Vecchi, Contardo Maria, Turin, January 8, 1839

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8

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272

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Molto Reverendo in Cristo Padre

L’aver inteso ciò che il Padre Riccadonna (la cui patria fortunata è lungi una passeggiata dalla mia) scrive al Padre Ryllo, ed in ispecie il bisogno che ha quella Missione di due giovani mi fecero, dopo lunga preghiera, e riflessione fatta prima, e dopo del sacro scorso Triduo di rinnovazione, e più in esso, risolvere di rappresentar alla Paternità Vostra alcuni motivi, per cui Ella, piacendo a Dio, mi conceda la maggiore delle grazie mandandomi colà in uffizio di Catechista. Nè un tal pensiero è in me nuovo, mentre già da quattr’anni supplicai (come Le sarà noto) il Padre Polidori, allora Provinciale, ad offerirmi a Vostra Paternità pel fine stesso, per cui ora me Le offro. I motivi pertanto che ho di sperar una tal grazia sono:

  1. Il Padre Polidori allora Provinciale mandandomi a fare scuola mostrò di credere che io sarei riuscito a far il Catechista, e su ciò dissemi alcuna cosa, alla quale avendo io risposto di non aver dottrina: basta, soggiunse, che voi imparaste a mente, e ben diceste ciò che il Missionario [vi preferiresse]. Il Padre Carminati essendo mio Maestro in Rettorica, compatendomi perchè non progrediva in quella, mi confortò dicendomi che io sarei stato più felice di molti altri per avermi date Iddio doti da riuscire nelle Missioni. Ne’ Collegii poi udi dirmi più d’una volta il dettomi già dal Padre Polidori. 2. Ho imparato poco men di tre anni l’arte dello Speziale, onde potrei giovar non poco ai nostri, ed agli altri non solo nelle medicine, ma anche nel vitto. 3. Non facendo io gran profitto nella Logica, quasi niuno nella Matematica (le quali ora studio ai Santi Martiri), poca perdita farebbe la Compagnia ad impiegandomi nel solo catechizzare. 4. Il Signore mi diede talento (per quanto a me pare, ed ho da non pochi udito) di educar i fanciulli, per cui non mi è difficile il farmi da essi intendere, ed amare; aggiungo che in ciò mi è di molto ajuto l’aver insegnato cinque anni l’Infima. 5. Iddio mi diede buona voce, e robustezza di corpo, la quale benchè in qualche tempo mi sia venuta un po’ meno nel fare la scuola, tuttavia nell’ultimo anno che feci la stessa scuola mi rimisi del tutto, ed ho presentemente buone forze. 6. Imparo con piacere le lingue. Ciò siccome nell’Italiana, e nella Latina, così principalmente conobbi nella lingua Greca, il cui studio cominciato da me oltre i ventun’anni tanto mi dilettò poi essendo Maestro, che continuavalo in ogni intervallo di

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di tempo. 7. Prima d’entrar nella Compagnia conobbi un poco che cosa sia Mondo sì nell’imparar Farmacia, che nel viaggiare per varie parti d’Italia in vettura, à piedi, di giorno, di notte; Laonde non mi fecero, la Dio mercè, paura que’ viaggi, e pericoli che una volta scrisse il Padre Riccadonna incontrarsi tra quelle genti. 8. Il presente Reverendo Padre Provinciale, informato solo d’alcuni de’ motivi suddetti, sebbene dissemi che difficilmente otterrei ora il mio intento per non aver ancora fatto i miei studii, pure non mi dissuase punto dallo scrivere a Vostra Paternità, e mi diede buone speranze che l’otterrei almeno in qualche tempo. Questi sono i motivi principali che ho di sperar dalla bontà di Lei il sospirato favore. Ne potrei dir alcuni altri, ma li taccio per non esser lungo, e perchè ben veggo, che questi poco mi valgono senza buon corredo di virtù soda. Di questa è vero che son molto mancante, ma la risolutezza di morir piuttosto, che perseverar volontariamente nel più piccol difetto, ed un certo attacco ch’ebbi sempre, dacchè son Religioso, alla cognizion di me stesso mi sembran due pegni, con cui Iddio mi faccia sperare tal grazia da superar ogni più dura prova, qualora Vostra Paternità Gli cavi per me di mano la medesima grazia con un ordine che m’imponga. Pertanto La prego caldamente a spedirmi colà col Padre Ryllo in qualità di Catechista semplice in vita, o con condizione ch’io studii quivi giunto tanto di Filosofia, e di Teologia, in quel tempo, che m’avvanzerà dalle occupazioni più pressanti, da poter essere Sacerdote. Ora che io e pel timor del castigo toccato al servo pigro che nascose il talento invece di trafficarlo, e per brama di santificarmi più presto, e meglio procurar l’altrui salute per mezzo d’inevitabili patimenti, e fors’anche d’un bel martirio, ho fatto le mie parti, rassegnomi nelle mani della Paternità Vostra pregando Gesù, e Maria ad inspirarle ciò che torni meglio alla Gloria divina, ed alla salute dell’anime. La prego a concedermi la sua paterna benedizione, ed avermi presente ne’ suoi Santi Sacrifizii, mentre con ogni ossequio mi protesto

Di Vostra Paternità Molto Reverenda

Indegnissimo figlio, e servo in Cristo

Contardo Maria Vecchj della Compagna di Gesù

Da Torino agli 8. di Gennajo 1839.

 

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Torino 8 Gennaio 1839. Fratello Vecchj // Domanda di partir pel Monte Libano col // Padre Ryllo in qualità di Catechista.

Al Molto Reverendo in Cristo Padre // Il Padre Giovanni Roothaan della Compagnia di Gesù // Preposito generale della medesima Compagnia // Roma

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Citation

“Vecchi, Contardo Maria, Turin, January 8, 1839,” ARSI, AIT 1, 272, Digital Indipetae Database, accessed September 19, 2024, https://indipetae.bc.edu/items/show/2314. Transcribed by EF.