Bolli, Luigi , Rome, March 17, 1848

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Pax Christi

Molto Reverendo Padre.

L'onnipotente e sempiterno Iddio, attesa la sua infinita bontà e clemenza, degnasi non di rado, d'imprimere nella mente eziandio di peccatori, sentimenti sì al tutto celesti e santi, e nel cuore sì accesi desiderii, e sì infiammati, che quegli non possono fare a meno di non istruggersi in lagrime, e renderne affettuose grazie al benefico autore che ve l'infuse. Or io sono un povero peccatore, nel cui cuore nondimeno il Signore, il Signor del cielo si è degnato d'infondervi tanto vivi desiderii di consecrarmi alla missione Cinese, sì belli sentimenti all'intelletto, chè, ben io sapendo il gran piacere che Vostra Paternità prende nel manifestare che fanno a Leib i suoi amati figliuoli le loro intenzioni, e i loro affetti interni dell'animo, non posso a meno di non esporglieli di presente. Io certamente volea rimanermi dallo scriverle su ciò, conoscendomi pur troppo lungi da quella virtù e perfezione, che per una si delicata non meno che faticosa missione si richieda. Ma, sentendomi ogni dì più mosso dalla interna voce di Dio, mi sono finalmente portato dal Padre mio Spirituale, a lui ho aperto i sentimenti dell'animo mio, e il disegno che avea io di scrivere a Vostra Paternità. Egli non pure me lo ha approvato, ma ancor mi vi ha con buone parole animato. Quindi è, che io avvegnaché ben sappia difficil cosa essere l'impetrarlo, pure per non mancare al mio debito di corrispondere alla divina chiamata, le esporrò qui in breve quelle ragioni che più idonee io stimo ad ottener l'intento, ribattendo co' più forti argomenti che potrò, le obbiezzioni, che mi si potrebbon di leggieri opporre. Nel rimanente, io le protesto, che ciò non desidero per altro, se non perché si faccia in me la divina Volontà; quindi sono egualmente disposto e al sì e al nò. Vostra Paternità esamini pure queste seguenti ragioni, ne giudichi pure quel che in Domino le ne parrà meglio; che intanto io mi rimarrò contento d'aver compito a quanto era dalla mia parte, e a quanto da me richiedea il Signore.

Venne non ha guari, come Vostra Paternità ben sà, dalla Cina in questa Casa di Sant'Andrea il Padre Massa, ed abboccatici con lui noi tutti insieme, ci espose lo stato miserevole di quella povera missione: il bisogno che v'ha d'operai santi non meno, che dotti nella lingua, e nelle scienze Cinesi: molta esser la messe, pochi gli operai: in una provincia fra le altre, di circa settemiglioni d'anime, non esservi, che un solo missionario; poiché il suo compagno, preso e riconosciuto forestiero, essere stato espulso da quell'impero: moltissimi altri luoghi esservi nella vastissima Cina, ove tanti e tanti miglioni d'anime redente col Sangue preziosissimo di Gesù Cristo andare miseramente perdute, per man-
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canza di chi loro sveli la verità, e mostri loro il retto camino della salute: né tutti gli operai che vi sono, potervi sempre con decoro operare, attesa la difficoltà della lingua e de' costumi cinesi, e quindi il lunghissimo tempo, che ad apprenderli almeno sufficientemente, richiedesi: e intanto la Cina tutta stendere supplichevole le mani a questo nostro Ponente, e supplicarne d'uomini che vogliano, che possano recarle ajuto. Questo appunto è lo stato compassionevole delle cose di colà, siccome ce lo ha riportato il detto Padre. Noi, che eravam tutti fissi ed attenti alle sue parole, accesi di un santo fervore, ce gli siamo tutti interamente profferti pronti a seguirlo e per terra e per mare, ovunque egli ne volesse condurre a propagar la divina Gloria in quelle vaste regioni. Egli, lodato la nostra pia risoluzione, ed i ferventi nostri desiderii, disseci: non poter lui nulla da se; che però ci profferissimo alla Paternità Vostra preparati e disposti alla missione Cinese; ché avremmo ritrovato Lei tutta bontà e condescendenza a concederlo: anzi averne desiderio. Ed ecco quale è stata la ragione, quale il motivo, onde mi sono mosso a scrivere a Vostra Paternità la prego, non isdegni d'ascoltar per un poco i miei giusti argomenti.

Consideri dapprima Vostra Paternità che io sono un povero miserabile di anni 20. e poco più, né molto innanzi nelle lettere, né di grandi speranze in quelle; sol il Signore Iddio si è degnato di darmi buona memoria, ed una cotale natural facoltà di facondia nel ragionare, cose che sommamente fanno per la Cina. Se Vostra Paternità mi lascerà quì ne' presenti studii, sarà questo, per mio avviso, un mezzo perder tempo, mentre per la Cina né Latino, né Greco, né Versi fanno gran prò; delle quali cose tutte parmi già di saperne quanto è per quella sufficiente; e son già varii anni da che vi duro intorno. Circa poi gli studii di Filosofia e Teologia, si potranno questi fare, quando ne farò uopo, nella Cina; ché quivi, siccome disseci già il Padre Massa, non ne mancherebbono già maestri, ma sibbene ne mancano discepoli, e sol perciò mancano quelli, perché non vi sono questi. E laddove colà, meno fermandomi in quelle scienze che meno sono quivi necessarie, e più in quelle che sono più necessarie, si farebbe tutto più presto, lasciando addietro tante scienze quivi inutili; qui per lo contrario mi converrebbe aspettar molto tempo di più, prima che arrivassi alla meta degli studii; e non nec verrei a capo, secondo l'ordinario corso, se non dopo 13. o 14. anni; e poi con quale utilità per la Cina? E Vostra Paternità manderammi allora a quella adulto già ed avanzato in età di presso a 33. o 34. Anni? Ah! questo appunto è ciò che dicendo lamentava il sopraddetto Padre: Vengono colà, dicea egli, in Cina persone già sacerdoti, quindi converrebbe adoperarle subito ne' sacri ministerii co' prossimi; ma che? fa prima mestieri tenerle chiuse in casa lunga pezza di tempo, per insegnar loro la lingua, e i costumi de' diversissimi paesi ove hanno ad esercitarsi per tutta loro vita, addestrarle al difficilissimo tratto Cinese: etcetera etcetera etcetera; ma adulte come sono, né possedendo più quella freschez-
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za di memoria, e di natura docile a maneggiarsi, e facile ad apprendere, come da giovani, bisogna che vi spendano intorno alla favella e alle scienze Cinesi il doppio di quel tempo, che per questi si richiederebbe. Mentre i giovani, apprendendo in un colle altre scienze sol quivi necessarie, la lingua e le costumanze proprie di que' luoghi, piu agevolmente coll'uso di molti anni co' Cinesi, non appena sono Sacerdoti, che, senza alcuno sconcio, senza alcun logoramento di tempo, possono subito impiegarsi né Sacri ministerj co' prossimi con molto decoro e convenienza. Senza che, avendo io per lo passato purtroppo gravemente, nè poche volte offeso il mio buon signore e Redentore Gesù Cristo che ho finora fatto per compensarnelo? che ho io fatto per contracambiarlo di tante misericordie usatemi? Io invece qui altro non fo, mi lasci così parlare, altro non fo che godere. Niente mi manca, tutto, quasi usque ad delicias, mi viene abbondantemente somministrato. È vero, che, come Vostra Paternità mi potrebbe agevolmente rispondere, posso anche qui di presente molto bene, se il voglio, mortificarmi, e patire per Gesù Cristo attendendo a far come devo, quel che fad la comunità, e ad annegare la mia volontà e il mio giudizio: verissimo è questo; ma in ciò non mi par ordinariamente di mancare; e quando mi s'offre alcuna occasione per sorte o di patire, o di fare cosa che sia, a cui provi della ripugnanza, mi vi conforto col pensiero delle missioni, ove avrò a patire cose senza comparazione piu grandi. Ma il Signore Iddio di ciò non pago, richiede da me giustamente di vantaggio. Quindi è che ha già alcun tempo, da che Egli mi ha communicato vivi desideri di maggior mortificazione; io l'ho esposto a' miei Superiori, essi mi hanno in ciò alcun poco assecondato; Ma il Signore non contento vuol di più ancora. Perciò priego e scongiuro la Paternità Vostra per quanto le è a cuore la mia salute e perfezione, (che io so esserle moltissimo,) e che sia eseguita la Volontà Santissima di Dio, a non rigettare la mia supplica. Né tema già punto della mia sanità, ché parmi d'averne abbastanza, e come spero potrà alle fatiche del viaggio e delle missioni reggersi. Un saggio di ciò ne ho avuto nel pellegrinaggio che feci già, come a Vostra Paternità è ben noto, fino a Ferentino, l'anno 1846. nel quale tra le pioggie, e i raggi del Sol cocente, e le lunghe salite, e le scese, e il continuo camminare, e tra l'operare che facevamo alle città e terre al primo giungervi, visitando le carceri, istruendo i sostenuti in esse, catechizzando i fanciulli, predicando al pubblico nelle chiese.... non che non risentirsi punto, che anzi di malsana e debole che prima era, rinvigorì e ingagliardì a meraviglia. E avvegnaché io ben vegga, che tutto insieme questo sia un bel nulla posto al confronto di quello che dee farsi e patirsi da chi intraprende il viaggio e la missione nella Cina, pure dalle piccole cose può farsi argomento delle grandi.

E poi ancora che io non avessi sufficiente sanità; più confiderei in quel Signore che si è degnato di chiamarmi ad una tal missione; poiche ben si sa, che: Infirma mundi elegit Deus ut confundat fortia: e che: qui dedit velle, dabit et perficere. E che, mancano forse esempi di coloro i quali giovani deboli ed infermic-
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ci sono andati in missioni scabrosissime, e ne sono riusciti forti e robusti, e in essere di faticare nella vigna del Signore? Né meno si dia pensiero Vostra Paternità della mia forma esterna del viso, del naso, degli occhi, etcetera di molto dissimili dai Cinesi, e da riconoscervi entro di presente un forestiere; poiché, come ne attesta il più volte lodato Padre, questo non impedisce gran fatto; mentre, essendo tutta insieme la Cina sì vasta, da far quasi da se un'altra Europa, e contenendo in se provincie tante di numero, e si diverse e svariate tra loro di nazioni, di costumi e di lineamenti; a chi mai può venire in capo che io mi sia un forestiero, o non piuttosto un Cinese di altra qualsiasi provincia? E per questa ragione appunto è che i Padri nostri sono colà comunemente sicuri; e raro avviene che ne sia scoperto alcuno; specialmente quando questi esprime in se meglio che può la propria maniera di quel tal luogo ove sta, circa il tratto familiare; e questo a me, credo, non sarà sì difficile, come quello che da qualche tempo ho inteso in Refettorio dalla storia, che quivi si legge, della Cina scritta dal Padre Daniello Bartoli, quali siano i costumi di quelle provincie; e dai molti casi che quivi si narrano di nostri Padri, o di altri, ho potuto comprendere quali cose vogliono abbracciarsi, e quali schivarsi, e come, e quando...

E poi, Padre mio molto Reverendo, ancorché avessi io ad essere discoperto forestiere, e promulgatore e propagatore di nuova e sospettata Religione, e perciò spogliato, battuto, posto in ceppi per tutta mia vita, od anche fieramente ucciso, qual sorte di questa, più bella, più desiderata mi potrà avvenire? Ed oh! così il Signore Iddio me nee facesse degno per sua infinita misericordia, come tanti e tanti altri; oh! come volentieri allegramente incontrerei ogni pericolo, confidato sol nella grazia di quel Dio, che mi vi mette; e che tutto può: omnia, omnia possum in eo, qui me confortat: E che altro giornalmente chieggo io già da gran tempo a Lui, se non: Da mihi, Domine, pati valde, et contemni pro te? e: Signore, datemi grazia di morire in missione per la vostra Santa Fede. E quanto più me ne veggo indegno, tanto più confido in Dio.

Quindi disagi, malattie, fame, freddo, caldo, sete, dolori, angustie etcetera etcetera etcetera è tutto poco, se ne persuada, al mio desiderio di patir qualcosa per amore del mio buon Signore Gesù Cristo. So io già molto bene per il soprannominato Padre, che nè acqua, nè vino, nè pane, nè carni delicate trovarsi nella Cina, ma solo di cavalli, di cani, di gatti, e di simili animali; e riso a colazione, riso a pranzo, riso a cena, se pur sempre si può trovare; specialmente pe' nostri missionarii, che dalla comune de' Cinesi~~,~~ sono stimati, per usar la formola del Padre Massa, altrettanto che da noi qui i facchini. So ancora doversi passar ben due volte la linea equinoziale da chi, andando alla Cina, vi vuole fare scala, come comunemente di costume, per la parte di mezzodì; e quindi caldo insopportabile, svenimenti, vomiti, corrompimento di viveri, esserne indispensabile a seguire, etcetera etcetera etcetera. Ma mi creda Vostra Paternità che al ripensar cotali cose m'inonda il cuore di consolazione, e vieppiù mi si accende il desiderio, come fuoco al vento,
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di patire qualche cosa per Gesù Cristo e mostrargli così se veramente l'amo. E questo, e non altro, è il motivo, che in un col desiderio di propagare la sua gloria e il suo amore per tutto il mondo, mi ha spinto, a porgere questa supplica a Vostra Paternità. E infatti, se tale non fosse stata in ciò la mia intenzione; ma sì di cercare i miei commodi, me ne resterei bel bello qui in Europa a godermi in pace il conveniente diletto del dolce temperamento dell'aere, e dell'abbondanza de' varii oggetti dilettevoli che vi sono, nè giammai per verun conto mi sarei io indotto a chiedere sì istantemente alla Paternità Vostra una missione sì disagiata, qual'e la Cinese; ma questo appunto io cerco. E benché ben conosca io, che altro è il dir queste cose innanzi ad un Crocifisso, e scriverle al proprio tavolino, ed altro il trovarsene alla prova, e benché mi vegga io debole e povero in fatto di virtù, tuttavia assaissimo confido, anzi tutto spero nella infinita bontà, potenza, provvidenza di quel Dio che mi chiama, e m'ispira di scrivere alla PaternitàVostra ché: non erit impossibile apud Deum omne verbum: e: nullus speravit in Domino, et confusus est. Ma voglio pur concedere, che o estenuato dalle fatiche del viaggio o della missione, od oppresso dà travagli, quali essi siano, cada finalmente sott'essi estinto, che perciò? Avrà forse la Compagnia perduto un soggetto di qualche vaglio, di qualche speranza? Ah! si persuada pure la Paternità Vostra che perderebbe un soggetto indegno, inutile, miserabile, peccatore, cagione unica senza dubbio di tutte queste atroci persecuzioni, che ora essa Compagnia sostiene guadagno però non perdita dee la mia morte da ognuno riputarsi. Però io già mi sono consecrato a Dio in sacrifizio per tutta essa, acciocche tolto di mezzo l'empio Achaz, tutto l'innocente popolo si salvi. E che, ha fors'Ella speranza alcuna sopra me concepita per l'avvenire, da me ignorante, stupido, privo d'ogni bella dote, non ad altro buono, se non a consumare i cibi, e rompere ogni cosa?

Ah! quanti e quant'altri ha la Compagnia giovani di più felice ingegno, e più sano giudicio, da cui aspettarsi più felici avanzamenti, migliori riuscite, che non da me. E posto ancor che fossi io un di molte doti e corporali, e spirituali fornito, e di grande espettazione, se io andassi lungi alla mission Cinese, e in essa perissi, che cosa perderebbe la Compagnia, perdendo me solo fra tanti altri. E ciò molto più mi sono indotto a scrivere a Vostra Paternità attese le critiche circostanze, in cuif siamo. Se Ella, qual Padre pietoso vuol conservarmi, benche io mi sia figlio ingrato e perverso, mi metta adunque in sicuro mandandomi alla Cina. Io mi scorgo ogni dì vicino a veder me in pericolo di tornare nel secolo; ah io le confesso sinceramente, che temo assai assai di me, che vedendomi di nuovo nel secolo (e dove andrò io, Dio buono) forse! ah! forse allettato dalle lusinghe del mondo non sia per mancare alla mia Vocazione, e alle solenni promesse fatte a Dio! Egli è perciò, che essendo Vostra Paternità l'unico mio padre in terra, che io riconosca, dopo Dio, la prego e la scongiuro per quanto ama la mia salute eterna, sì la mia salute eterna, cui già già veggo in gran pericolo, mi metta in sicuro dagli artigli de' Leoni, e delli mastini infernali; mi ripari dalla fiera
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tempesta, prima che sopravvenga. Non le chieggo altro luogo di rifugio, che la Cina, alla Cina aspiro, la Cina mi aspetta, alla Cina conducami il Padre Massa al suo primo partire, che, come egli disse sarà tra breve. La prego però a sollecitar la desiderata licenza, per non perdere la bella occasione presente, ché trascurata questa, chi sa quando, favorevole se ne presenterà un'altra: già sono di tutto punto preparato, di tutto quasi fornito, altro non vi vuole che un suo cenno. E potrà il suo cuore veramente paterno, sofferir di vedere afflitto me suo benché indegnissimo figliuolo; afflitto il caro Padre Massa, il quale, per far buona leva di valorosi soldati, che vogliano, e che possano guerreggiare strenuamente le guerre di Dio, venuto quà fin quasi da quell'ultimo oriente, dovrà solo ritornarsene colà, senza avere ottenuto, cio, che tanto desiderava? Giovani, giovani, giovani, sempre ripetea egli, ci vogliono per la Cina. Verocche a volerne discutere il merito, io di tutti ne sarei il più indegno; lo conosco, lo confesso; ma che perciò? escludermene? Anzi per questo appunto dovrebbe la Paternità Vostra affrettarsi a mandarmivi. Ah mandi pur più lungi che può, da' suoi boni fratelli un imperfettissimo, un difettuosissimo, una pietra di scandalo, degna d'esser sommersa nel mare!

Se poi Vostra Paternità si degnasse di segnarmi benigno il rescritto a questa supplica, giammai non mi dimenticherò di Lei, sempre viva nella mia mente sarà la memoria della sua benignità, per pregare dal Signore sopra Lei, e tutta la Compagnia, ogni sorta di benedizioni celesti: di più tutto il bene che il Signore Iddio si degnerà d'operare in appresso per questo suo vilissimo istrumento, tutto anco a Lei in Cielo si ascriverà, come a primo autore e motore dopo Dio. Ma ahimé! io ben m'avveggo, difficil cosa da me dimandarsi, non diffido; ma pure per mettermi in sicuro, la prego, se considerando la cosa innanzi a Dio, le sembrasse meglio di ritardarmi per ora la sospirata grazia, a concedermi almeno di tenermi fra gli ascritti alla mission Cinese, per andarvi poi a miglior tempo quando a Vostra Paternità parrà bene; e intanto a conforto e sollievo del mio dolore per la dimora, che per quanto breve, sempre però a me sarà troppo lunga, a permettermi di consacrarmi con voto a Dio, me inclinas aditurum, et in eis perseveraturum usque ad mortem, quoad potero, et meis superioribus videbitur. Ma in questo mezzo, sappia Vostra Paternità che io non farò altro che sospirare, gemere, e piangere innanzi a Dio, perchè co' miei peccati mi sia reso indegno di sì bella grazia, né desisterò mai d'infestar Lei con frequenti amorose violenze al suo cuore, finchè non la ottenga. Ma che fo mai io, perché diffido? Ah, la prego e la scongiuro di bel nuovo Per Viscera Iesu Christia non defraudare la mia speme, a consolare i miei desiderii, ad esaudire le mie preghiere, a secondare i miei voti. Lo spero. Di vero cuore mi Protesto:

Della Paternità Vostra Reverendissima

Umilissimo ed Obbedientissimo figliuolo in Cristo

Luigi Bolli padre della Compagnia di Gesù

Roma. Dalla casa di Sant'Andrea al Quirinale

17. Gennajo. 1848.

(a) Marzo sovrascritto a cancellatura

(b) a Lei nell’interrigo

(c) ne nell’interrigo

(d) fa nell’interrigo

(e) ne nell’interrigo

(f) in cui nell’interrigo

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Sant'Andrea - 17. Marzoa 1848. Fratello Bolli // Petit Missiones Sinenses
Al Molto Reverendo Padre // Padre Nostro Preposito Generale // Giovanni Rhootan della Compagnia di Gesù. // Roma
Soli

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“Bolli, Luigi , Rome, March 17, 1848,” ARSI, AIT 1, 816, Digital Indipetae Database, accessed September 19, 2024, https://indipetae.bc.edu/items/show/1971. Transcribed by EF.