Steccanella, Valentino Maria (1819-1897), Piacenza, September 2, 1843
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~Provincia Romana - Piacenza, 2 Settembre 1843.
Fratello Scolastico Valentino Steccanella~
Molto Reverendo in Cristo Padre
Pax Christi
Corse oggimai un anno, dacchè io scrissi una mia alla Paternità Vostra Reverenda, in cui Le venia significando gli ardenti miei desiderj dell’estere Missioni, e come ad esse, in quanto a me, mi sia stretto con voto perpetuo; ora sperandone bene mi fo animo ad inviargliene un’altra indirizzata allo stesso oggetto. Cotali miei desiderj, cui dissi nell’altra mia lettera aver io concepito da otto anni in qua anzichè spegnersi col tempo vieppiù s'accendono. Né può avvenire altrimenti. Imperciocché se essi mi nacquero e crebbero, la Dio mercé, colà nel secolo alla lettura d’una semplice vita del nostro San Francesco Saverio, molto più adesso in religione, dove di lunga mano maggiore è la stima che si fa dell’anime, e si ha per mezzo de’ Fratelli che nell’acquisto dell’anime in lontani regioni spendono la vita loro, maggior contezza de’ bisogni spirituali in cui si trovano le intere nazioni. Veramente non si può non restare altamente commossi all’udire le loro lettere, e in esse i loro focosissimi inviti. Io Le confesso ingenuamente che quando odo tali cose, o mi fo a leggere in su le carte geografiche i tanti regni in cui distinguesi il mondo, ed insieme a pensare, che nella maggior parte di essi o non vi penetrò la fede, ovvero a malo stento vi si tiene, sento struggermi il cuore; e già vorrei se fosse possibile moltiplicarmi tante volte, quante si contano città e terre d’infedeli, o almeno poterle correr tutte manifestando la soavità della Legge evangelica a chi non la conosce, e rassodandovi chi ebbe la sorte di abbracciarla. Ma scorgendo essere questo impossibile offro a Dio tutto me stesso a qualunque fatica, travaglio, e morte per amor dell’anime a tanto suo costo redente. O la felice sorte sarebbe per me, se mi toccasse non dirò già di spargere il sangue per amore di Cristo della qual grazia mi conosco indegnissimo, ma di morire oppresso dalle fatiche e travagli sostenuti in servigio dell’anime! Questo è il mio desiderio, quest’è il mio voto, e sia che non l’ottenga? per esso io venni alla Compagnia.
Essendo poi i miei desiderj così generali, come dissi, non mi sento inchinare a veruna parte del mondo in peculiar modo, solo m’ardisco di aggiungere, che più a quella terra mi sentirei portato, nella quale maggiori sono i travagli, e maggiori le fatiche. Dico mi ardisco, perché a dirlo schiettamente, se mi porgo a considerare la mia virtù la trovo assai meschina, nè portarebbe che io chiedessi tanto; ma pure il fo essendo certo, che Iddio, dal quale vengono tali desiderj, all’uopo non verrà meno colla sua grazia. Ecco i supplichevoli desiderj, che l’infimo fra suoi figli presenta la seconda volta alla Paternità Vostra ponendosi insiem con essi nelle sue mani, a farne quello che meglio Le tornerà in grado. Imperciocchè la divina volontà manifestataci da Superiori deve star sopra a qualunque desiderio, come io mediante la divina grazia propongo di fare andassero anche a voto i miei desiderj per tutta la vita. E qui baciandole riverentemente la mano e chiedendole la sua paterna benedizione passo a protestarmi
L’infimo fra suoi figli
Valentino Maria Steccanella Scolastico Societatis Jesu
Di Piacenza li 2. settembre 1843.
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