Kessel, Giuseppe (1832-1903), Reggio, September 2, 1844
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Molto Reverendo in Cristo Padre Generale
Vostra Paternità mi perdonerà se io replicatamente espongo la da me tanto desiderata grazia. Confortato dalle parole di Nostro Signore Gesù Cristo. Pregate e vi daranno, bussate e vi apriranno: così prego ancor io di concedermi, una o altra Missione.
Ben intendo che io sono un povero fratello, senza merito e non degno di un favore sì grande, ma spero che il Signore mi darà la grazia di adempire le mie incombenze.
Allora che nel Collegio Romano mi colse una Malattia forte, che mi in poco tempo condusse al estremo mi sucedette un caso che, io non so come interpretare. Mi prenderò la libertà con figliale confidenza di raccontarlo.
Dopo che io aveva ricevuto il Santissimo Viatico, e fatti i Santi Voto crebbe in me il desiderio via più di morire, ma alienato dai sensi per forza del male, vidi il Nostro Signore Gesù che diede a Maria Santissima una carta, e questa passò a me sopra cui erano scritti i miei peccati, e io intesi, che mi erano perdonati, e che io non aveva da morire, e in un tratto mi trovai fra mezzo di una gran quantità di genti, di affatto straniere fisionomie, e vestimenti e mi fu significato che insegnasse a questi la Dottrina Cristiana: e poi morirei. Dopo questo mi riscossi, giusto in quel momento, che entrò Vostra Paternità nella stanza per dare a me la sua Santa Benedizione.
Ecco Paternità il semplice racconto d’un avenimento, che e la prima volta, dopo il mio Padre Spirituale, che io paleso perché mi vergogno, di essere tenuta fatastico, e che mi sta sempre presente, e che mi spinge sempre più, a pregare la desiderata grazia, se è la volontà del Signore e alla Sua maggiore gloria.
Baciando la mano Paterna, prego la Sua Santa Benedizione.
Vostra Paternità umilissimo e ubidientissimo figlio
Fratello Giuseppe Kessel
Reggio, 2 Settembre
1844