Gallo, Camillo (1806-1886), Palermo, February 13, 1834

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147

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Molto reverendo in Cristo padre

Pax Christi

Un indegno figlio della compagnia di Gesù prega vostra paternità a volerlo esaudire in una cosa, che non è già di suo semplice piacere e genio; ma, come a lui pare, di volontà precisa a quel soavissimo Padrone de’ cuori umani il quale sa muoverli, anche contro loro voglia, ad imprese di suo puro servizio. Confesso o caro padre che la mia inchiesta fatta buona, mi costerà qualche grave sacrifizio; m’è non pertanto forza arrendermi una volta alle tante spinte del divino Beneplacito. Sarà, credo, questo per me il primo taglio generoso apportatore di salute.

Sin dalla mia fanciullezza si compiacque il Signore chiamarmi alla coltura di quella parte della sua vigna quanto più bisognosa, tanto più abbandonata. Come seppi la prima volta quel detto del Redentore “Messis quidem multa, operarii autem pauci”, tra me e me risposi al mio Dio, invidiando l’altrui sorte, “Ecce ego mitte me”. E fu per questo principalmente che, invitato dallo stesso misericordioso Signore di mezzo ai miei peccati ad una vita religiosa, trascelsi io la Compagnia nostra carissima madre, la quale amava io sempre, anche prima di vederne cogli occhi i figli e d’osservarne da vicino le imprese, perché sempre avea inteso raccontare le gran fatiche da essa sostenute e che tuttora sosteneva a pro del mondo. Io dunque mi feci gesuita, e l’ho giurato sempre al mio Dio, onde abbracciare l’appostolica vita. Un tal giuramento non ho perduto mai di vista; ed ho sempre anelato a mandarlo ad effetto. Or pare il tempo; e vorrei non dico correre ma volare ad impiegarmi alla salute di tante povere anime cieche e perdute. Sono io pronto, caro padre, ad interrompere il corso teologico, a rinunziare agli studi, a farla da fratel catechista: io dico davvero, mi creda. Che so io qua neghittoso ad apprender scienze, mentre tante anime al presente muojono senza saper di Gesù Cristo? Me lo permetta dunque, o caro mio padre. Io mi sento, la Dio merce, pronto in qualunque barbara parte del mondo; non temo la morte più crudele, il di lei fiero aspetto mi allegra, perché lo riconosco come mezzo a lavare l’immonda mia anima col mio proprio sangue.

Ho io, secondo gli ordini di vostra paternità, conferito a lunga la cosa con Dio nell’orazione; la ho anche trattata col mio padre spirituale, il mandatoci da Dio il padre Taparelli, e mi sono vieppiù accertato del divino beneplacito. Son dunque sicuro in Dio che avrà favorevolmente rescritto. sono

Di vostra paternità

Il molto reverendo in Cristo padre nostro il padre Giovanni Roothaan

della

Compagnia di Gesù Preposito generale

L’indegno in Cristo figlii

Camillo Gallo della Compagnia di Gesù

Palermo li 13 febbraio 1834.

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Palermo 13. Febbraio 1834. // Fratello Gallo // Petit Missiones

Al Molto reverendo in Cristo Padre nostro // Il reverendo Padre Giovanni Roothaan // della // Compagnia di Gesù Preposito Generale // Roma

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Citation

“Gallo, Camillo (1806-1886), Palermo, February 13, 1834,” ARSI, AIT 1, 147, Digital Indipetae Database, accessed September 19, 2024, https://indipetae.bc.edu/items/show/2516. Transcribed by MR.