Ciampi, Antonio (1816-1893), Rome, February 27, 1838

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27

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Yes

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223

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~Provincia Romana – Roma, 27 febbraio 1838.

Fratello Scolastico Antonio Ciampi~

Pax Christi

Molto Reverendo in Cristo Padre Nostro

Tutt’altro dovrebbe aspettarsi da un povero figliuol prodigo, come io sono, che simiglianti lettere; ma conviene che io ubbidisca il mio celeste Padre, il quale non contento della singolarissima bontà con che mi riaccolse in sua casa, quando pur lo avea io lasciato così bruttamente, ha voluto vieppiù a se stringermi con un dono tanto prezioso, quanto preziosa è la vocazione alle Missioni estere. Sì, Padre Molto Reverendo, sono due anni e più, da che io sentiva desiderio nel mio cuore per le sante Missioni: ma non ne feci mai parte a veruno de’ Superiori, poichè tenea fermo nell’animo che sarebbe stato di perfezione maggiore nulla chiedere, ma aspettare unicamente dalla mano di Dio Signor Nostro un simile destino. Ciò non ostante, crescendomi tali desiderii ed illuminato da ciò che accadeva nel mio spirito, e riscosso non poco dalla venuta del Padre Ryllo, avvisai, non doversi da me trascurare queste interne mozioni, perchè altrimenti mi sarei forse fatto reo dinanzi a Dio Nostro Signore, ove avessi adoperato di mio cervello. Volli però nuovamente e più di proposito trattarne col Padre spirituale. Egli argomentando dagli effetti ed affetti, che in me produceva il desiderio delle sante Missioni, mi rispose, che sì, parergli da Dio, ma convenire che si maturi bene la cosa: perciò m’istruì di quello che dovea fare, e come raccomandarmi al Signore, onde chiarirmi s’era sua santa volontà, che io ancora, benchè così meschino, mi offerissi alla Paternità Vostra. Eseguito quanto ei m’ingiunse, io veggo che mi renderei colpevole al cospetto di Dio, se per mia trascuraggine venissi a perdere questi buoni desiderii e mi astenessi dal farne proposta a Vostra Paternità; perciò dopo le debite considerazioni, e varie conferenze col mio Padre Spirituale io Le porgo mie suppliche.

Credo spedienti indicar brevemente alla Paternità Vostra quali motivi mi facciano credere, che un tale desiderio mi sia mandato da Dio, e l’utile che di presente ne ritraggo. Il desiderio delle sante Missioni mi anima alla mortificazione de’ miei affetti, a distaccarmi da tuttociò che non è Iddio, ad affrettarmi nel cammino della perfezione; esso ha spenti in me altri desiderî che pria mi occupavano, di modo che mi meraviglio talora di me stesso, quando non sento più destarmisi, nè godere di quello, di cui in avanti mi compiaceva, per esempio desideria di comoducci, certe vogliette, certe inezie. Questo solo desiderio basta nelle ripugnanze, nelle difficoltà che trovo a quietarmi, a rimproverarmi, ad incoraggiarmi……. L’utile che ne ritraggo (per non dilungarmi soverchio) si è, che, fatta la petizione a Vostra Paternità, io avrò sempre al fianco uno stimolo efficace non poco a mantenermi vivo nel fervor e svegliato al mio profitto spirituale, e distaccar l’affetto da me e dal mondo: ad accettar volentieri qualunque dura cosa mi si possa incontrare, a far di me un altro me, e segnatamente un cuor generoso assai e apertissimo alla confidenza in Dio. Vantaggio ancora non piccolo si è la maggior cura che del mio avanzamento prenderanno i miei Superiori con esercitarmi nella umiltà, nella mortificazione, e tentarmi secondo essi vedranno sia per la maggior Gloria di Dio. In somma, mi pare, che sotto una meta così alta non potrei mirar basso, o andare lento e trascurato senza tradire l’anima mia, la Compagnia, e il mio Dio.

Dopo ciò, assai di cuore e con buona volontà, quantunque mi riconosca assai miserabile, io offerisco tutto me stesso, e tutto mi rimetto alle mani della Paternità Vostra, onde si degni, qualora piacesse a Dio Nostro Signore, aver memoria anche di questo suo povero e indegno figliuolo. In quanto a me spetta, procurerò in avvenire coll’aiuto della grazia non impedire i disegni del

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mio Dio misericordiosissimo: attenderò con ogni studio a munirmi di quelle sode virtù necessarissime ad un tale Apostolato: quindi „Fiat voluntas Dei„.

Se non temessi, Molto Reverendo Padre, troppo disturbarla con prolissità, vorrei dirle mille altre cose sull’interna confusione, ma molto per me consolante, che mi cagiona il vedere da un canto Iddio liberale con me di un dono così sublime, mentre dall’altro scorgo in me un cumulo di miserie, ed una insufficienza di talenti non ordinaria a sì nobile ministerio. Non mi sconforto però: giacchè so bene quanto ammirabile è la providenza di Dio, e come Egli „potens est de lapidibus istis suscitare filios Abrahae„ e che „elegit ea quae non sunt, ut ea quae sunt destrueret„. Siane benedetto e ringraziato sempre e poi sempre.

Termino col raccomandarmi caldamente ai Suoi Santi Sacrifici, e col dimandarle la santa benedizione.

Della Paternità Vostra Molto Reverenda

Infimo in Cristo Servo

Antonio Ciampi Societatis Iesu

Dal Collegio Romano questo dì 27. febraio 1838.

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Collegio Romano, 27 febbraio 1838. – fratello Antonio Ciampi // Petit missions

Al Molto Reverendo Padre in Cristo // Padre Nostro Giovanni Roothaan // Preposito Generale della Compagnia di Gesù.

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“Ciampi, Antonio (1816-1893), Rome, February 27, 1838,” ARSI, AIT 1, 223, Digital Indipetae Database, accessed November 25, 2024, https://indipetae.bc.edu/items/show/2265. Transcribed by EF.