Bartoli, Salvatore , Rome, October 21, 1843

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21

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Yes

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565

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Transcription

Molto Reverendo in Cristo Padre Nostro

Pax Christi

Eccomi finiti gli esercizi spirituali che il Nostro Santo Padre vuole si facciano una volta all’anno dai suoi figli. Non posso che ammirare la sapienza e la Misericordia di Dio in questo santo ritiro: le varie volte ho considerato la mia miseria al lume di Dio, e come egli voglia bene a chi lavora nella sua vigna; or però reduce dalla abbattuta Missione di Albania vi è più ho conosciuto la mano di Dio che percotendoci sempre più ci anima ad amarlo. Ho considerato sopra tutto il sacrifizio da me fatto della vita in bene delle anime nelle Missione straniere. Ho conosciuto essere questo il più conforme al bene dell’anima mia ed alla salvazione di tante abbandonate pecorelle. Oh! Come Iddio non m’è reso degno sinora di spargere il mio sangue per la difesa della sua santa fede in pro delle anime! Ringraziato però ne sia il suo santissimo nome. Chi sà cosa Iddio ha destinato della mia vita? Io non posso però in me non scorgere una speciale provvidenza dell’Altissimo, il quale or già sono otto anni che m’ispera un vivo desiderio d’impiegar la mia vita a prò delle anime nelle Missioni straniere, se fosse possibile, collo spargere il sangue. E già un piccolo saggio me ne fu fatto gustare in quelle poche tribolazioni che ho dovuto soffrire nella Missione d’Albania, la quale conosco pur benissimo ch’è stata bersagliata dagli infedeli per i miei peccati! Oh! Che pensiero mi si affaccia nella mente! Lo ripeto la mia indegnità è stata l’origine principale delle sinistre vicende accadute in Albania. Ed è per questo forse che perder mi devo d’animo ed abbandonare, Molto Reverendo Padre Nostro anzi appunto perché ho assaggiato un pochetto il calice di amarezza, che bever si suole nelle Missioni, vi è più sentomi nell’animo un forte impulso a dedicar la ma vita a prò di tante anime derelitte, collo spargimento del sangue se fosse d’uopo. E poiché sempre candidamente ho mostrato il mio cuore ai Superiori, nei quali ravvivo la persona medesima di Dio; non posso non manifestare alla Paternità Santa Molto Reverenda che mi sento un’animo disposto dispostissimo a partire anco per le terre le più lontane, dove potere colla benedizione dei Superiori ampliare la maggior gloria di Dio e salvare o almen conservare tante animuccie prive di qualsivolgia ministro Evangelico. Questi miei sentimenti non è questa la prima volta che le manifesto alla Paternità Vostra ma le richamo alla memoria onde far vedere che sono pronto a dedicarmi al serviggio di Dio in qualunque parte d’infedeli o di selvaggi.

Son sicuro che la Paternità Vostra anziché distornarmi da questo santo desiderio vi è più mi incoraggia e mi stimola; ma si ricordi bene la Paternità Vostra che io infrascritto sono l’infimo figlio di S. Ignazio; indegno pur troppo di portar addosso l’abito stesso della Religione. In me non risiede veruna qualità onde potermi adoperare nella salute dei prossimi; manca in me quella virtù maschia che si richiede in un operaio evangelico; in somma sfornito mi trovo di qualunque dote necessaria in un Missionario. Che perciò? Che perciò? D’animo non mi perdo; c’è Iddio che vigila su di me. Egli mi deve guidare e suggerire il modo di spargere la sua divina gloria nel mondo. Se è vero che infirma mundi elegit Deus ut confundat fortia; eccomi che ancor io sono un ente veramente dappoco, e che mercé la divina assistenza cercherò dovunque ampliare il regno di Dio. Iddio perciò faccia di me quel che fece sugli apostoli nel dì di Pentecoste, che l’infiammò di divino amore; e diede loro cuore, forza e sapienza a saper bandire il santo Evangelo. Ed in questo molto confido e spero che Dio benedetto mi voglia illuminar l’intelletto, accrescere la memoria, santificare la volontà, onde poter così con frutto impiegare i miei sudori nella vigna del Signore.

Non posso celare alla Paternità Vostra una specie di sogno o visione avuta in questi giorni di esercizi nel tempo che dormiva. Mi parve che la Paternità Vostra mi venisse a svegliare in tutta fretta per darmi l’ordine di partire per il Malabar: pronto mi svegliai ed alzatomi seduto sul letto mi parve appunto la sua voce; ma in questo mi sveglio e dico chiaramente: subito eccomi pronto.

Ciò è stato per me un incentivo a diriggere la presente lettera alla Paternità Vostra onde coll’esibirmi pronto ai suoi cenni meglio conosca la voce di Dio.

Conchiudo Molto Reverenda Paternità Nostra non si dimentichi di questo benché indegno suddito: lo ripeto adesso che Iddio mi conferma nei santi desideri; eccomi pronto a dar la mia vita per dio nelle più rimote parti del mondo, dovunque bandir si potrà la divina parola e mi creda atto a potermi rimpiegare alla maggior gloria di Dio; eccomi pronto e disposto.

Nei Santissimi Sacrifizi molto caldamente mi raccomando; lo stesso io pratico ogni dì benché indegnamente per la Paternità Vostra. Le bacio la sacra mano e mi benedica nel corpo e nell’anima onde meglio censire Dio in questa vita e poi goderlo in compagnia dei Beati lassù in Cielo e senza più col massimo rispetto e venerazione mi dichiaro

Di Vostra Paternità Molto Reverenda

Reverendo Padre Giovanni Roothaan Preposito

Generale della Compagnia di Gesù

Infimo Suddito ubbidientissimo

Salvatore Bartoli S.J.

Roma li 21 Ottobre 1843

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Roma 21 ottobre 1843. Padre Salvatore Bartoli // Manifesta i vivi ardenti desideri che prova // per le Missioni straniere; indica un sogno avutone // e prega istantemente di esservi mandato // Al Molto reverendo in Cristo Padre Nostro // Il Reverendo Padre Giovanni Roothaan Preposito Generale della Compagnia di Gesù // Roma

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Citation

“Bartoli, Salvatore , Rome, October 21, 1843,” ARSI, AIT 1, 565, Digital Indipetae Database, accessed September 19, 2024, https://indipetae.bc.edu/items/show/2070. Transcribed by MR.