Assalini, Giuseppe (1806-1871), Rome, December 16, 1837
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~Provincia Romana – Roma, 16 decembre 1837.
Padre Giuseppe Assalini~
Molto Reverendo in Cristo Padre.
Si ricorderà Vostra Paternità del voto ch’io feci circa tre anni sono; e che già da due anni Le ho comunicato in iscritto, intorno le Missioni. Io non ne ho fatto poi più alcuna parola colla Paternità Vostra, troppo temendo che ci si mischiasse dentro della mia propria volontà: e desiderando di lasciarmi interamente condurre dalla Provvidenza divina, ho procurato di tener il mio animo indifferente per qualsivoglia luogo ed uffizio. Tuttavia nel sentir ora correr voce che si stia preparando una numerosa spedizione di missionarj, mi parve di non dover lasciare trascorrere tale occasione senza rammentarle i miei antichi desiderj. A ciò mi mosse il sapere, il soave modo di procedere della Compagnia nella destinazione dei soggetti, la quale è solita di esplorare il genio dei soggetti medesimi per le occupazioni a cui li vuol destinare; e di più io presi per un mezzo invito a farlo, quel cenno che mi diede Vostra Paternità circa la possibilità di un lungo viaggio del Padre Bresciani.
Mi potrà dir veramente Vostra Paternità, che per le Missioni, ci vogliono molte forze corporali, e molto spirito. Ma quanto alle prime Le posso confessare con tutta verità che il mio temperamento è forte, e capace di durare alle fatiche, e che anzi in una vita laboriosa ed attiva si trova meglio che mai: solo mi resta un piccolo di residuo di reumi, che secondo il natural corso deve in breve svanire; e per un tale incommodo le fatiche anziche nuocere, mi giovano. Circa lo spirito poi in quanto è attività e coraggio non credo mi manchi; benchè forse potesse parere al di fuori altrimenti; giacchè la mia natura è tutt’altro che flemmatica, ma sanguigna e focosa: e se non fosse da ben 15. anni che Iddio mi ajutò a farle la guerra, suggerendomi per modello l’esempio del Nostro Santo Padre, ed inclinandomi piuttosto al contrario, sarei
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la più mala bestia del mondo. Quanto poi è spirito di virtù, qui si Padre che mi confesso scarsissimo e poverissimo, e tutta la mia confidenza è in Lui, che può dalle pietre durissime stillar acqua, e formarne dei figliulo di Abramo, ed è usato adoperare le cose più inferme ed abbiette, ed inutili, perchè non gloriatur omnis caro; onde alla vista delle mie miserie anzichè diminuire mi cresce la confidenza, che s’Egli mi manda per l’Ubbidienza, ad omnia [quae] mittet, ibo.
Da ultimo posso assicurare a Vostra Paternità che i primi impulsi, che mi vennero per la Compagnia, non furono altro che dalle Missioni [operate] dai Nostri, per cui Dio mi accese con forza e continuato desiderio di essa Religione, come quella che mi poteva aprire il campo alle medesime. Ora se è vero, come dice Sant’Agostino, che il Signore, quando mette in un anima un qualche santo desiderio, è segno ordinario, che voglia concedere quando che sia la cosa desiderata; io non dubito punto, che debba venire il momento, in cui, questo desiderio, che Dio mi mise nel cuore, abbia il suo effetto.
Del resto se il Signore determinasse Vostra Paternità a qualche destinazione per me; vorrei pregarla di darmene un qualche cenno previo, affine di potermivici in quanto meglio posso apparecchiare. Ed umilmente baciandole la mano, sono
Di Vostra Paternità Molto Reverenda
Infimo suddito e figlio in Cristo
Assalini Giuseppe Societatis Iesu
Dal Collegio di Propaganda
Li 16. Dicembre 1837.
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Al Molto Reverendo Nostro Padre // Il Padre Giovanni Roothaan, Generale // della Compagnia di Gesù. // Sue R[iverite] Mani
Roma, 16 Decembre 1837 – Padre Assalini