Tarditi, Luigi Saverio (1809-1874), 1839
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Molto Reverendo in Cristo Padre.
Sono già parecchi anni, che nel mio cuore si è non so come eccitato desiderio vivissimo di essere destinato a qualche missione in paese straniero, ove poter co’ patimenti e colle fatiche risarcire il Signore delle tante offese, che io gli ho fatte. Più e più volte ho discacciato dall’animo mio il pensiero di proferirmi a Vostra Paternità cercando ragioni, che facessero credere a me stesso la mia totale inettitudine a tal ministero; più volte lo credetti effetto de’ miei momentanei fervori, più volte ancora della mia superbia. Nonpertanto mai non sono riuscito a quietare l’anima mia sapendo io bene, che della mia inettitudine a questo o quel ministero non a me sta il portarne giudizio, ma a miei superiori, e temendo grandemente non me ne ritrasse l’orrore alle fatiche, e ai patimenti: E sebbene il Signore di questo desiderio si sia spesso servito per riscuotermi dalle mie tiepidezze, io però mai non ho saputo vincere la mia ripugnanza. Ora perchè l’animo mio abbia pace esporrò a Vostra Paternità le ragioni, che mi dividono in due il cuore, e ne attenderò con tutta rassegnazione il giudizio, che per me sarà non altrimenti, che giudizio di Dio.
La prima difficoltà, la quale mi si oppone, è la poca o niuna virtù mia. Che se questa è la ragione, per cui non vuole Iddio da me questo sacrifizio, io non posso fare altri, che dolermi delle mie passate tiepidezze, e se ‘l male ammette rimedio protestarmi pronto a qualsivoglia prova. Può bene Iddio in poco tempo colla sua misericordia, quanto in molto non mi ha fatto di male la mia freddezza. O padre, io queste cose le dico di cuore, perchè un tale pensiero mi arreca gran dolore, e non poco timore pare che mi farebbe al punto della morte. E nondimeno mi sarò più caro questo dolore, e questo timore, che l’andare colà, e non servire al mio Signore secondo mia vocazione.
La seconda difficoltà nasce dalle doti naturali, di che mi ha fornito la bontà di Dio. Non pochi Padri della Compagnia mi hanno detto, che io sperassi pure dal mio modo di predicare buon successo.
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Checchè ne sia di questo giudizio, certo se io fossi libero e abbandonato a me stesso, che mi eleggerei? Non lo so. poiché dato anche per vero il [coloro] giudizio, se io volessi risolvermi piuttosto alla predicazione quì in Italia, che alle missioni, temerei fortemente di aver preferito non il bene maggiore, o almeno il più sicuro al minore o meno certo, ma gli onori, e gli onesti agi, di cui goderei quì in Italia, alla vita sconosciuta e disagiata in qualche paese barbaro. Ma da tutti questi pensieri e sollecitudini mi libera l’ubbidienza. Decida Vostra Paternità, e io sarò tranquillo.
Voglio ancora confessarle schiettamente la mia debolezza: molto mi spaventano le fatiche e i travagli, a cui andrei incontro, e ad abbandonare l’Italia sento non poco rincrescimento tal che io temo, che queste due cagioni mi abbiano stolto dal parlarne a Vostra Paternità per l’addietro. E quando il padre spirituale nello scorso gennaio mi disse di differire fino a questo giorno, io mi sentii soprafatto da gran timore, e poco mancò, che non ne deponessi affatto ogni pensiero, ma non sono mai mancati gli stimoli alla mia coscienza, e non cessò mai il mio cuore dal rimproverarmi quasi che io dovessi fare e patire quelle cose, e non anzi la grazia di Dio con me, tanto che, se io non mi [sponessi] a Vostra Paternità mi parebbe di commettere grave ingratitudine contro il mio Dio, e demeritarmi ogni sua grazia e favore. Qualora adunque paia a Vostra Paternità di ammettere la mia domanda, io intendo porgergliela con tutto l’affetto del mio cuore; che se la gloria di Dio e ‘l bene dell’anima suggerirà a Vostra Paternità qualche altro consiglio e partito, eccomi prontissimo a ricevere da lei sì l’una come l’altra risposta. Ho preferito di scriverle, perchè così mi pareva più facile e sicuro l’esporre i miei sentimenti. Mi raccomando a’ suoi Santi Sacrifici.
Questo dì della Pentecoste –
Di Vostra Paternità
Infimo in Cristo Servo
Luigi Saverio Tarditi Societatis Jesu
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Al Molto Reverendo Padre Genera[le]