Zara, Gaetano Giuseppe (1819-1853), Rome, August 22, 1843
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~Provincia Romana - Roma, 22 agosto 1843
Fratello Scolastico gaetano Zara.~
Molto Reverendo in Cristo Padre
Pax Christi
Si presenta a Vostra Paternità con questa lettera, e se Le prostra ai piedi un suo meschino figliuolo, per ottenere tal grazia di cui egli ha gran desiderio, ma che non potrebbe certo sperare se non gli paresse, e non fosse paruto eziandio ai suoi Superiori immediati, che abbiagli infuso tal desiderio quel Signore, il quale benedice non poche volte coloro che più ne sono immeritevoli, con maggiore abbondanza di benedizioni, e per loro eziandio vuole spargerle in altri moltissimi o presenti, o lontani. Già forse subito m’intende la Paternità Vostra, che io sono per domandare a Lei le Missioni: e perché avrà certamente piacere che su di questo Le esponga ciò che in particolare par bene ch’Ella risappia, mi permetta alquanto di farlo. Per tutto il tempo passato, infine ch’io diedi l’esame de universa philosophia alla metà dello scorso prossimo maggio, mi sentiva per grazia di Dio gran desiderio di procurar la salute delle anime, conforme alla nostra Vocazione, in qualunque maniera mi impiegasse la Santa Obbedienza, e niente men volentieri in remoti paesi, che in questi ne’ quali ci ritroviamo; ma però non mi sentiva impulso speciale (se non alcuna volta, e per breve tempo) di chiedere distintamente le Missioni Straniere, quando ai Superiori fosse paruto bene di concedermele. E frattanto per profittare io stesso nello Spirito, mente mi disponeva a giovar pure agli altri comecche fosse, io teneva gli occhi in un’esemplare, che specialmente il Signore mi inspirò d’imitare sin dal principio del Noviziato; cioè nell’innocentissimo Fratello il Venerabile Giovanni Berchmans, delle cui virtù in particolare io sempre sono stato ammiratore e divoto; e così anche ne fossi stato imitatore, che non avrei ora da pentirmi tanto della mia tepidezza e poco profitto, come pur troppo son costretto di fare. Per altro non l’ho mai perduto di mente, e mi pareva che allora io avrei soddisfatto a ciò che il Signore voleva da me, quando gli fossi giunto il più d’appresso che per me si potesse. Ma poiché egli giunto al termine della filosofia fu dal Cielo rapito, io dopo l’esame più caldamente e più spesso me gli raccomandava, non solo perché mi impetrasse di veramente imitarlo nelle virtù, ma anche di poter io fare nel corso di vita che mi si concedesse, quelle opere che egli stesso avrebbe desiderato di fare e avrebbe fatto, potendolo; affinché così fossero sazî i suoi desideri, e Dio non restasse defraudato di quella gloria gradissima, che con sì gran fondamento possiamo credere, che Giovanni gli avrebbe procurata. Or mentre così io andava pregando, mi risovvenne che egli grandemente bramava di essere mandato alle Missioni tra gl’Infedeli, e specialmente alla Cina: e tutto insieme mi sentii mosso a chiedere adunque tali Missioni. Nonpertanto io presi tempo a fin di sentire se tale ispirazione fosse costante, raccomandandomi intanto al Signore, alla Beata Vergine, ed a Giovanni; sinché premessa una novena ad onore di questo nei dì precedenti all’anniversario della sua morte, in quel giorni poi scrissi la supplica(a): ma pure ho differito insino ad ora il mandarla, perché giudicò il Padre Rettore che anche dopo averla scritta la ritenessi, per vedere se il Signore continuava a mostrarmi ch’io la dovessi mandare, e se più o meno presto. E sì Le dico, che in questo tempo tramezzo una voce incessante mi diceva al cuore che Gliela mandassi, e molto non differissi, perché altrimenti ne sentirei rimorso per tutta la vita. Eccomi adunque umiliando ai piedi di Vostra Paternità insiem con la lettera i miei desideri, e tutto me stesso, prontissimo ora e sempre a tutto quello che vorrà disporre di me, come se io non avessi testa: dicendole di più, che non solo mi sento indifferente eziandio per qualunque altra missione che della Cina, ove Le piacesse piuttosto di destinarmivi, ma che anzi andrei pure a qualunque altra, e quando a Lei piacesse, con eguale desiderio ed allegrezza; e solo Le chiedo nominatamente la Cina per le ragioni allegate.
Nel finire Le torno a dire che bramo assaissimo di ottenere la grazia, ed ogni dì più che l’altro: talché nell’abbracciare il Padre De Smet mi pareva, che se da me fosse dipenduto, mi sarei partito con lui, per così subito soddisfare alla voglia che me ne sentiva. Ma se ciò non ostante a Vostra Paternità, che per noi tien le veci di Dio, paresse meglio o di non esaudirla mai, od assai tardi, io mi sento disposto di faticar grandemente dovunque con l’aiuto divino: sebbene a ragione, ove mi toccasse di coltivare un’estranio paese, io stimerei ciò per grazia singolarissima, sì perché quel Signore che avevami mosso a farne domanda si parrebbe anche degnato di volerne l’esecuzione, sì perché non solo là vi sarebbero da esercitare i ministeri di Apostolo, ma più certi e maggiori pur vi sarebbero i patimenti dell’Apostolato. Dio mi conceda frattanto di ben dispormi pei luoghi lontani, se si compiacerà di mandarmivi, con operar degnamente secondo la mia Vocazione nello Stato e nel luogo ove sono, o sono già per essere: e però molto mi raccomando alle orazioni ed ai santi sacrifici di Vostra Paternità, baciandole riverentemente la mano, e pregandola di benedirmi.
Dalla Paternità Vostra Infimo Figliuolo in Cristo
Gaetano Giuseppe Zara
Scolastico della Compagnia di Gesù.
22 Agosto 1843
Dal Collegio Romano
(a) supplica nell'interrigo