Taparelli, Luigi (1793-1862), Palermo, January 14, 1835
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~Provincia Romana - Palermo, 14 Gennaio 1835
Padre Luigi Taparelli~
Molto Reverendo in Cristo Padre Nostro
Pax Christi
Il Padre Preposito di questa Casa Professa mi fece l’altro giorno dei ringraziamenti per parte di Vostra Paternità per quelle poche esortazioni che feci ai Padri di terza probazione. Quest’atto di paterna amorevolezza mi confuse da un canto, giacchè tocca a me, Padre mio, di ringraziare e la Paternità Vostra e questi miei immediati Superiori ogni qual volta mi impiegano in qualche cosa e mi tolgono così la confusione d’essere membro gravoso non che inutile di questa Santa Compagnia benedetta; assuefacendomi anche a questi ministerii sì consolanti che per l’addietro non avea quasi mai assaggiato. Mi fu peraltro di molta consolazione mostrandomi la buona memoria ch’Ella serba di ciascuno dei Suoi, e mi parve un tacito rimprovero di non averle scritto da lungo tempo; per cui mi animai a dirle due parole che vò ruminando fin da quando ci pervenne l’Enciclica Sulle Missioni.
A dir il vero il mio unico desiderio è che l’Obbedienza disponga di me in tutto e per tutto a suo pienissimo arbitrio. Ma sapendo che i Superiori della Compagnia cum magna reverentia disponunt dei loro sudditi, e che d’ordinario nessuno si manda alle Missioni se non lo chiede, mi fo coraggio a rammentarle ciò che chiesi già da gran tempo e alla Paternità Vostra e al di Lui antecessore nel 1817. Se dovessi intraprendere la carriera di Missionario colle mie sole forze avrei certo di che scoraggiarmi; ma quando mi ci spedisse Dio stesso per mezzo dei Superiori sentirei molta fidanza, giacchè ho sperimentato in mille incontri giornalieri che Iddio mai non mi manca e fo quello di che mi crederei per ogni verso incapace sì per inabilità ai ministeri sì per fiacchezza di corpo. E in questo proposito debbo anche aggiugnere che i miei incomodi (tranne il vitto nel quale però Dio m’ajuterebbe) soffrono assai più la vita sedentaria che la strapazzata. Il grande ostacolo è la fiacchezza non del corpo ma della virtù; a questo pur troppo non ho altra risposta che la speranza che sento d’essere da Dio toccato col carbone d’Isaia se mai Egli si degnasse dirmi il quis ibit nobis; ed aggiungerò pure che misero qual mi sono, sempre trovai Dio pronto a soccorrermi, appunto, cred’io, perchè egli mi mandò, non avendo io mai chiesto nulla. Se chiedo questa volta lo fo solo per mettermi più pienamente ad arbitrio dei Superiori, persuaso che se non chiedessi, ancorchè Eglino d’altronde lo bramassero mai non s’indurrebbero a mandarmi.
Eccomi dunque nelle mani di Vostra Paternità: le lingue mi costerebbero forse meno che ad altri; di pittura e di musica mi manca più l’esercizio che la teoria; se fossi avvisato in tempo m’ingegnerei anche d’acquistare un po’ di Medicina che parmi non molto difficile (almeno come la fanno tanti e tanti che ammazzano i Cristiani). E se altro studio occorresse mi ingegnerei al possibile onde soccorrere a quelle tante anime che si perdono, anche facendo il cuoco o l’Infermiere, giacchè anche di questi vanno chiedendo i nostri missionarii.
Parecchi di questi giovani m’hanno chiesto ch’io scrivessi a Vostra Paternità per la loro vocazione alle Missioni; ma non trovo in tutti quello che Vostra Paternità ricerca, sebbene forse a tutti potrebbe giovare il distaccarsi davvero dalle cotte della Mamma. Quelli dei quali credo poterle scrivere sono i Maestri Aloisio, Gallo (se ricupera la sanità; ma ne temo) e forse Lombardo. Ho eseguita la commissione.
La ringrazio assai del Diertins che ho adoprato anche coi Padri Terziarii.
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Mi raccomando assai alle orazioni e Santi Sacrifici di Vostra Paternità e di tutto i [Padri Affett. Segret.] ecceteraeccetera e a tutti auguro buon proseguimento, giacchè ommisi il buon capo d’anno; e mi dico con profondo ossequio figliale, e con molta riconoscenza alla paterna sua memoria
di Vostra Paternità molto Reverenda
~Palermo 14. Gennaio 1835
Padre Taparelli
Chiede Missioni~
Indegnissimo Figlio e Servo in Cristo
Luigi Taparelli -
Palermo 14. 1835
~R. 14. Febraio
Sic. 147~
Al Molto Reverendo in Cristo Padre Nostro
il Padre Gioanni Roothaan Preposito Generale
della Compagnia di Gesù
al Gesù
Roma