Amabilina, Marzio, Palermo, January 23, 1640
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Molto Reverendo in Cristo Padre Nostro
Pax Christi
Vengo con questa mia prima lettera, laquale con molto sentimento, et affetto dell’animo mio mi detta internamente il Signore, a palesare a Vostra Paternità, che in luogo di amorevole Padre tengo, un ardente, e sviscerato desiderio, che havendomi nel secolo efficacemente spronato a lasciare il mondo, et abbracciar la mia madre Compagnia, va tuttavia nella religione crescendo, e rinvigorendo ogni giorno, dimaniera che il volerlo più provare, et esaminare dopo tante pruove, et esami, mi parrebbe voler resistere allo Spirito Santo, e non rispondere a Dio, che si fortemente mi chiama; tanto più ch’io misento una cotal certezza, e speranza di dover ottenere, quanto bramo, e desidero, poiche ardentemente lo bramo, e lo desidero; e dover ricevere dalla sua paterna carità, et amorevolissima gentilezza quella consolatione, dellaquale, toltone il martirio, non posso in questa vita riceverne maggiore, poiche che la Paternità Vostra vuole, e gusta dare ogni consolatione, e contento a’ suoi figliuoli, che instante, e riverentemente la pregano. Io adunque molto desidero di affaticarmi quanto posso nella salute, e conversione dell’anime, e servire al mio Signore nel Giappone, o altra parte dell’Indie spargendo la salute, il sangue, e la vita per amor di quello, che per me tanto prodigamente la sparse.
Il desiderio, che di questo tengo ne è nuovo, poiche il Signore me lo conmunicó per sua bontà ancor secolare; ne ordinario, poiche havendolo conservato, et accresciuto religioso, l’hó gia riconfermato, e stabilito con voto fatto con licenza del mio Padre Spirituale, colquale il tutto ho conferito. Le raggioni poi, che principalmente mi spronano a tanto grande, e nobile risolutione, son le seguenti. Prima perche il Signore mi dà ad’intendere, che per la salute dell’anima mia non sia mezzo, ne più sicuro, ne più facile, ne più a proposito d’andar travagliando per quelle spatiose contrade dell’Indie, dove tante anime per mancamento di aiuto miseramente periscono. 2a perche mi sento un indicibile desiderio di patire qualche cosa per amor del mio Signore, ne mi par cosa degna d’un soldato di Giesù il morire otiosamente in un letto, ma sudando, et affaticando per l’anime venir meno di puro tra
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vaglio in una solitaria spiaggia, ovvero carcerato, brugiato e svenato per amor del mio Iddio. 3a perche questo poco tenpo di vita, che mi resta, voglio spenderlo nella cosa più grata a Dio, et in un impiego si glorioso qual’è la conversione dell’anime. 4a per seguire l’esempio di tanti miei Padri, che in questo honorato mestiere spargono la vita. Queste, et altre sono le raggioni, che nell’animo mio tengono non poca forza, alle quali s’io facessi resistenza, mi parrebbe di resistere alle voci di Dio; tanto più, che io non ho impedimento, che ritener mi possa, ne sono attaccato a cosa che sia bastante a frastornarmi; et il lasciar del tutto la Sicilia, la patria, i parenti, e’ conoscenti non mi caggionano nessuna malagevolezza: in oltre io ho già finito il corso della filosofia, e questo è il mio prim’anno di scuola, che fo’ in Palermo ; egià sono di 22 anni con buona salute, e con forze da poter molto bene travagliare. Adunque Padre nostro, io la supplico, la prego e la scongiuro, (et oh piacesse al Signore che lo potessi far di presenza) per quanto stima la salute, et il bene di questo suo, come che indegno figliuolo, e servo, che non lasci di consolarmi, et adenpiere questo mio ardentissimo, e svisceratissimo desiderio. Aspetto dunque, e stò prontissimo al cenno di Vostra Paternità, alla quale mentre fo’ profondissima riverenza, e mele raccomando a Santi Sacrifitij, finisco.
di Vostra Paternità
Servo indegnissimo nel Signore
Marzio Amabilina
Palermo 23 di Gennaio 1640