottima speranza per mezzo del padre Segretario, e ieri me le tolse tutte, e me ne addusse le ragioni. Io dissi qualche cosa in mio favore, potrei dirne molte altre, ma mi contenterò di poco. Mi perdoni se abuso della sua pazienza. Procurerò di scrivere brevemente, anche per ciò che la mia scrittura non la potrà leggere senza fatica.
Io per misericordia di Dio non ho mai dubitato nella mia vocazione religiosa. Ho sofferto parte per la mia natura inchinata a melanconia, parte per una serie di accidenti che hanno formato la mia croce, specialmente nei sette anni della mia dimora in Roma. La natura talvolta si è fatta sentire ma mercè della divina grazia non ho neppur pregato il Signore che mi togliesse la croce, ma che anzi me la aggravasse, e solo non mi abbandonasse col suo aiuto. Anche in quest’ultima novena di San Saverio ho chiesto [l’amore] al patire. Credo di poter dire che almeno rare assai sono state quelle volte che negli anni di religione ho fatte azioni le quali conosceva apertamente essere d’offesa di Dio anche leggera. Confesso che il male in cui sono caduto è stato qualche lagnanza del superiore uscitami di bocca, ma so che doveva e poteva usare intorno a ciò maggior diligenza. Conobbi il mio male e posso dire che da qualche tempo me ne sono per bontà di Dio emendato. Sono di natura malinconico, ma il male della malinconia lo porto tutto io, e non esce di me se non nell’aspetto, chè non sempre mi riesce di nasconderlo affatto nell’animo. Del resto non sono per ciò noioso a compagnia e molto meno agli esterni. In pruova, vedo che con me hanno sempre trattato volentieri. Quantunque tutto ciò formi parte della mia consolazione, pure mi resta, non devo tacerlo, assai che piangere nel vedere quanto sia poco, e quanto imperfetto, specialmente messo a confronto con le molte e straordinarie grazie di che Dio mi ha ricolmato. Questo è uno de’ pensieri che più mi affligge; ma so di trattare con un buon Dio il quale è liberale in misericordia; e questo mi conforta a sperare ogni cosa.
Io ho manifestata a Vostra Paternità l’anima mia come la vedo innanzi a Dio. Ora passo alla dimanda della America. Che dirò? Padre mio, l’ho dimandata, e di nuovo la dimando perché mi pare di non poter dubitare che questa sia la volontà di Dio. Ho gran desiderio di fare questo sacrifizio. Abbandonare per sempre la patria i parenti senza speranza di rivederli è un sagrifizio che a me costa forse più che a molti altri. Prego Vostra Paternità che mi conceda la grazia di poterlo offrire al Signore. Non ho fatto nulla per Iddio fin qui; ora mi sembra ch’Egli mi dimandi questa cosa, ed io non voglio negargliela. È un gran favore ch’Egli mi offre, e come posso ricusarlo? Come posso fare a meno d’impegnarmi quanto so per ottenerlo? Penso che in America avrò maggiore sanità da impiegarla in servizio di Dio. Ho sperimentato che il clima più freddo di questo mi avvalora le forze. Ma se la mia virtù, e la mia abilità non basteranno ad operare in america, se non potrò combattere guarderò il bagaglio a qualcuno di quelli che quivi per scarsità di soggetti ora sta al bagaglio potrà andare innanzi nella mischia e sarà sempre uno di più che faticherà pel regno di Dio dove si fatica con tanto frutto, ed io avrò la mia consolazione in questo. Se il Signore mi concederà questa grazia come me la fa desiderare, stimerò d’essere ripagato abbondantemente di quel poco che fin qui ho sofferto per amor suo. Vostra Paternità non mi neghi questa che sarà delle maggiori consolazioni che io possa avere in vita e in morte.
Ho tanti debiti con Dio che mi spaventano, se in morte potrò ringraziarlo che mi abbia concesso di fargli un tal sagrifizio che consolazione non sarà questa per me in qual momento?
Io non voglio altro se non che si adempia in me la divina volontà, ma se Dio vuole che io abbia questa grazia da lei a forza di preghiere io non so come meglio pregarla. Ripeterò che Vostra Paternità non mi voglia negare la consolazione di offrire a Dio questo sagrifizio che quanto più mi costa tanto più volentieri io Glielo offro. Confido in Dio il quale mi da il desiderio ch’Egli muovera la Vostra Paternità a concedermene l’adempimento. Non vado più innanzi per non abusarmi di più della bontà della Paternità Vostra di cui mi protesto
Obbedientissimo Figlio
Lodovico Ruiz [...]
Dal collegio romano 25. Marzo 1845.
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Al Molto Reverendo in Cristo Padre // Il Padre Giovanni Roothaan // Preposito Generale della Compagnia di Gesù.