Sica, Luigi Maria (1814-1895), Rome, July 25, 1843
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~Provincia Romana - Roma, 25 Luglio 1843.
Fratello Scolastico Luigi Sica~
Molto Reverendo in Cristo Padre
Dopo la Santa Comunione, e dopo aver raccomandato molto l’affare al Nostro Santo Padre Ignazio vengo ad esporle per iscritto un pensiero, che da qualche tempo vo nutrendo; Vostra Paternità, alla cui volontà, nella quale riconosco quella di Dio, in tutto mi sottometto, giudicherà se questo pensiero sia da Dio, o sia effetto della mia impazienza indiscrezione, e della vana mia presunzione.
Avendo inteso che Vostra Paternità abbia determinato di fare nel prossimo Ottobre una spedizione di alquanti Nostri per la Cina, il mio desiderio per questa Missione, che ogni giorno più cresce, mi ha fatto concepire qualche speranza che non potessi io altresì essere uno di quei fortunatissimi a ciò trascelti, ed è perciò che genuflesso a’ piedi di Vostra Paternità di questa grazia caldissimamente la prego. È vero che agli altri miei demeriti si aggiunge l’aver io ora solamente terminato il secondo anno di Teologia, ed il non essere per anco Sacerdote; ma e non potrei in quel anno o due, nei quali a tutti i Missionarî è forza rimanere inoperosi nella Cina: onde imparare i costumi, e la difficilissima lingua del paese attendere tutto insieme allo studio della lingua, ed a compiere il mio corso di Teologia, e così trovarmi dopo qualche anno al tempo stesso fornito dell’una, e dell’altra per impiegarmi nel profitto delle anime alla maggior gloria di Dio? e non potrei far ciò comodamente impiegandomi ad aiutare in qualche cosa gli alunni del piccolo Seminario fondato da Monsignor Besi? Io per me lo crederei non difficile; ma quanto è facile che io m'inganni, e che il mio desiderio ed amor proprio mi seduca; ed è perciò che io in tutto mi rimetto a Vostra Paternità. Ed in quanto agli altri innumerevoli miei demeriti? Ah! mio Molto Reverendo Padre se questo desiderio viene da Dio, se il Nostro Santo Padre, cui ho raccomandato l’affare, mosso a compassione di me mi ottenga dal Signore questa grazia, saprà ben egli ottenermi altresì tanto di forze da potere, mediante la mia cooperazione, col divino aiuto non esser degenere suo figliuolo.
Finisco per non trattenere più Vostra Paternità occupatissima, le ho esposto il mio pensiero, ed i miei desiderii, tutto ciò che potrei aggiungere forse sarebbe superfluo. Ella ch’è mio Padre, e mio Superiore farà certamente ciò che crederà poter riuscire a maggior gloria di Dio, ed aiuto dell’anima mia.
Intanto baciandole umilmente la mano sono
Di Vostra Paternità Molto Reverenda
Infimo in Cristo Figlio e Suddito
Luigi Maria Sica della Compagnia di Gesù
Dal Collegio 25. luglio 1843.
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Al Molto Reverendo Padre Nostro Generale