di Maria, Francesco Giuseppe (1808-1871), Naples, December 27, 1833
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Pax Christi
Molto Reverendo Padre
Giacchè piacque alla Divina Clemenza riaprir in parte alla nostra minima Compagnia tra stranieri popoli quel campo, che inaffiato un dì dà sudori, e dal sangue di tant’illustri antenati nostri figli gloriosi del Santo Padre Ignazio sì copiosa messe produsse agli Operai del Signore, e di tanti novelli figli se madre la sposa di Gesù Cristo Signor nostro la Santa Chiesa; e giacchè sembra, che Iddio a gastigo degli empi, e a loro crepacuore voglia la nostra Compagnia tanto più si propaghi, e fruttifichi, quanto maggior degl’increduli vediamo a dì nostri esser gli sforzi per abbatterla del tutto, e distruggerla; mi fo cuore, e vengo non senza somma confusione della mia dirò quasi temerità a chiedere a Vostra Paternità Molto Reverenda, che le piaccia ascrivermi tra gli aspiranti a sì felice, e gloriosa impresa, qual’è il recarsi a portar la luce dell’Evangelo a barbari, e stranieri popoli.
Non so, se le sia pervenut’alle mani un’altra mia richiesta fatta fin dache costì in Collegio Romano mi tratteneva nello studiar la Filosofia. Del resto le andrò qui accennando quelle ragioni, che a ciò chiedere più particolarmente mi spingono.
Primamente adunque, dacchè posi piede in Compagnia, mercè della Bontà ineffabile dal nostro amatissimo Iddio ho sempre in cuor mio sperimentato un ardente desiderio di guadagnar anime a Gesù Cristo nell’apostolato, nè per Divina Misericordia da me tale desiderio dipartissi giammai: Ma per confessarle ingenuamente il varo, le mie mire eran dirette solo alla santificazione di questo nostro regno di Napoli, e ciò molto più, quando mi giunse la prima volta all’orecchio, che le nostre Calabrie in particolare si trovano in somma necessità d’esser illuminate da’ ministri del Santuario, perché escan da quella crassa ignoranza delle Divine cose, che sola è l’origine d’ogni loro sventura. Ponendo però mente alla gioventù di questa nostra Provincia, che grazie a Dio dà somme speranze, che di essa un dì uscir dovranno de’ fervorosi Operaj, i quali meglio assai, che io occupar si potranno a santificar il nostro regno, ho risulto di tutt’offrirmi a Dio per le missioni straniere, giacchè e per quelle nuovi Operai si chieggono, ed ho ferma speranza, che in que’ popoli non cadrà a vuoto la semenza della Divina parola.
Che più? Quella vita, che già pregava Iddio sovente mi desse grazia di darla per la sua maggior gloria, e salute de’ prossimi, andrò a spenderla in vece delle nostre nelle a noi più rimote contrade tra que’ popoli abbandonati. La sola speranza di darla in testimonianza della Fede, o la certezza di spenderla in mezzo a continui, e maggiori travagli mi fa sommamente desiderare quelle missioni, di cui non sarà fatto degno forse da Dio per la mia passata ingratitudine; sebbene confido ne’ meriti di Gesù Cristo, e di Maria Santissima, e dell’Apostolo San Francesco Saverio di ottener si segnalato favore.
Ma mi dirà Vostra Paternità Molto Reverenda il vostro desiderio è ottimo; ma la sanità potrà poi reggere a’ travagli? i talenti vostri sono essi più che sufficienti? Le necessarie virtù le avete voi? come si è profittato nella propria totale annegazione? In quanto alle virtù confesso non averle nè in quel numero, nè in quel grado, che necessariamente si richiede in chi vuole applicarsi alle straniere Missioni; e ciò mi sgoment’alquanto; nulla di meno e una somma confidenza in Dio, ed una ferma risoluzione di attendere all’acquisto delle virtù si fattamente in avvenire, che compensar possa la perdita di quegli otto anni e mesi, dacchè milito sotto le insegne di Gesù Cristo nella Compagnia, mi hanno sciolto l’animo da ogni temenza, e pusillanimità. Della sanità poi, e de’ talenti potrà prenderne informazione più sicura da chi crede più opportuno.
Spero assai, che Iddio voglia secondar il mio desiderio, e perché di tal favore mi renda io degno, la prego a raccomandarmi nelle sue Orazioni, e nei suoi Santissimi Sacrifizi, con che fnisco, e sono
Di Vostra Paternità Molto Reverenda
Suo Imulissimo Servo, e Figlio in Christo
Francesco di Maria
Della Compagnia di Gesù Scolastico.
Napoli il dì 27 Decembre – 1833.