Tedeschi, Gaetano (1820-1891), Naples, April 17, 1845

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Ad Maiorem Dei Gloriam [M.D.L.]

Ragioni che mi muovono ad offerirmi per le missioni d’America.

1a. Il desiderio vivissimo che Iddio me ne ha messo nel cuore, mentre a nulla pensava meno che a questo; anzi avea avuto sempre l’animo avverso a domandare missioni prima d’essere sacerdote: la qual cosa mi fa credere che quella improvvisa mozione d’animo sia operazione di Dio e sua vocazione. È ben vero che ora mi sento combattere fieramente; pur questo non mi muove dal mio proposito, perché conosco che questo combattimento viene dalla natura, alla quale sa aspro questo svellersi da’ parenti, dagl’amici, da’ fratelli, da’ conoscenti, dagli studi, e da ogni cosa che l’alletta.

2a. La vita poco religiosa che ho menata fino ad ora. Sono sei anni e mezzo che sono nella Compagnia, e non vivo ancora da Gesuita. Le virtù religiose non conosco se non di nome. Il vivere mio è stato fin qui un vivere all’umana, e se son vissuto sotto disciplina, e se ho osservato alcuna volta le regole, e se ho fatto alcuna altra cosa buona in apparenza, la ho fatta ordinariamente(a) perché così facean gli(b) altri, per non accattarmi brighe co’ superior e cattivo nome presso i compagni. Insomma per vero spirito d’amor di Dio non ho fatto nulla o quasi nulla. Ora il gran debito che ho verso Dio dee essere pagato. Ma s’io rimango qui, veggo, umanamente parlando ch’io non solo non estinguerò il debito passato, anzi ne aggiungerò di nuovi. Perciò mi risolvo a sagrificarmegli. E qui si presenta una difficoltà: chi non ha vero spirito come farà alle missioni? Rispondo che il Signore mi da confidenza nella sua misericordia e ferma speranza di voler rimunerare colla soprabbondanza della sua grazia il sacrificio che gli fò di tutto me stesso e la vittoria che riporto sopra la natura ritrosa per solo suo amore e desiderio di propagare la sua gloria; perché il Signore non si lascia vincere in generosità, e per un che riceva, rende cento. Eppoi la diversità della vita che dovrò menare, aspra, faticosa, piena di patimenti e di croci, anche umanamente parlando mi costringerà a tenermi più stretto a Gesù, ed a cercare in Gesù solo quella consolazione, che nelle creature non potrò trovare; perché finalmente la croce è la maestra d’ogni virtù.

3a. L’essere io poco o nulla utile alla Compagnia qui in Italia, e il potere esserle utile a qualche cosa in America. Il Signore si è compiaciuto di darmi un ingegno sufficiente si, ma non eccellente. Riesco mediocremente in tutti gli studi a quali mi do, mediocremente nelle belle lettere, mediocremente nella filosofia, mediocremente nel predicare, e così credo che riuscirei mediocremente nella teologia. Ora la Compagnia in Italia di tali ingegni mediocri ha in grande abbondanza. Dunque uno d’essi che le si aggiunga, o le si tolga, poco vantaggio o danno ne ritrae. Se in alcuna cosa fosse speranza ch’io riuscissi eccellente, per la grande scarsezza in che è d’uomini eccellenti in qualunque scienza, parrebbe che potesse esser più utile ch’io rimanessi qui. Per contrario un ingegno anche mediocre può essere di non poco utile alla Compagnia in America, ove ha penuria non solo di grandi ingegni, ma anche d’uomini comunque siansi.

Queste sono le tre principali ragioni che mi muovono ad offerirmi per l’America. Resta ora a sciogliere una difficoltà che potrebbe nascere dalla poca sanità. Ma primieramente sento dire che in America sia aria più salubre. In secondo luogo(c) si è veduto per esperienza che tutti coloro che sono andati alle missioni, quantunque fossero di sanità così corrotta che parea ch’essi ne dovessero morire per la via, pure si sono fatti sani e vigorosi a sostenere fatiche anche pesantissime; ed io poi non sono così mal ridotto come altri, che pure sono andati, e sono risanati. In terzo luogo bisogna concedere che Dio possa alcuna cosa, e che il dare la sanità e l’infermità, la vita, e la morte sia in sua mano. Eppoi finalmente se a Dio piacesse ch’io lasciassi la vita in viaggio, io ben mi contenterei di lasciarvela per suo amore, e mi terrei assai felice che la morte mi trovasse proprio in quel punto nel quale per pura carità verso lui e verso il prossimo, mi svelgo da tutto questo nostro mondo in che son nato ed allevato, per andarmene ad altro mondo di cui non so lingua, non conosco costumi, ove non ho chi mi conosca, e chi mi consoli, eccetto Dio solo.

Gaetano Tedeschi della Compagnia di Gesù

(a) ordinariamente nell'interrigo
(b) gli nell'interrigo
(c) luogo nell'interrigo

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Il Signore le spirerà a mio bene maggiore // Le bacio la mano, e sono //Di Vostra Paternità Molto Reverenda // l'Infimo Figlio // Francesco Maria Giaquinto della Compagnia dGesù // Napoli 17. Aprile 1845. // Napoli 17. aprile 1845 ---- Fratello Giaquinto Scolastico // Significa l’interno impulso, che da molto tempo // sente per le Missioni ---- Si offer a quella // del Maryland.
A Sua Paternità Molto Reverenda // Il Padre Nostro Giovanni Roothaan Preposito Generale // Della Compagnia di Gesù // Roma

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“Tedeschi, Gaetano (1820-1891), Naples, April 17, 1845,” ARSI, AIT 1, 635, Digital Indipetae Database, accessed November 21, 2024, https://indipetae.bc.edu/items/show/1033. Transcribed by MR.