Ferrari, Domenico (1815-1836) , Rome, May 25, 1828
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Molto Reverendo in Cristo Padre Nostro
Dopo molte, e molte volte che io mi sono sentito mosso interamente ad umiliarle la presente carta, finalmente in quest'anno nella testè passata Novena dello Spirito Santo (viste le opposizioni, che le mie imperfezioni, e grandissimi difetti mi facevano, per cui parevami di sognare quando pensava a mettere in carta questi miei sentimenti) mi sono determinato a consegnargliela --. Sono più di vent'anni ch'io ardo nel mio cuore del santo desiderio di dare la mia vita per la santa fede di Gesù Cristo sembrandomi, che sia questo l'unico compenso che dar possa al Signore per il tutto ch'Egli ha fatto per me, tanto più che a lavare le macchie antiche ebbi un secondo battesimo entrando in Religione, ma a lavare quelle che ho incorso nella terra dei Santi, e le reliquie delle antiche non ci vuole che un terzo battesimo: e questo desiderio nato in me ancora bambino crebbe col crescere degli anni, e per misericordia di quel Dio, che in charitate perpetua dilexit me, et attraxit me miseros, si mantenne vivo anche quando correva nel secolo vie difficili, ed in esse mi stancava; anzi allora più che mai mi si faceva di tratto in tratto sentire con maggior veemenza. A tal fine entrai con sommo piacere in Religione, dove mi figurava che non mi sarebbe stato un giorno malagevole il trovarmi aperta la porta di quella felicità, che di tutto cuore desidero. A ciò hanno sempre mirato e prima, e dopo le mie orazioni, e penitenze, e mirano adesso i miei Sacrifizii, e quanto di bene posso fare, o di male toccami sopportare, così che questo pensiero solo basta a dileguare dalla mia mente qualunque stolta idea, e farmi intraprendere atti generosi, parendomi ognora sentirmi a dire nelle circostanze in cui il senso ripugna, "ricordati della tua vocazione" --. Tenni meco questo vivo desiderio chiuso nel cuore per lungo tempo, finchè immaginandomi, che nella Missione di Sardegna potesse trovarsi di che soddisfarlo per la vicinanza degli infedeli dell'Africa cui scuoprii al Padre Provinciale, e chiesi d'essere colà mandato. Dopo due anni in circa aveva egli stabilito d'esaudirmi, ma per mia colpa, o dirò meglio per occulta disposizione del Cielo non ebbe luogo la destinazione, ed invece si disposero le cose in modo, che due altri anni dappoi veniva contro ogni mia aspettazione innalzato al Sacerdozio, quasi certo per altro di doverlo essere in quell'anno per la [...] confidenza ch'ho sempre avuta nel Novena a San Saverio dei 4. di Marzo, nella quale domandai, e feci domandare tanta grazia--. Nel punto per tanto di farmi Sacerdote eccomi una destinazione non più domandata per la Sardegna, e me ne rallegrai ringraziandone il Signore, e cresceva il piacere l'aver inteso che nella non lunga navigazione correva in quel tempo qualche pericolo dai non lontani barbari: se non che appena ebbi l'ordine di partire, che l'altro ricevetti di non più colà recarmi, il qual ordine in verità confesso, che fummi di non poca afflizione per tutte le circostanze che l'accompagnarono. sebene da me dissimulata, e solo provai qualche piacere, perchè così mi si toglieva il peso di badare agli altri, e volentieri ne godo di presente in certo modo, giacchè me n'è venuta occasione di acquistare alcune cognizioni che non aveva --. Ora però avendo fin dal principio dell'anno sentito correre per l'aria certe voci di missioni straniere, o vere o false ch'elle si fossero, tutto mi sono fatto a considerare, se dovessi, o no esternarmi con Vostra Paternità. Prevalse il sì. Sono miserabile su tutti i punti, ma pure nella mia miseria sento animarmi di nuovo zelo, fervore, ed accesissimo desiderio. Padre mio io non le ho mai palesati questi miei sentimenti, queste miei brame: giusto è ch'Ella le conosca. Sappia adunque che sono grandi, che sono antiche, che sono meditate, che sono coltivate, e che ho mille motivi da crederle non semplici voglie, o riscaldamenti, mentre molte volte, e da secolare ancora, nel meditare la grandezza del dono che domando, ed al pensare non che al martirio, ma alle altre tribolazioni di corpo, e di spirito, che, necessariamente devono accompagnare chi metter si vuole in un simil cammino horret caro, ma non l'animo, ed allora più m'accendo, e m'offro a Gesù per testimonio di sua fede. Nulla mi spaventa nè viaggi, nè uomini barbari, nè lingue difficili, nè altro che siasi, perchè tutto mi confido in Dio che m'ha piantata nel cuore da sì gran tempo questa vivissima brama: in Lui, e nella Santissima Madre nostra Maria riposo tranquillo, anzi perchè ho letto nelle vite dei nostri missionarii, e martiri, che in quel punto giova molto il considerare d'averlo desiderato assai, spesso mi fo col pensiero sopra di ciò che di più sinistro possa succedere --. Sembrerà una pazzia il pretendere d'imbarcarmi in affari si ardui, e così pure sembrerebbe a me, se tal affare avesse ad essere negozio dell'uomo: oltre di che abbiamo tanti esempii dei nostri fra i quali alcuni e deboli, e da poco, e pure sì fermi per lo spirito, da cui erano animati, che arrivarono al conseguimento di simili santi desiderii --. Basta: ecco, o Padre, ora sa quale cosa m'abbia in petto, e provo gusto nell'avergliela manifestata anche per questo solo, affine cioè, che qualora venisse (ciò che non sia se non tardi assai) il momento, in cui Ella prima della mia morte n'andasse al Cielo possa da quel beato Regno ottenermi una tanto bramata grazia --. Queste cose ho scritte, meditate, e poi lasciate riposare lungo tempo raccomandandole al Signore, ed ora a Vostra Paternità le presento. Faccia dunque Ella, e per lei Dio quello che di me, ed in me a suo tempo sarà per essere di maggior gloria di Sua Divina Maestà. Solo aggiungerò, che trovandomi io in questa beata Compagnia, e mantenendomivi Iddio contro ogni mia speranza, perchè mi sono sempre creduto finora meritevole d'esserne cacciato, penso che sia maggior utilità alla nostra Religione, ch'io non vada lontanissimo da questi paesi, essendo che in qualunque luogo non solo d'Italia, ma sto per dire d'Europa ancora m'abbia a trovare co un tal quale impiego il quale mi porti a trattare coi prossimi, presto si saprà ch'io mi sia, o almeno sia stato, e qual [...] si nascondi sotto la veste che porto, giacchè troppo mi sono fatto nel secolo conoscere per la rea vita, e s'Ella vuole sapere le mie vie per comprendere la quasi necessità di allontanarmi non ha a far altro che farsi leggere la predica del Giudizio del Padre [...]: ivi è il mio ritratto a pennello. Non ho esaggerato, perchè tale veramente io fui. E pure il cuore mi si fa più grande: non è già ch'io pensava di far cose sublimi: no, no: ma almeno in tali missioni con maggiori fatiche, con più stenti, con minori pericoli di vanità, e spero con maggior frutto in qualità di semplice compagno d'alcun fervente missionario potrò meglio eseguire qualche ministero. Così non avendo a rimproverarmi di aver taciuto, mi rimetto di nuovo a Lei, e fiat in me, super me, et circa me semper voluntas Dei.
Di Vostra Paternità Reverenda
Umilissimo, Obbedientissimo, ed Infimo in Cristo Servo
Domenico Ferrari della Compagnia di Gesù
Dal Collegio Romano li 25. Maggio 1828.
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Collegio Romano // 25 Maggio 1828. // Padre Ferrari // Rationem reddit spiritus sui // et enixe petit Missiones // exteras.
Al Molto Reverendo Padre Nostro in Cristo // Il Padre Luigi Fortis Preposito Generale della // Compagnia di Gesù // Al Gesù