Peretti, Giuseppe (1816-1857), Genoa, November 1, 1832
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Molto Reverendo in Cristo Padre Generale
Pax Christi
A Vostra Paternità sì, che recherei per avventura meraviglia il vedere, ch’io poverissimo come sono d’ogni virtù soda, aedisca nulla dimeno di offerirmele prontissimo e risoluto al maggiore dei ministerj, in che possa essere occupato un vero figlio della Compagnia. Sono qui molti mesi, che io le voleva scrivere questa mia, ma ho indugiato sempre, per raccomandare viepiù a Dio l’offerta che le fò di tutto me stesso. E questa si è di pregarla con sincerissimo cuore, che voglia, ove le paja bene nel Signore Iddio, destinarmi a qualsiasi Missione. Certo, ch’Ella si meraviglierà di questa nobilissima dimanda e di questo mio ardito offerirmele; perché forse non avrà mai fin qui avuto di me altre notizie, che di religioso poco buono e meno osservante delle sue regole. Egli è pur troppo vero, e però chiedendogliene ora umilissimo perdono, la supplico di vero cuore a porre in oblio le cose passate onde mi sono altamente pentito. Tuttavia mi par bene, che Vostra Paternità sappia, che nelle molte e varie traversie avvenutemi da tre anni a questa parte e nelle fiere circostanze, in che mi sono trovato, non si è mai punto raffreddato in me un tal desiderio di offerirmele per le missioni, anzi si è da alcuni mesi fatto nel mio cuore così ardente e determinato a segno, che per poco crederei di rendermi in vero colpevole innanzi a Dio, e sconoscente alle sue grazie, se non ne scrivessi candidamente a Vostra Paternità.
Fin da giovinetto, benché educato a tutt’altra fine, ebbi non pur sempre questo desiderio delle missioni senza saper punto cosa si fossero, ma entrai ancora nella Compagnia (dopo aver letto due volte la vita del Venerato Padre Claver) con fermissimo proponimento di chiedere, quando che fosse, d’essere mandato alle Missioni. In tutto questo tempo, che sono nella Compagnia, non trascorsero forse tre giorni interi, in cui io non ci ebbi seriamente pensato in particolar modo leggendo tutte le istorie del Bartoli, e le vite de’ Missionarj, che si trovano nel Patrignani. Le confermo ancora, che in questi ultimi tre anno ho dovuto talvolta sostenere delle tentazioni veramente terribili contra la Vocazione; ma il Buon Dio dopo la battaglia mi rendeva il centuplo onde io scorgeva poi essere pure tentazioni del Demonio, il quale astutissimo si valeva delle avversità succedutemi per tribolarmi, e farmi aver in poco pregio la maggior delle grazie. Da qualche mese a questa parte vivo lietissimo, e par cessata ogni battaglia; con tutto ciò cerco ogni mezzo di rendermi superiore a tutte le umane miserie, mentre sto in pace.
Negli esercizi Spirituali fatti ultimamente sul fine di settembre mi si accese più che mai nel cuore questo desiderio delle Missioni, e riandando di quando in quando col pensare le molte fatiche, e grandi disagi da sostenersi, non si rallenta punto nulla, anzi cresce vie più, e di fa ardente.
Egli è vero, che dal pensarvi solo all’esservi di fatto vi passa grandissima diversità. Non importa, spero tutto dalla grazia ed assistenza speciale di Dio, in lui ho posta tutta la mia speranza.
Posso anche dire a Vostra Paternità, che mi sembra di non aver per niente il cuore attaccato a niuna cosa di questa terra. Non ai parenti, non all’Italia più che a qualsiasi paese o dentro o fuor d’Europa: molto meno poi alle ricchezze, agli onori, ed alla stima degli uomini, onde faccio nessunissimo conto, e di cui mi reputo per assai da più mercé la cognizione vivissima dell’ineffabile fine, e sovr’umano, per cui Iddio m’ha creato dal nulla, ed a cui solo debbo pensare, aspirare ed operare.
Inoltre confidato in Dio di nulla temo, e di nulla mi spavento. Non del lungo navigare, né dei molti pericoli e travagli, che si abbiano a sostenere, né il vitto per quantunque tristo, né il vestir povero, né il costumar di qualsiasi paese, né il freddo, né il caldo, né qualunque altro più grave disagio, che si debba incontrare per la Maggior Gloria di Dio morto per me. questo nessun timore, che le mostro, può esser anche che venga in gran parte dall’esser io stato fin da giovinetto allevato da’ miei piuttosto alla militare, e in modo tale da potermi poi di leggieri adattare a tutti gli incontri d’una vita laboriosa e stentata. Conosco bene le cose del mondo anche per aver molto viaggiato prima d’entrar nella Compagnia, onde negli anni della mia gioventù ho studiato assai poco. Del resto non mi par d’esser privo di qualche talento, e mi riesce anche assai facile il parlare all’improvviso, e non mi manca così facilmente la parola. Sono sempre stato amatissimo della Filosofia, ed ho letti molti libri, che ne trattano, e da venti volte […] creduto senza scusa del Segneri. Tutto per saper rispondere alle Obiezioni che mi si potrebbero fare degli empj, la cui empietà bisogna confondere con sode ragioni.
Nelle cose mecaniche riesco in molte. E se mi toccasse, saprei farla molto bene da cuoco, da infermiere, ed anche alcun poco da Chirurgo e da Medico, e tutto ciò perché sono stato sempre curioso d’intendere e sapere ragione d’ogni cosa, che ho veduto far dagli altri. Sono pratico anche della coltivazione, e quando forse saprei farne per poco tutti gli stromenti, o almeno insegnar a farli bene. Il cavalcare, condur cavalli, nuotare, e simili sono cose apprese fin da giovinetto, quando il padre mi educava alla milizia. Con qualche poco d’esercizio potrò parlare bene il Francese per averlo sempre parlato negli anni giovanili, anche il parlar in latino non mi riesce punto difficile. Se poi io andassi spesso all’ospedale potrei in poco tempo imparar molte cose mercé del genio, che mi ci trasporta. Ho voluto dirle candidamente tutte queste cose, primo perché sappia tutto, quindi perché ho veduto dalle lettere del Nostro Riccadonna essere tutte necessarie per que’ paesi.
Iddio m’ha fornito di molto coraggio e credo anche d’animo generoso, sensibile poi oltre modo all’altrui miserie. Facilmente mi guadagno il cuore dei secolari, particolarmente della gioventù, il cui carattere ho studiato per otto anni. I nostri pochissimo mi conoscono; perchè sono molto alieno dal lungo parlare tranne il puro necessario. Coi Secolari in vece, quando si tratta di poter far loro qualche bene o spirituale o temporale sono tutto impegnato, e starei anche tutto il giorno parlando. Di fatto tutte le avversità avvenutemi in questi ultimi anni ebbero origine dal troppo ardente desiderio, ch’io aveva di piantar bene nel cuore degli scolari il Santo Timor di Dio. Ma da alcuno si prendeva mala parte, e senza punto riflettere alle conseguenze scriveva al Provinciale, dal quale poi si davano ordini severissimi a mio riguardo. Del resto le posso assicurare nel Signore Iddio, che mi è sempre stato sommamente a cuore l’osservanza religiosa, guidato sempre da quel gran principio: Iddio mi vede: Iddio è quello, che mi avrà a giudicare: a Dio solo ho fatto, e rinnovato tante volte il Sacrifizio di tutto me stesso. L’Orazione, e la lezione spirituale, particolarmente le Vite del Patrignani, il meditar il fine dell’uomo, e la Passione di Gesù Cristo è sempre stata l’unica mia consolazione…..
Sono poi assai forte, robusto molto di stomaco, nel trattare, quando voglio, assai attivo, e svelto nelle cose da farsi, di statura ordinaria, di color naturale. Non ho mai avuto ne’ febbri, né altro incommodo, tranne un certo mal di gula cagionatomi dalla vociferazione soverchia, cui ho fatto insegnando a Ferrara, a Reggio, e Modena e ultimamente a Torino come supplente. Ora qui a Genova sono tutto in su la Teologia, a cui nè due anni scorsi non ho mai potuto applicare gran fatto, perchè m’è sempre mancato il tempo, avendo dovuto farla ora da Prefetto, ora da Supplente di modo che non ho mai avuto un solo mese libero: al che vi si aggiungeva anche da mia parte una gran ripugnanza ad un tale studio, la quale […] da alcuni mesi si è volta in altrettanto impegno.
Prima di finire questa mia, le debbo ancora confessare, che d’una sola cosa mi prendo qualche timore, ed è l’imparar la favella di quel Paese a cagion dell’età, in che sono, di 33 anni compiuti. Ma per questo pure ho grandissima fiducia in Dio. Mi pare poi, che per superare una tale difficoltà possa essere un mezzo grandissimo l’aver subito con chi comunicare liberamente e farsi intendere. Dico ciò, se mi toccasse d’esser destinato alla Missione, a cui già si trova il Nostro Riccadonna.
Intanto mi rimetto interamente e di tutto cuore al volere di Vostra Paternità, cui tengo in conto, che quello di Dio. Baciandole quanto posso umilmente le mani, ma Le rassegno col più profondo rispetto, e con la più alta stima Indegnissimo in Cristo figlio
Giuseppe Perotti Della Compagnia Di Gesù
Genova il primo di Novembre
1832
P.S. Non ho mai palesato questo mio desiderio a nessuno. Ne scrissi però al Padre […] tre anni or sono, quando venne quella circolare. Al Confessore l’ho detto più volte, ma non mai determinatamente.
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Genova 1. Novembre 1832. // Fratello Perotti // Petit Missionem // Petit Missionem
Al Molto Reverendo in Cristo Padre // Il Padre Giovanni Roothann // Generale della Compagnia di Gesù // Roma