Ravalli, Antonio (1812-1884), Voghera, April 17, 1840

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17

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332

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Molto Reverendo in Cristo Padre

Padre, io vinco finalmente quel timore che m’ha finora trattenuto dall’ avanzarle una mia, e spero che dalla Paternità Vostra sarà la presente benignamente accolta e compatita. Sono varii mesi che mi sento al cuore un desiderio di scriverle e d’offerirmi a Lei per qualche Missione, e un tal desiderio va in me sempre più accendendosi di giorno in giorno. Le protesto sinceramente che una tal brama non è proveniente da nessun malcontento ch’io m’abbia de’ miei Superiori o degli uffizj, o del Collegio in cui mi trovo, che anzi provo per tutto questo molta deferenza; ma solo dalla voglia d’esser più giovevole al prossimo ed a me stesso nella strada del Signore. Ben vedo che fra tanti che anelano a tal fortuna non sarò per avventura appagato nella mia brama per esser io meschino in tutto; pure non voglio mancare di manifestarmi a Vostra Paternità, la quale, se al Signore sarà in piacere, confido che ancor di me si vorrà ricordare.

Io mi sono consigliato col mio Padre Rettore e col Padre Spirituale, i quali concordemente mi hanno detto che nello scriverle ponessi inanzi alla Paternità Vostra le difficoltà ed i commodi che avrei per andar a qualche Missione. Ben ripensando sulle difficoltà, mi pare di non aver altro che un poco d’attacco ai Parenti, d’aver scarsezza d’ingegno, e la maggior è quella dell’aver pochissima virtù. Sono da 13. anni che sono nella Compagnia, e per mia confusione sono quale sono entrato. Spero però nell’ajuto del Signore ch’Egli mi darà e forza da superar ogni affetto ai Parenti e virtù sufficiente a tant’impresa. In quanto poi ai commodi che mi favorirebbono, io non posso dirle altro che la Paternità Vostra osservi in questo quadro di me stesso che quì le soggiungerò, se essi vi siano, e se almeno io possa aver speranza d’acquistarli. Io non sono nè dotto in belle lettere, nè in Teologia, nè in altro; ma mi pare di capire le cose con non tanta difficoltà. Solo mi trovo aver un poco d’abilità per qualsiasi ramo di scienza naturale e provo facilità nell’apprendere le cose che a ciò appartengono. Conosco un poco l’architettura ed ho qualche cognizione di medicina e di anatomia. Conosco altresì gran parte dell’arti meccaniche, non per esercitarle poichè a questo non mi varrebbero le forze, ma sarei, credo, capace d’indirizzare altri all’uso di esse. Potrebbe forse questo servire qualche picciol cosa al mio intento. La mia salute è stata gran tempo infermiccia; ma corre il quarto

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anno ch’essa è ristabilita. Non mi dà gran fatto fastidio una vita strappazzata, giacchè vi sono avvezzo in gran parte. Il mio naturale mi par piuttosto dolce. Non provo difficoltà nell’ubbidire, e nel lasciarmi regolar dagli altri. Del resto sono purtroppo pieno di superbia, di vanità e d’attacco a queste cose della terra: insomma sono affatto mancante di quelle virtù che richiederebbero tanti anni di Religione.

Eccole, Padre, tutto me stesso. Se il Signore per mezzo suo mi chiama, ecce ego: mitte me. Bramerei solo, che la fortuna mia fosse d’esser inviato in una Missione in cui avessi qualche cosa a soffrire, cioè in una missione che fosse solo avviata, e che fosse vicina a qualche nostro Padre per mio ajuto e profitto spirituale. Se fosse a me lasciata la scelta, preferirei quella del Libano, poichè ivi oltre all’esservi di che fare e di che patire ben bene, vi sono tanti oggetti che si leggono nelle sacre Carte, e tante memorie di Gesù, le quali cose tutte mi sarebbero di molto giovamento. Creda, Padre, che le parlo sinceramente, e pensatamente, e non per una inconsideratezza di subitaneo fervore.

 Se pur fosse, che Vostra Paternità avesse a volgere gli occhi anche su di me, la pregherei a compiacersi d’indicarmi a qual ramo di scienze fisiche potrei applicarmi più di proposito onde abilitarmi a qualche cosa per la Missione.

 Fra tante lettere che l’assedieranno di tanti fervorosi Padri e Fratelli, non lasci, la scongiuro, negletta questa mia, benchè proveniente da un cuore tiepido e meschino. E giacchè spero che non le sarà discara la confidenza filiale con cui le scrivo, oso presentare a Vostra Paternità, se questa mia avrà qualche effetto, cinquanta ed anche più Messe secondo la di Lei intenzione.

 Mi perdoni la troppa libertà con cui le scrivo, e chiedendola della Santa sua benedizione mi protesto.

Di Vostra Paternità

Infimo in Cristo Servo

Antonio Ravalli Societatis Iesu
Voghera 17. Aprile 1840.

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Voghera 17 Aprile 1840. -- Padre Ravalli Antonio // 1. petit missiones, praecipue Montis Liban // 2. Domanda a che scienza debba applicar[si]

Soli //Al Molto Reverendo in Cristo Padre // Il Padre Giovanni Roothaan della Compagnia // di Gesù Preposito Generale // Roma

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“Ravalli, Antonio (1812-1884), Voghera, April 17, 1840,” ARSI, AIT 1, 332, Digital Indipetae Database, accessed September 19, 2024, https://indipetae.bc.edu/items/show/2440. Transcribed by FT_cr and EF.