Sestini, Benedetto (1816-1890), Rome, March 11, 1845
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Molto Reverendo Padre Generale.
Per avventura è stato proposto a Vostra Paternità di mandarmi nella Specola di America fornita egregiamente di tutto, trattone l’astronomo. Io fui interrogato se ripugnerei al partito che su di me si prendesse di veramente mandarmi; al che risposi che no e che sol temeva di mettermi da me stesso in campo a fare istanze per addossarmi un peso superiore alle mie forze, le quali farebbonsi senz’altro maggiori di se stesse con un cenno dell’ubbidienza che mi dicesse va'. Tuttavia perché il mio silenzio non sia di veruno impedimento a ciò che vorrebbe fare la Paternità Vostra quantunque io mi protesti di esser pienamente contento sì per restare dove sono, come per andare: dico che io riceverei con indicibile giubilo la novella di essere uno degli eletti alla spedizione. E ve ne ha parmi, buona ragione. Imperciocché quel frutto che a noi altri operaj fisici e matematici è commesso, più che altrove nelle ragioni colte ed usate alle scienze è da sperarsi; quindi potrebbesi dir perduto se la specola che è senza astronomo fosse in mezzo a gente selvaggia ed ignorante, ma non essendo così quello che si perde o si diminuisce da una parte si acquista dall’altra, sebbene a dir vero di qua, se non si raddoppia il vantaggio, certamente non si perde nulla, ed ecco come. È cosa certa che non potremmo intraprendere nissun lavoro nel nuovo osservatorio senza la corrispondenza con quei d’Europa e massime con questo Romano che sarebbe ad ogni altro preferito. Or tal corrispondenza quanto più rara tanto riuscirebbe più gradita e molto più ricercata che non tante altre produzioni o già comuni o poco men che comuni a tutti. Ma qui viene a mancare un operaio? Se Vostra Paternità si risolvesse a mandarmi le suggerirei, se mi è lecito dir così, una maniera di rimpiazzarlo. Intanto io ripeto alla Paternità Vostra che non per altro che per palesarle le mie disposizioni mi sono risoluto di scriverle queste righe, ben di cuore contento di quello che il Signore vorrà disporre di me in questa Sua vigna nella quale accolto da Vostra Paternità or anche mi si offre occasione gliene(a) rendo infinite grazie e la preso insieme a volermi colle sue orazioni ajutare perché io vi preservi fino all’ultimo dei miei giorni. Di più quello che io le ho scritto, se così piace a Vostra Paternità, sia a sola sua notizia per potersene valere come meglio le piacerà.
Intanto io le domando la sua benedizione e mi confermo
Suo Devoto ed Obbedientissimo Figlio
Benedetto Sestini Societatis Iesu
Dal Collegio Romano 11 Marzo 1845
(a) gliene nell'interrigo
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Al Molto Reverendo Padre Giovanni Roothaan // Preposito Generale della Compagnia di Gesù