D'Andrea, Girolamo (1820-1888), Palermo, October 16, 1835

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Molto Reverendo in Cristo Padre.

Essendo stato per misericordia di Dio, e dei Superiori ammesso fra i figli di Sant’Ignatio, e i Fratelli Luigi, e Stanislao, stimo proprio, se l’è gradito, esporle in breve la gioja che ricolmó il mio Cuore alla faustissima nuova, di esser, benché indegnamente, esauditi i miei desii; di entrar nella Compagnia, da tanti, sospirata, e chiesta con calde istanze, ed a pochi conceduta, ma per ben spiegare io questa gioja mi bisogna l’intusiasmo d’un Santo Apostolo, e la gratitudine con cui l’amabil mio Fratello, di cui ho l’onore seguire le tracce; richiede questa mia vocazione, non v’ha dubbio una grata corrispondenza alla divina bontà, che rivolti ha gli ochi ad ammirare non i miei gran demeriti, che indegno rendeanmi d’una tal grazia, ma il pericolo in cui era immerso, e mi ha dal tempestoso mar dal Mondo chiamato, e tratto al porto sicuro della religione, ove non pericoli, di perder Dio, ma mezzi per farci Santi abbondano; richiede grata corrispondenza, io diceva, ma oh! Dio con quanta ingratitudine ho io corrisposto! poiché la sonnolenza del ricorrere a quel cuore, che d’amore arde per l’uomo, la certezza nel compiacerlo, la ritrosia alle sue dolci, ed amorevoli chiamate, finalmente sono tanti mesi passati da me nuotando tranquillamente nei neri fiumicelli d’un velenoso vizio capitale, veda Vostra Paternitàil timore, che ingombra il mio Cuore, per queste ingratitudini, d’esser in castigo di ció rigettatoa nel secolo, lungo seminato d’iniquità; di peccati, di vizii, non di sicurezza, ma di perigli pieno, da me meritato; Giuste cagioni han i Superiori di cacciarmi via piú che un cane, ma pure giuste ne ho io altresi di timore, o di speranza, giacché Iddio ho mantenuto la mano [.ia] qui ai Superiori ormai di mia condotta stanchi, spero che ancor la tratterrá, e mi concederá il dono, della Perseveranza, la tristezza da cui mi ha fatto domare non mi dà pace, e riposo, dì, e notte, temendo giustamente d’esser mandato, oh Dio! Padre?, che dico? dalla Compagnia. Perció mib soccorra Vostra Paternità pel suo amor Paterno ad ajutarmi, ed assicurarmi della Perseveranza, giacché intraprenderó la Dio mercè degnandosi, un tenor di vita fervorosoc, e Penitente, perdoni l’ardire con un suo foglio medesimo. Ma che! Iddio, credo, ha stabilite gran cose sulla mia persona; per cui mi sento con grande desio di morire per la Fede, di spargere il

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sangue per quello che a larga copia per me l’ha sparso, o Padre non lasci delusi i miei desii gli appaghi il prego per l’amore di Gesu, e di Maria, pel suo Paternod servo il prego con caldi, voti, con affettuose istanze, finalmente lo prego, lo scongiuro ad esaudirmie in questi Santi desiderii, mi spedisca, Padre, in ajuto degli agonizanti. mi mandi a chiudere il breve circolo di questa vita fra i peccatori, che [andrei] dove la [volta] al precipizio, e fra gl’Infedeli che mio malgrado si trovano nelle tenebre dell’Infedeltá, dell’Eresia: Esaudisca! Padre, questo mio desiderio, che il cuor m’avvampa, e dunque giacché sta in man sua il concedermelo, perché non lo renda pago? e tanto o Padre pregheró, finché l’avró ottenuta; Perdoni in fine del tedio recatogli in questo foglio, giacché confidato nella Sua Paterna bontá l’ho fatto; e non altro protestandomi qual sono, baciando con umiltá, benché indegnamentef la Santa sua destra; mi dichiaro

Suo indegnissimo figlio in Cristo Girolamo D’Andrea dalla Compagnia di Gesú. di Palermo

Per Roma. Pax Christi

Palermo li 16 Ottobre del 1835

 

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Palermo 16 Octobre 1835. Fratello Girolamo d’Andrea // Petit missiones apud infideles. --

Al Molto Reverendo in Cristo Padre Nostro // Padre Giovanni -- Rootaan Preposito Generale // della Compagnia di Gesú in // Roma

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Citation

“D'Andrea, Girolamo (1820-1888), Palermo, October 16, 1835,” ARSI, AIT 1, 168, Digital Indipetae Database, accessed September 19, 2024, https://indipetae.bc.edu/items/show/2211. Transcribed by LP_cr and EF.