Ceci, Vincenzo (1814-1887), Rome, November 7, 1852

Grade S.J.

Year

Month

Day

7

From (City)

From (Institution)

To

Anterior Desire

Yes

Destination(s)

Models/Saints/Missionaries

Other Names

Left for mission lands

No

Language of the Letter

Notes

Archive

Folder

Number

869

Download PDF

https://indipetae.bc.edu/img/869.jpg
https://indipetae.bc.edu/img/869v.jpg
https://indipetae.bc.edu/img/869vv.jpg
indipetae-transcription-ARSI--AIT-1--869.pdf

Transcription

Molto Reverendo in Cristo Padre

Pax Christi

A togliermi da un grave pensiero, che da qualche tempo mi tiene in angustia mi rivolgo alla carità di Vostra Paternità, a cui vo' aprire sinceramente l'animo mio, lasciando che Ella giudichi e disponga di questo miserabile come le parrà meglio nel Signore. Io dunque da più anni ho vivissimo desiderio di dedicarmi tutto alle Sante Missioni o Straniere o di campagna, e fu questo appunto uno dei principali motivi che mi spinsero a chieder la Compagnia sperando di poter in essa più agevolmente riuscir nell'intento. Difatti ad ottenere le prime, fin dagli esordi della mia vita Religiosa più volte a voce ne feci istanze a Vostra Paternità; queste rinnovai anche più caldamente e prima e dopo finito il corso degli studî; ma Vostra Paternità sebbene ne' miei anni più verdi me ne avesse data qualche tenue speranza, alla fine quando il tempo pareva più opportuno, mi rispose non potersene più parlare attesa la gran penuria di soggetti, e i maggiori bisogni che presentemente erano in Italia.

Ed io riconoscendo in Lei l'organo dei divini voleri, mi rassegnai sì a questa sua disposizione, non volendo esser Missionario contro la volontà del Signore; ma nello stesso tempo non potei a meno di non sentirne intimo dispiacere non tanto per la cosa negatami, quanto per quella colpa che vi era intervenuta per parte mia. Conosceva bene che i buoni desiderî vogliono esser provati dai fatti, perchè si credano sinceri, ma i fatti miei non corrisposero certo a que' desideri. Quindi il Signore meritamente negò a me sì bella grazia concessa pure a molti altri, perchè le enormi ingratitudini usate contro di Lui me ne fecero indegno. Per altro benchè fosse mio debito chinar la fronte ed umiliarmi, pure non per questo volli cader d'animo, e a rincorarmi perduta che ebbi la speranza delle prime, rivolsi l'animo alle seconde, confidando di potere anche in queste fare al Signore qualche sacrificio della mia vita, e pagargli così una piccola parte dei gravissimi debiti che ho con Lui. Non m'era però determinato ancora di farne a Vostra Paternità formale richiesta 1° perchè l'arduità del Ministero e la sproporzione troppo grande delle mie forze spirituali mi tenevano l'animo alquanto sospeso, cagionandomi anche certo timore di dover per esse scapitare nello spirito, per essere minori i mezzi, dove maggiori sono i pericoli. 2° per certa debolezza anche di forze fisiche lasciatami da una tosse, che contratta ne' miei anni di Magistero, a quando a quando tornava a molestarmi e ad affievolirmi le forze.

//

4° per le tristi vicende sofferte in questi ultimi anni dalla Compagnia, per le quali non aveva potuto preparare all'uopo i necessari materiali 5° finalmente per non aver avuto a chi affidare un mio fratello soggetto miseramente alla massima delle umane disgrazie. Queste ragioni mi fecero temporeggiare, sebbene il desiderio delle Missioni anzi che raffreddarsi, mi si andasse sempre più accendendo, ed io mettessi a conto que' pochi ritagli di tempo che aveva liberi per andar notando qualche cosa. Ora però le forze spirituali mi sembrano se non m'inganno più vigorose, e il Signore mi ha fatto conoscere che in questa parte ho mancato molto di confidenza in Lui, che certo non permette mai che scapiti nell'anima propria chi tutto gli si offre per lucrare le anime altrui, purchè alla rettitudine d'intenzione vada unito un grande spirito di orazione. Ed io Le confesso che alla efficacia della orazione unicamente mi affido in siffatto negozio, persuaso e convinto che senza tal arme oltre l'espormi a gravi pericoli, non caverei nulla nel governo delle anime, e se non avessi questo conforto io non mi determinerei mai a così scabroso ministero per una particolare ragione che bramerei comunicargliela a voce. Quanto alle forze fisiche presentemente mi trovo bene, e lo stato attuale mi dà qualche fondamento di sperar meglio nell'avvenire, poichè alla vita attiva e di strapazzo son portato anche per natura, e in essa mi trovo come nel mio centro; son persuaso nondimeno di non durar molto a lungo in questo Ministero, perchè son troppo soggetto a riscaldazioni di visceri; ma quand'anche per fare un po' di bene dovessi scorciare anche di molto la vita, io son contento perchè di qua non ho nulla a sperare. Di Materiali confesso aver preparato assai poco, per non aver avuto gran tempo da spendervi attorno, e perchè sul dubbio non me ne dava gran pensiero; se però quest'anno mi ci potessi applicare un po' più di proposito, spererei di avere per l'anno venturo tanto da poter cominciare. Il Fratello che era l'ultimo degli ostacoli, dopo sette mesi di dolorosa pruova, si è potuto rimandare a casa almeno per fare un ultimo tentativo; egli presentemente sta bene; che se tornasse com'è pur troppo molto probabile alle solite stranezze, ho ottenuto di poterlo mandare al celebre stabilimento di Aversa, per non vederlo più confinato a questo manicomio di Roma, che è più serraglio di fiere che abitazione d'uomini. Risolte però le cose a questi termini, dopo essermi molto raccomandato al Signore, e averne chiesto anche consiglio a' miei Superiori immediati ho risoluto di prostrarmi ai piedi di Vostra Paternità pregandola a volersi compiacere di esaudire questo mio desiderio; tanto più che ora siamo a tal punto che convien decidere la questione per trovarmi per cosi dire alle strette. Vostra Paternità saprà forse che il Reverendo Padre Provinciale lasciatomi nell'uffizio di Sottoministro mi ha proposto di spendere

//

il tempo che mi resta libero in prender pratica di Procura. Qualcuno mi ha creduto adattato se non subito, almeno dopo qualche tempo a quest'uffizio, sebbene io non ravvisi in me una tale attitudine, e non abbia ragioni da ripromettermene un felice successo. Comunque sia, se l'ubbidienza lo vuole, comincio subito, e non cerco altro. Nondimeno vede bene che entrando in siffatti maneggi dovrei totalmente abbandonare il pensiero delle Missioni, per le quali il Signore mi ha tenuto sempre acceso nel cuore un gran desiderio. Però a non provare un grandissimo rimorso in vita ed in morte del non aver fatto di tutto dal canto mio per secondare questa ispirazione, ho pregato il Reverendo Padre Provinciale a sospendere alquanto; e permettermi di rimettere a Vostra Paternità la soluzione di questo nodo, prima di avviarmi alla pratica di Procuratore. Egli buono com'è non solamente vi ha condisceso, ma anzi mi ha dato animo a farlo, con che io ho avuta opportunità di chiederle anticipatamente quello, che aveva in animo di domandarle verso il fine dell'anno.

Tanto mi occorreva significarle guidato più da matura considerazione, che da veemenza di affetto. Vostra Paternità risolva pure liberamente quello che Le parrà meglio nel Signore; chè io intanto col desiderio di conoscere da Lei la volontà di Dio, pieno di stima e rispetto mi ripeto

di Vostra Paternità

Indegnissimo in Cristo Figlio

Vincenzo Ceci della Compagnia di Gesù

Dal Collegio Romano 7 novembre 1852

Transcription- back

Roma 7. Novembre 1852. Padre Ceci - // Petit Missiones

Al Molto Reverendo in Cristo Padre // Padre Giovanni Roothaan // Preposito Generale della Compagnia di Gesù

Images

Citation

“Ceci, Vincenzo (1814-1887), Rome, November 7, 1852,” ARSI, AIT 1, 869, Digital Indipetae Database, accessed November 22, 2024, https://indipetae.bc.edu/items/show/2022. Transcribed by EF.