Guagliata, Giuseppe Ignazio, Palermo, December 30, 1839

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312

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Molto Reverendo in Cristo Padre

Pax Christi

Quante lagrime abbia io sparse, mio rispettabile Padre, Dio solo lo sa, il quale me ne ha somministrate in questi giorni validissime cagioni; perciocchè da un lato sento dal mio Reverendo Padre Provinciale che Vostra Paternità non si è dimentica di me nelle prossime spedizioni di vangelici operai alla vigna del Signore; dall’altro lato so quanta messe si prepara in ogni parte del mondo che aspetta la falce ed invita i mietitori. Deh, esclamo io a piedi del mio Gesù Crocifisso, deh quante anime sospirano l’avventurato momento di lavarsi nelle acque salutari del Battesimo, d’incorporarsi con la santa Chiesa, di entrare a parte della copiosissima redenzion vostra, o mio Dio! Poveri popoli! Ah perchè son così pochi, mio Gesù, i vostri ministri, i missionari che li coltivino! Mandate voi, Gesù caro, chi cooperi alla stessa opera che veniste ad eseguire quì in terra: deh! se è salvazione di quelle anime, annoverate, vi prego caldamente, annoverate anche me tra i vostri servi evangelici…! Questi ed altri simili sono, mio Reverendo Padre, gli affetti che io sfogo col mio Gesù e nella orazione e nel sagrifizio della santa Messa, che a tal uopo molte fiate ho applicato. Ma oh Dio del mio cuore! Son io poi degno di un sì sublime ministero? Ecco l’altro non men valido motivo del mio pianto, che col suo amaro rattempera il dolce delle prime lagrime…

Io però non diffido punto: spero anzi in Dio, il quale mi darà certo la grazia di santificar prima me stesso e poi quegli altri miei fratelli, a cui egli m’invierà per mezzo di Vostra Paternità: già mi affretto al termine del quarto anno di teologia, e mille anni mi pare ogni stante per la brama che ho di sentire dalla Paternità Vostra quel tanto da me desiato Andatea fra gl’idolatri, fra i turchi, fra gli scismatici ad annunziar Gesù Crocifisso. Ah! che stando fitto in mia mente questo pensiere, sempre più forte sento farmisi in petto il coraggio di versare tutto il mio sangue per Dio, e vo ripetendo quelle memorande parole che Monsignor Pompallier vescovo di Maronea scrisse al signor Colin dal Valparaiso nel luglio 1837: „Gesù Cristo ha pur data la vita per salvare le anime; e fia

//

che un cristiano paventi di esporre la sua per salvar le anime de’ suoi fratelli, quando comprendo il prezzo ch’egli stesso è costato al suo Dio?„

Laonde prego Vostra Paternità con le lagrime agli occhi e con l’anima in su le labbra ad appagare al fine i miei accesissimi desiderî, se li conosce conformi al santissimo volere di Dio Signore nostro. Oh fosse questa l’ultima lettera di preghiera! Oh come esulterei di giubilo e mi reputerei felice per sempre, se sentissi in risposta un sìb risoluto e decisivo della Vostra Paternità!... Lo imploro!... lo spero!...

Ai suoi santi sagrifizi molto mi raccomando, e non cesserò di dichiararmi

Della Vostra Paternità Molto Reverenda

Il Molto Reverendo in Cristo Padre

Padre Giovanni Roothaan

Generale Preposito della

Compagnia di Gesù

Roma

Infimo Servo e figlio in Gesù Cristo

Giuseppe Ignazio Guagliata

Palermo 30. dicembre 1839.

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Palermo 30 Decembre 1839. – Padre Guagliata // Con che sentimenti abbia ricevuta la promessa // di essere mandato in Missione.

Al Molto Reverendo in Cristo Padre // Il Padre Giovanni Roothaan Preposito // Generale della Compagnia di Gesù // Roma

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Citation

“Guagliata, Giuseppe Ignazio, Palermo, December 30, 1839,” ARSI, AIT 1, 312, Digital Indipetae Database, accessed November 22, 2024, https://indipetae.bc.edu/items/show/2346. Transcribed by EF.