Sordini, Francesco, Ferentino, March 3, 1844
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Reverendo in Cristo Padre Nostro Generale Societatis Jesu
Pax Christi
Scrivo questa seconda lettera in caso che andasse perduta la prima inviatale da me, il primo giorno, di questo mese di marzo.
Padre io penso, che la tanto lunga dilazione di circa 20 mesi da me premessa senza farle durante tutto questo tempo alcun motto per le missioni, faccia credere a Vostra Paternità che io ne abbia perduto il desiderio.
Oggi però vengo con questa mia a piedi di Vostra Paternità per domandarle perdono si si lunga dilazione, per assicurarla del mio ardente desiderio per le missioni; e per supplicarla umilmente, di voler consolare questo suo indegno figlio; che tanto desidera di dare questo sincero attestato di figliale affetto, a quel Signore tanto degno d’essere amato.
Ma io temo che Vostra Paternità pensa di non inviarmi per questi tre principali motivi; primo perché gente di questo taglio non sono necessarie per le missioni. Giacché gli riescono più tosto di peso, anzi che di utile ecc. Secondo, perché non vede in me alcun capitale di virtù. Terzo finalmente perché non vi scorge niuna di quelle doti, che generalmente parlando si richiedono in chi dee destinarsi per tali imprese ecc. Al che rispondo che a queste, e a quante altre di simil fatta dificolta che potrebbero farle innanzi a me non si convien rispondere, se pur non fosse, per rammentarle ciò, che in simili occasioni solea ripetere il Nostro Santo Padre Ignatio. Cioè che il potere e il volere di Dio non istanno obbligati alle leggi dell’ordinario. Nondimeno sappia Vostra Paternità che dove io dovessi essere inviato ho molto da sperare, che la cosa sarà per riuscire molto meglio di quello che non pare. Tanto più poi se, Vostra Paternità provinciale dice al Reverendo Padre provinciale, nell’occasione che viene in visita in questo Collegio di Ferentino, che nel suo ritorno in Roma mi conduca seco, accioché mentre starò quivi sotto gli occhi di Vostra Paternità possa sempre meglio provedermi per quel che riguarda lo spirito, di ciò, che insegna l’Apostolo ecc. e per ciò che riguarda il temporale m’approfitterò di tutto quel tempo che si premetterà sino all’ora della mia partenza della Carità, che permetendolo Vostra Paternità mi farà il carissimo in Cristo il fratello Antonacci, con l’insegnarmi che farà, qualche cosa di medicina.
Padre mi invii, si m’invii; perché se non sarò buono per raccogliere manipoli lo sarò per raccogliere qualche spiga; ed oh; me beato se mi sarà dato di guadagnare a Dio, anche una anima sola.
Padre io capisco, che parlando con chi parlo a me non si conviene dire altro sù questo punto. Quel che mi rimane di dirle si è, primo, che questi miei desideri non saranno un solo effetto di una buona Volontà solamente.
Secondo, in secondo luogo gli fò sapere che io sto aspettando, in silentio et in spe.
E con ciò mi dichiaro
suo inffimo in Christo Figlio
Fratel Francesco Sordini
della Compagnia di Gesù.
P.S. Se Vostra Paternità prevede che io non potrò essere subbito esaudito almeno la prego tanto, della Carità di un qualche suo presente; massime di una qualche Copia degli esercizi, in lingua italiana, ma esercizi però secondo il nostro gusto. O pure qualche altra cosa di suo piacere. Il che oltre che mi sarà come una certa caparra per essere inviato alle missioni, sarà innoltre per essermi grato più che un tesoro.
mi perdoni dell’ardire, sono
Francesco Sordini S.J.