Guagliata, Giuseppe Ignazio, Palermo, December 3, 1837

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Molto Reverendo in Cristo Padre Nostro

Pax Christi

Perdonerà certamente Vostra Paternità al mio ardimento, mentre oso forse disturbarla in tante faccende che da ogni parte la opprimono; perciocchè i figli a cui, altro possono e debbono avere ricorso se non al padre loro? L’avrei io fatto già da gran tempo innanzi; ma poichè mi mancavano quegli studi che all’uopo sono necessari, me ne sono fino a quest’ora astenuto. Adesso però che conto il secondo anno di teologia, non mi pare dicevole differir più a lungo il sottometterle umilmente una preghiera, sperando che Ella vorrà benignamente accoglierla, e non mandare a vuoto gli accesi miei desiderî. Già Vostra Paternità avrà di leggieri immaginato quali essi si sieno; Sì, padre mio, io bramo e ardentemente bramo le missioni estere, e nel tempo stesso che davanti a lei prostrato me le offro, dicendo con l’intimo senso del mio cuore: „Ecce ego, mitte me„; oh! quanto grata mi tornerebbe la sua risposta: „I, accende et inflamma omnia„ Andate, diletto figlio, al Libano, alla Caldea, al Paraguai, a Buenos Aïres, all’Arcipelago; andate dovunque vi sono anime da convertire a Cristo nelle più rimote e deserte parti del mondo„.

E chi sa, rispettabile padre mio, chi sa se co’ miei scandali secolareschi abbia io mandata, oh Dio! qualche anima a perdizione? E perché vorrebbe Vostra Paternità negarmi un mezzo sicuro di riguadagnarne qualch’altra all’amorosissimo Cuore di Gesù e risarcirgli così il danno che per mia sventura gli avrò forse cagionato? Potrebbe al certo dirmi VostraPaternità: „Nella Sicilia farete agevolmente lo stesso col buono esempio e con la predicazione„. Sì è vero, padre mio, è vero; ma sa benissimo Vostra Paternità che qui gli operai evangelici non mancano mai, e che la Dio mercè sono a sufficienza: in quelle parti però vi sono bensì innumerevoli anime da salvarsi, eppure non vi è chi porga loro la mano, onde sottrarle alla interminabile perdizione.

Abbia dunque Vostra Paternità pietà e di me, non lasciandomi morire per desiderio di andare a salvare quelle anime, e di quei popoli che altissime grida mettono al cielo implorando soccorso per la loro salvezza eterna, e finalmente (perdoni la espressione) abbia pietà

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del sangue preziosissimo di Gesù Cristo che ancor per quelle anime fu sparso. Questi sono stati i desiderî accesissimi che ho nudrito in seno fin dal noviziato; questi ho espresso sempre a’ miei superiori ne’ reddiconti di coscienza; questi furono non già appagati, ma anzi accresciuti nel pellegrinaggio da me fatto col permesso del padre Spedalieri qui Provinciale al villaggio della Bagheria nell’ottobre del 1831.; questi furono riaccesi da Vostra Paternità stessa con la enciclica che mandò nel 1834. per occasione fatte delle inchieste fatte da quei della Cina di aver missionari della Compagnia; questi in fine sempre più gagliardi si fanno sentire per le notizie avute dal padre Riccadonna stato prima nel Libano, ora passato nella Caldea.

Con tali sentimenti, con tali brame, con tali esempi de’ nostri padri, come potrò io far conto de’ disagi che molti e gravissimi mi avverranno certo nelle estere missioni? Ah padre mio! Le confesso il vero; non sono queste le bravure di un soldato, che tranquillo si sta ne’ quartieri; io ho assistito i cholerici, visito spesso i soldati e i carcerati; e Vostra Paternità sa benissimo che alcuni incomodi si devono soffrire in tali ministeri; ed io volentieri gli ho abbracciati. Questo per al presente mi permettono i miei superiori e i miei studi; appresso poi col soccorso celeste spero di fare ancor più, sintantochè Vostra Paternità si compiacerà inviarmi in parte del mondo, dove è folta e matura la messe, ma nessuno o pochissimi gli operai del Signore.

Io lo spero; nè la mia speranza in altro è appoggiata che in quel Dio, il quale mi mise in cuore questi desiderî e me gli ha conservati sino ad ora per ben 10. anni. Egli metterà altresì in cuore a Vostra Paternità le giuste disposizioni che accetterò volentieri, qualunque esse sieno: Egli sapientissimo com’è, dirigerà fortemente e soavemente i mezzi che conducono al fine santissimo della maggiore sua gloria; Egli in somma = sicut dedit mihi velle, dabit et perficiere = per via della possente intercessione della mia cara madre MARIA Santissima e del mio avvocato San Francesco Saverio, le cui novene sto compiendo con quanto di

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fervore e divozione più per me si può. Intanto a bene sperare mi hanno animato e il padre Vinci Provinciale per cui licenza io scrivo a Vostra Paternità, e il padre Taparelli che è il mio Confessore e guida nelle cose spirituali. Ah se Vostra Paternità appaga i miei lunghi desiderî con una lettera che io anziosamente attendo, se crede giusto VostraPaternità onorarmi del suo riscontro, quanto resterei contento!

Abbia dunque, padre mio, presente nelle sue spedizioni di missionari, e molto più ne’ suoi santi sacrifizi chi con umile rispetto si rafferma

Di Vostra Paternità                                                 

Molto Reverendo in Cristo Padre Nostro

Il reverendo padre Giovanni Roothaan della

Compagnia di Gesù Preposito Generale

Roma

Infimo tra tutti i figli in Cristo

Giuseppe Ignazio Guagliata

Palermo il dì sacro all’Apostolo delle Indie

san Francesco Saverio 3. Dicembre 1837.

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Palermo 3 Decembre 1837. ---- Fratello Guagliata // petit missiones.

Al molto Reverendo in Cristo Padre Nostro // Il reverendo padre Giovanni Roothaan della // Compagnia di Gesù Preposito Generale // Roma

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“Guagliata, Giuseppe Ignazio, Palermo, December 3, 1837,” ARSI, AIT 1, 208, Digital Indipetae Database, accessed September 19, 2024, https://indipetae.bc.edu/items/show/2435. Transcribed by MM_cr and EF.