Antonacci, Pietro Saverio (1801-1874), Rome, April 27, 1839

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279

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Molto Reverendo in Cristo Padre

Sono ormai sei anni Molto Reverendo Padre, che quel suo indegno ed infimissimo suddito il Fratello Antonacci aveva ad esser mandato da Vostra Paternità alle Missioni del Libano con il Padre [Esseux], stato già diciso da Vostra Paternitàstessa, onde non restava che partire, se non che qualcuno de Nostri Padri, così permettendolo Iddio sò che distornò poi l’affare per mè sul riflesso che la spezierie del Collegio Romano sarebbe rimasta senz’altro dei Nostri cui potesse accudirvi, e Vostra Paternità su tal riflesso piegossi, che a mè per allora si sostituisse un altro per le suddette Missioni, come fu fatto nella persona d’un altro fratello, che poi riuscì infelicemente com’è noto, è intanto ordinò al Padre Provinciale, allora [Reverendo] Dossi, che mi desse idoneo fratello ad allevare nella Spezieria onde in altra circostanza io non trovassi simigliante impedimento. Mel diede Molto Reverendo Padre, lo allevai, e non uno, ma due allievi furon fatti ad assistere ora alla Spezierie del Collegio Romano, e ciò il feci con tanto più d’impegno, sollecitudine, e meglio che il potessi quanto era grande il desiderio mio d’andare presto alle missioni che mi erano state promesse, e di lasciar prima molt’idonea persona per tal geloso ufficio, e grazie a Dio, di uno specialmente, che è il Fratello Coari, ne rimasi sodisfattissimo. Assunsi ancor l’incarco, per altro gradevole per l’effetto che ne speravo, di formarmi cioè un manuale portatile o compendio pratico e facile di Medicina, Chirurgia, e Farmacia o Spezieria ad uso e comodo dei Nostri Missionari di già a molti servito ed eziandio per me stesso, se Dio mi avesse fatto degno di servirmene in esse Missioni, come mi aveva fatto sperare. Iddio mi guardi o Molto Reverendo Padre di dir questo per miserabile ostentazione, o per quasi voler violentar Vostra Paternità a finalmente determinarla a mandarmi alle Missioni se in cuore non se ne sente più l’impulso come allora, ma volli dirlo perchè son cose che passarono altre volte in pensiero all’istessa Paternità Vostra, e che essendovi poi in seguito altre occasioni, e volendolo Ella, mi abbia per sicuro nel desiderio vivissimo che sempre mai conservai per le Missioni, e non già del Libano solo, ma d’ogn anzi meglio d’ogn’altra parte più difficile che gli sia in piacere. Io sò che Vostra Paternità nel fissare i soggetti per Propaganda disse che questa ad essi si dava in luogo di Missioni, che veramente ne ha molta simiglianza, ma sò di certo altresì, che alcuni di questi li mandava ad aa fare una specie di Noviziato delle Missioni straniere come allora se ne espresse, adesso sì certo tocca al Gran Maestro di tai novizi il giudicare se quanto avrà fine un tal noviziato; e non già dico, perchè sia stanco di stare in Propaganda, che la sarebbe pur bella in un gesuita, ma anzi posso dire con verità che mi ci sento contentissimo in quanto specialmente è volontà del Signore, e nè il penz pensiere delle Missioni, che mi è sempre in cuore mi sturba punto e nelle mie incompenze e nelle orazioni, ma anzi mi ci sento ajutato, ma non perciò credetti di non dover esporre, o anzi ricordare quel che mi sento nel Signore, perchè fatto io quanto umanamente credetti dovere sempre in Domino lascio poi a quei che mi governano, con mia più quiete, quel che crederanno meglio pure in Domino. Conosco bene io Molto Reverendo Padre che essendo io un povero fratello non vale neppur la spesa del viaggio, ma mi consolo che nell’antica Compagnia ve ne furono molti dei nostri fratelli che con poche loro abilità spianarono molto bene le strade ai loro Padri, ed al presente ancora grazie a Dio ve nè pure qualcuno, vorrei sperare nella benignissima bontà di Dio ad onta di tante mie ingratitudini con Sua Divina Maestà che qualche cosa farebbe pur fare anche a me; ma poi a conto di somma grazia l’avrei, anzi nel la pregherei con tutto l’intimo dell’animo mio, che posto veramente che mi volesse alle Missioni di farmi partire senza nemmeno un quatri-

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no in saccoccia ed a piedi, che bene m’ingegnerei e con le elemosine, e coi servizi ai viaggiatori in qualche nave, senza darmi a conoscere, di procacciarmi di che passare, e bastantemente sostentarmi fin dove Ella mi fissasse, cosicchè io altro non vorei meco che qualche lancetta da cavar sangue qualche altro ferretto chirurgico, un libricciattolo di Medicina, e l’ufficio della Madonna; e non già così dico per sempre più persuader Vostra Paternità a mandarmi, perchè ciò, il comprendo, sarebbe un volere ingannar me stesso, ma perchè sono nell’intima persuasiva che per fare un qualche bene, almen notabile in missione bisogna andare in questo modo, e quando pur fossi mandato, e si lasciasse tuttavia a me lo sciegliere piuttosto eleggerei di non andarvi per nulla che in altro modo che spogliato poco men che di tutto.

La prego a perdonarmi ancora Molto Reverendo Padre della confidenza che mi prendo nel manifestargli il timore che sento, che l’infermeria di Propaganda potrebb’essere al presente l’istess’ostacolo, che fù altra volta la Spezieria del Collegio Romano, e per verità la vedrei ragionevolissima la cosa, poichè in pratica ho conosciuto moltissime volte che un infermiere istruitob anche mediocremente per l’occhio continuo che ha sopra gl’infermi può salvar delle vittime che nò talora anche un peritissimo Medico che visita una o due volte al giorno, poichè un rimedio nel nascer o subito al peggiorar di un male val senza paragone assai più, che cent’altri rimedi potenti dopo eziandio poche ore, ma voglio credere, che la Compagnia possa trovar chi sostituire mè, e con vantaggio, ma se pur si dasse che non si volesse in pronto mi fò animo a dirle che io conosco in questa Provincia, ed in Roma, fratelli, che coltivati non più che pochi mesi riuscirebbero a meraviglia, e che se qualcuno di questi mi si dasse io m’impegno che sarebbero in breve meglio che mè, almen certo in quanto concerne virtù di carità, zelo, e longanime pazienza, che è come il midollo in tale importante ufficio, ma poi anche capacita d’istruirsene, ritrovandovisi in essic quelle disposizioni richieste, purchè fossero quelli che dico.

Ecco quanto l’amor delle Missioni che conservo mi seppe dettare, e non altro affatto motivo certamente, poichè se ho da dir la verità, l’ufficio [ver..] cui mi sento inclinato nella Compagnia, è appunto l’infermiere, per la carità grande e per altri meriti che può esercitarsi ed acquistarsi moltissimi io lo conosco, e specialmente in Propaganda dove l’opera acquista io credo molto più merito, ma io dovevo dire, il ripeto, cio che mi sento in cuore dopo di avervi fatta orazione, e specialmente a questo fine offerta la novena detta della Grazia di San Francesco Saverio, di avervi inteso il parere del mio Padre Spirituale, e poi il feci per così dare un attestato di voler pur pagare qualche cosa di quelle incalcolabili somme che debbo a Dio, e più senz’altro che un altro qualunque della Compagnia, onde questo principalmente è quello che mi spinge a cercare o di morir vittima di carità in qualche lazzaretto d’appestati come in tempo di Colera pur gli esposi e chiesi, o in qualche missione stentatissima, o finalmente (o che mi vergogno per fine a dirlo per sentirmene una indubitata indegnità) impiccato per amore del Nostro comun Signore e Sovrano. Vostra Paternitàd riderà, e ne ha ben motivo conoscendo il ridicolo soggetto che così scrive, ma pur sappia, che se qualcuna di queste tre cose Iddio per sua sola infinita misericordia non mi concede, per lo meno, e sò io cosa dico, mi toccherà, io molto temo, un purgatorio quasi vorrei dire interminabile, e se ne muova perciò a pietà Ella. Del resto sia certa della mia piena indifferenza a qualunque cosa vorrà, e baciandole con ogni più ossequio doveroso le sacre mani mi soscrivo qual sono

Di Vostra Paternità Molto Reverenda

Umilissimo ed Obbedientissimo Servo e figliolo in Gesù Cristo

Fratel Pietro Saverio Antonacci infimo in fra gl’infirmi

Collegio di Propaganda li 7 Aprile 1839

(a) a nell’interrigo

(b) istruito nell’interrigo

(c) si in essi nell’interrigo

(d) Paternità nell’interrigo

 

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Roma. – 27 Aprile. – fratello Antonacci // Petit missiones Montis Libani

Al Molto Reverendo in Cristo Padre // Il Padre Giovanni Roothaan // Preposito Generale della Compagnia di Gesù // Casa Professa

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“Antonacci, Pietro Saverio (1801-1874), Rome, April 27, 1839,” ARSI, AIT 1, 279, Digital Indipetae Database, accessed November 21, 2024, https://indipetae.bc.edu/items/show/2319. Transcribed by EF.