Canuti, Luigi (1812-1821), Rome, April 9, 1841
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~Provincia Romana – Roma Venerdì Santo 1841.
Padre Luigi Canuti~
Pax Christi
Reverendissimo Padre
Io debbo a Vostra Paternità rendere un qualche conto di me. Sappia adunque Vostra Paternità, che nella prima mia vocazione alla Compagnia ebbi per fine principalissimo le Missioni estere, nelle quali una voce sempre dicevami al cuore, come per ora, dover io sacrificare la vita, oh me beato!, e spargere il sangue per Gesù Cristo.
Fui dunque ammesso, e ricevuto dal Padre Ferrari dopo aver colla divina grazia vinte e superate moltissime difficoltà specialmente domestiche con una pronta, ed occultissima fuga sempre però sospirando le mie dilette missioni. Ma entrato nel Noviziato il mio desiderio rimase alquanto sopito per una nojosa turba di scrupoli, da cui vedeami fieramente assalito, e che furono anche la funesta cagione del poco mio profitto in quel santo luogo, talchè quasi disperava per troppa pusillanimità di poter più mandare ad effetto i santi miei desiderj, e quello che è peggio non ne feci molto co’ Superiori, nè con essi mi consigliai. Finalmente piacque al Signore di farmi aprir gli occhi, e schiuder la lingua. Sentivami ogni dì più nuovi impulsi a domandar le missioni, conobbi la necessità di ascoltar la voce di Dio, che fortemente a ciò m’invitava, e di aprirmi quindi co’ Superiori, e col mio Direttore.
Lo feci; e il farlo, e sentirmi subito nell’animo gran contentezza, eccitamento grande a seguir la virtù, ed a portar la croce di Gesù Cristo, ed a mortificarmi ed a soffrire volentieri, anzi con gaudio, per amor suo qualsiasi avversità, cosa a me prima insolita, ed a cui sentivami ripugnanza, fù un medesimo atto:
Anzi mi sento ora da tai desiderj molto ajutato per camminar la via della perfezione, e della croce. Considerai secondo l’indirizzo del mio direttore meglio la cosa innanzi a Dio, premisi a tal fine, di vie meglio conoscere la volontà del Signore, alcune divozioni, e Novene, nelle quale al lume di Dio proposimi le varie difficoltà da incontrarsi in così arduo ministero cercando di propendere più dalla parte contraria a miei voti; sempre però sentivami al cuore gagliardo impulso per le Missioni. Per la qual cosa non vedendomi appieno contento se non allora che
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che ne avessi fatta a Vostra Paternità la richiesta, perciò secondo il consiglio de’ miei Superiori, e del mio Padre Spirituale prostrato a piedi di Vostra Paternità colle lagrime agli occhi, e coi più vivi sentimenti del [cuore] io Le domando colla presente le sospiratissime estere missioni, especialmente, se mai sarà possibile, del Giappone; e mi offro inoltre assai di buon grado a qualsiasi pruova volessero o la Paternità, od i miei Superiori locali sperimentare la mia vocazione asicurando Vostra Paternità, che quanto più frequenti e più ardue saranno queste pruove, tanto torneranno a me più gradite, avvegnacchè meglio conoscerò in tal guisa la volontà del Signore. Ma, dirà Vostra Paternità, e il capitale per le Missioni dov’è? Oh quì sì che io mi confesso mancante! Se null’altro si richiedesse che sanità potrei senza timore alcuno mettermi colla divina grazia nell’arduo ministero, giacchè e l’ho sempre avuta robusta la Dio mercè, e l’ho tutto vigorosa: ma questo è il meno, ci vuol la scienza, ed in questa mi trovo scarso: ma poichè la cara madre la Compagnia mi ha concesso del tempo da poter rinovare i miei studj, io spero in questo coll’ajuto di Dio d’abilitarmi a sufficienza per le Missioni: anzi se Vostra Paternità credesse opportuno io mi offrirei ad imparar qualche lingua, giacchè avendo facilità di memoria potrei facilmente apprenderla, e massimamente in quest’anno de’ miei studj più disoccupato degli altri.
Ma questo ancora è poco, anzi nulla se non c’è santità. E quì si è dove quasi quasi mi perderei di coraggio pensando al poco, o niun capitale, che mi trova avere di sola virtù! Confido però molto nella bontà del Signore, e chi Egli, che mi ha ispirato tal desiderio, mi darà ancora e grazia e forza da mandarlo felicemente al suo termine [hoc] cepit in me opus bonum ipse perficiet. Quel Signore che ha operate cose grandi per altri, benchè deboli strumenti, le opererà in me, e per me, benchè il più debole e infermo cooperando io fedelmente alle sue grazie – Cristus heri et hodie; talchè, sempre dal divino usato assistito, spero anch’io di dire un giorno, e forse, me ne facesse degno il Signore! porgendo il collo alla
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alla mannaja, che in me dextera Domini fecit virtutem. A tal fine mi raccomando molto a Santi Sacrifizj di Vostra Paternità nell’atto che rinnovandole col più grande ardore le istanze dai piedi del Crocifisso, da cui scrivo le bacio riverentemente le mani; e le chieggo la Santa Benedizione.
Di Vostra Paternità
Devotissimo in Cristo Servo
Padre Canuti Luigi Della Compagnia di Gesù
Dal Collegio Romano il Venerdi Santo 1841
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Collegio Romano – Venerdì Santo 1841. – Padre Canuti // petit missiones.