Pacelli, Paolo (1812-1850), Rome, July 4, 1844
Sender
Year
Month
Day
From (City)
From (Institution)
To
Recipient
Anterior Desire
Destination(s)
Other Names
Left for mission lands
Language of the Letter
Links
Notes
Archive
Folder
Number
Transcription
Molto Reverendo Padre,
Mi permetta, mio Molto Reverendo Padre, di aprirle il mio cuore con questa lettera, come tante volte ho desiderato fare ardentemente.
Il motivo che mi ha spinto ad abbracciare questa benedetta Compagnia di Gesù è stato certamente quello di consecrarmi interamente alle missioni sì perché i Padri di essa vi si sono applicati sempre, sì perché queste apostoliche spedizioni sono state e sono prosperate dal Signore Iddio in un modo speciale nella nostra Compagnia. Sono oramai passati tredici anni, da che nutro questo accesissimo desiderio, e ne’ cinque anni di magistero specialmente, e in questo anno non corre quasi giorno, che non vi pensi: né questo solo, ma raccomando spesso l’affare al Signore nelle mie orazioni, e in esse mi sento sopraffare da tale e tanta consolazione che alle volte piango, e mi lagno col Signore perché tanto differisca l’adempimento de’ miei voti, e nello scrivere questa stessa Dios a quello che sento nel mio cuore.
Conosco veramente che in me la virtù è scarsa assai e poco ho corrisposto alle grazie grandissime che il misericordiosissimo Iddio mi ha compartito, ma il desiderio della perfezione, che per grazia del Signor sento in me grande assai, mi farà camminare a passi accelerati nel cammino della virtù, e la grazia delle missioni sarà uno stimolo che mi spronerà a battere le vie del Signore fino alla morte.
Mio caro Padre, i peccati che ho commesso nel secolo sono stati molti, ho bisogno di patir molto faticando nella vigna del Padre celeste per riscattare i debiti contratti colla divina giustizia.
Io ho studiato nella Compagnia due anni la Rettorica, e tre la Filosofia, nel terzo anno fui mandato al convitto, ove m’esercitai molto nella pazienza, ma poco nello studio, perciò l’esame del terzo anno riuscì malamente. Quanto mi dispiacesse è facile ad intendersi, e tanto più, quanto io credeva allora fosse questo un’impedimento per l’esecuzione de’ miei desideri. Iddio ha volute così e sia sempre Benedetto, ha così umiliato un poco la mia superbia, e questo è anche un bene grandissimo. Ho fatto cinque anni la scuola incominciando dall’infima fino alla Rettorica. Nell’anno scorso studiai per due mesi la teologia morale, poi fui mandato a Spoleto, e questo anno di nuovo ho ripreso a studiare la Teologia morale. Se Vostra Paternità mi volesse concedere la grazia della missione di […] alla quale mi sento chiamato, io potrei prepararmi all’esame di tutta la teologia morale, ed ordinarmi sacerdote, e qui o altrove. La mia età è di trentadue anni compiti, della Compagnia tredici. Io rassegnato mi rimetto interamente al giudizio di Vostra Paternità a cui lascio decider se questa sia o no chiamata del Signore, e se quando entrai nella Compagnia entrai per andare alle missioni, ora so, che vivo nella medesima solamente per ubbidire. Intendo più che sufficientemente la lingua spagnola, e vo parlando con qualche facilità ma ho bisogno d’un poco d’esercizio non interrotto; conosco anche il francese, e mi sono esercitato nell’inglese con profitto. Ho qualche buona disposizione per predicare, e mi sono impiegato nel tempo del magistero, e questo anno per le piazze, nel carcere dando gli esercizi, e all’oratorio della Scala in Trastevere facendo con altri nostri in giro il mese di Maria. Della mia sanità non dirò, che non s’è male, ma sì che va molto bene.
Finisco, mio Molto Reverendo Padre, ricordandole avere io inteso molte volte da padre gravi, e da altri nostri, che Vostra Paternità manda alle missioni i volontari, e di quanti hanno chiesta questa grazia (mi hanno detto) non esservene alcuno, che non sia stato o presto o tardi esaudito. Oh caro mio Padre sarò io il primo?... Ah! se questa volta per i miei peccati non otterrò la grazia, la prego per amor di Gesù Cristo ch’è morto in Croce per l’anima di tutto quanto il mondo, a ricordarsi almeno di me alla fine di questo altro anno scolastico, o prima, come più le piaceria. Mi raccomando ardentemente a Maria Santissima, e a Sant’Ignazio, come fo io alla meglio spesso per Vostra Reverenza e per tutte le nostre missioni, e col dovuto rispetto baciando la sacra mano mi protesto
Suo infimo, ed ubidientissimo Figlio
Paolo Pacelli S.J.
Roma 14 Luglio 1844
P.S. La risposta, se così le piaccia, la potrà dare
al Reverendo nostro Padre Rettore, quando viene
da Vostra Paternità.