Calvetti, Giuseppe (1819-1855), Chambéry, February 11, 1843

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~Chambery 11. Febbraio 1843 - FratelloCalvetti scolastico // 1. Espone la sua Vocazione alla Cina e al Giappone // cominciata fin da 14 o 15 anni, e sempre conservatasi // e accresciutasi; e conferma con Voto alle Missioni // in generale, ma non [...] particolar propensione che alle // suddette. // 2. Riferisce le ragioni particolari che lo muovono a far questa domanda per la prossima spedizione in Cina~

Molto Reverendo Padre Nostro in Cristo

Pax Christi

Il Reverendo Padre Provinciale della Provincia di Lione essendosi compiaciuto di comunicare per mezzo d'una sua enciclica l'ampia facoltà ricevuta dalla Paternità Vostra Molto Reverenda di fare una numerosa leva di Missionari per la Cina, non potei a meno di non sentirmi vivamente eccitato a mettere in esecuzione quei desiderii, che Dio Signor Nostro da lungo tempo si degna suscitarmi in cuore. Conferita la cosa col mio Padre Spirituale, e con suo assenso indirizzatomi per consiglio al Padre Beorchia uomo che stimo assai, e che ha una perfetta conoscenza di me, avendolo avuto per mio direttore sin da quando giovinetto io frequentai le scuole della Compagnia, e dopo già Scolastico nel mio soggiorno a Voghera, fui mirabilmente incoraggiato a professare di si favorevole momento per aprirmi interamente alla Paternità Vostra. Anzi quest'ultimo mi parlò con tanta decisione, e in poche parole mi dissipò sì bene l'incertezza in cui stava, se fosse maggior gloria di Dio il decidermi adesso, o aspettare dopo lo studio della Teologia, che mi parebbe di resistere alla voce di Dio, se non mi sollecitassi a corrispondervi. Esporrò dunque semplicemente alla Paternità Vostra quanto sento in cuore. Il desiderio delle Missioni, e in particolare di quelle del Giappone e della Cina vive da si lungo tempo nel mio cuore che difficilmente ne potrei assegnare l'origine. Questo so certo, che avanti d'entrare nella Compagnia, all'età di 14 o 15 anni già aveva questi pensieri, frutto forse della lettura delle storie del Padre Bartoli, e d'allora in poi non mai s'estinsero, ma gittarono ognor più salde e più profonde le loro radici. Ma ciò che mi persuade esser questa un'ispirazione del Cielo, sono alcune particolarità che ho riconosciute nell'esame di questo mio desiderio, e che andrò per summa capita divisando. La prima si è che avendo in mia giovinezza e poscia lette infinite narrazioni di missioni d'ogni maniera, e trovatisi molto punti che mi ferirono assai l'immaginazione, e sul momento mi avrebbero determinato a consecrarvimi, come a' giovani suole accadere, nondimeno dopo brevissimo tempo, dato già il bollor della fantasia, non mi sono mai attaccato a nessuna, eccettuata quelle del Giappone e della Cina, alla quale mi sono sempre sentito come irresistibilmente portato, benchè a loro riguardo non provassi mai quei momentanei entusiasmi, che molte altre mi cagionavano. Di più nel corso della mia filosofia, e prima e poi, son stato forse cinque anni senza mai udir parlare della Cina o del Giappone, e frattanto vidi partir più Padri e Fratelli, chi per l'India, chi per l'America e chi per la Siria; lessi molte relazioni di recenti Missioni in varie parti del Mondo, ed in particolare molto gustai quelle lettere del Maduré che i Nostri Padri di Lione sì diligentemente raccolgono; contutto ciò non ho potuto affezionarmi ad alcuna, malgrado l'impressione che mi facevano; e mi pareva che un'interna voce mi dicessa: non è là che sei chiamato, ma bensì all'estremità dell'Oriente. È di più è da osservarsi che sebbene in quel tempo non esistessero missioni nostre in Cina, nè io sapessi probabile ragione del loro pronto ristabilimento, riguardava sempre il mio desiderio così possibile a soddisfarsi, come se vi fosse tutta comodità di entrare in quei regni = Sono stato in qualche afflitto da alcune indisposizioni di petto che mi davano qualche inquietudine, pure mi rimaneva sempre nel fondo del cuore certa speranza che guarirei, o comunque andasse, non sarei impedito di sorte alcuno ne' miei desiderii. Fu anzi questa un'occasione di confermarmi nel mio proposito, avendo nel mio primo anno di Filosofia, coll'assenso e consiglio del Padre Lolli allora Provinciale, fatto voto a San Francesco Saverio di consecrarmi alle Missioni, secondo l'intenzione dei Superiori; e sebbene, per suo avviso, non mi astringessi ad alcun particolare paese, mi sentiva quasi mosso invincibilmente ad aggiungervi in particolare il Giappone e la Cina, e sì almeno lo feci nella formola che mi scrissi in memoria del fatto.

Aggiungerò ancora, che in ogni specie di ricreazioni o spettacoli o musiche e rappresentazioni o simili distrazioni che solevano un tempo scaldarmi l'immaginazioni e divagarmi, da qualche anno non ne cavo altro che un certo fervor più sensibile, un disprezzo d'ogni cose terrena ed un accrescimento sì forte nel desiderio delle mie care Missioni dell'ultimo Oriente, che più non ne trarrei da una lettura dei più mirabili fatti che si narrino nei fasti della Cristianità del Giappone. Insomma Iddio benedetto me ne mantiene si viva la memoria, che da molto tempo non solo non passa giorno, ma spessissimo non passa ora del giorno in cui non vi pensi: e le mi stan si fitte dinanzi agli occhi, e molto più nel cuore, che ogni libro, ogni discorso, che abbia relazione con quei popoli, vivamente m'interessa, non meno di uno che ardentemente sua patria è sensibilmente affetto dalla menoma cosa che le appartenga. Questo pensiero dirige e informa, per così dire, tutte le mie azioni, a questo dirigo le orazioni più ferventi e le penitenze più penose; e, se non avessi creduto di perdere il tempo senza profitto, mi sarei applicato nei tempi liberi allo studio del Cinese o del Giapponese; almeno certo ho voluto aver un'idea netta della lingua e scrittura Giapponese, Cinese, e Manciou, ed avezzarmi fin d'ora la memoria a quelle per noi stranie forme di caratteri. E oltrechè questi studi non mi distolsero mai da' miei doveri, tale era la sicurezza della loro utilità che non poteva guardarli con indifferenza: ho pure studiato l'Inglese e già ne capisco sufficientemente i libri. Dirò ancora su tal punto che questa mia inclinazione verso quei popoli non è un sentimento passeggiero e di pura immaginazione, ma costante e nullamente libero; ne trovo alcuna umana ragione di affezionarmi tanto ad essi ed a' loro costumi, anzi le loro missioni, particolarmente quella del Giappone, non mi presentavano mai altro alla mente che pene e travagli: sicché mi accadde talora nel principio che la loro memoria mi dava piuttosto terrore, e avrei voluto non sentire quella propensione ad esse, che per mio malgrado con maggior forza in cuor manifestavaasi, debolezza di cui ebbi poi spesso a pentirmi. Oltre a queste sonvi altre ragioni più estrinseche che mi persuadono quest'esser in [...] a Dio; e in particolare l'aver egli disposto che contro ogni mia espettazione fossi dai Superiori in singolar maniera applicato allo studio delle Matematiche, studio che in alcune circostanze potrebbe forse essermi di qualche utilità in quei paesi: e l'avermi essi inviato dove ho dovuto necessariamente imparar il Francese, lingua che mi potrebbe servire assai, essendo forse per essere i nostri Missionari in Cina, almen sul principio, per lo più Francesi. Così pure l'avermi il Signore cangiato insensibilmente la mia natura viva e risentita, senz'alcun sforzo di virtù, in maniere assai più dolci e mature, sicché qui ove nessuno mi ha conosciuto giovinetto, son creduto flemmatico; cosa non meno importante per quelle Missioni che richiedono un zelo contemperato da tanta circospezione e moderazione = Non posso però dissimulare due difficoltà che si possono opporre all'esecuzione del mio desiderio. La prima è la mia salute non molto robusta ed il risentirmi qualche volta di mal di petto, in che consiste tutta la mia debolezza. Ma oltre che spero questo non essere un efficace impedimento, le dirò che tale indisposizione proviene, a dir di tutti i medici, dall'essermi troppo applicato allo studio in tempo che era debole per gran crescere che feci, ed ora che sto assai meglio non me ne risento che dopo forti occupazioni in cui m'accada di molto scrivere, e per guarirmene non fo altro che cessar dallo scrivere e far un po' più di moto e più frequenti passeggiate. E forse sarei già perfettamente guarito se non fosse che qui non si esce che un poco una volta per settimana andando alla villa, e mi è accaduto più d'una volta di dover stare quindici giorni senza mai uscire; stando benissimo quando fo vita più attiva, sino ad aver una volta camminato 9 ore senza ristoro e altra volta dodici, senza provare il menomo incomodo. L'altra d'assai maggior peso si è la mia gran miseria, per cui non so capire come ci siano già da otto anni che vivo in Religione. Non ostante le forti ispirazioni che Dio Signor Nostro non cessa di darmi, e l'amor che m'infonde alla virtù, alle cose spirituali, mi trovo si sovente languido e distratto nelle mie orazioni che ho gran materia di vergognarmi. Qualora volgo attorno gl'occhi e considero i miei fratelli, scorgo in essi tante virtù di cui appena conosco il nome, che mi par presunzione di pretendere alla dignità di Apostolo che dovrei cedere a tanti di me più degni. Ma se questi pensieri mi umiliano, non mi scoraggiano perciò; anzi confido che nella frolezza dello stromento Dio farà maggiormente comparire la virtù del suo braccio.

Mi affretto però a sollecitarmi in si favorevole occasione presso la Paternità Vostra la grazia tanto sospirata; e poichè il Giappone, a cui anelo non meno ardentemente che alla Cina, non offre alcun passo a' ministri della Religione, per la Cina interamente me le offro; pronto, coll'ajuto di Dio, a spandervi travagli, sudore e sangue, e pronto anche a volare di là in soccorso del Giappone, se Dio si degnasse un giorno di visitare quel popolo e volger gli occhi su quella terra ancor fumante del sangue di tanti martiri. Là mi chiamano le fatiche dell'Apostolico operajo, il Padre Vagnone, quà i patimenti dell'invitto martire PadreAntonio Rubino, coi quali posso ben dire d'aver comune la patria; e più di tutti mi spronano l'esempio del mio singolar Protettore SanFrancesco Saverio, le piaghe e il sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, li miei peccati di cui spero di dare a Dio una qualche soddisfazione, il desiderio infine di far molto e patir ancor più pel Signore. Sento la mia fiacchezza, ma in Domino sperano non infirmabor: e spero che la grazia divina farà che io prenda forza dalle stesse pene. Ah, Molto Reverendo Padre, io mi abbandono interamente nelle sue mani come in quelle di Gesù Cristo; la sua voce sarà per me quella di Dio: un cenno, un'ordine, che mi divelga per sempre alla patria, a' miei, a' comodi, alle affezioni che posson legarmivi, è l'unico sospiro del mio cuore. Il mio vivo desiderio mi fa credere che questo momento non sia lontano e m'incoraggia a corrispondere a tanto favor del Cielo. Nel rileggere questa lettera sento che non espressi abbastanza al vivo i miei desideri, e i sentimenti che Dio mi fa provare, ma mi consolo col pensiero che non le mie ragioni ma più possentemente Iddio muoverà la Paternità Vostra ad accordare una tanta grazia, e se le ho esposte, non l'ho fatto, che per darle, per mia parte, quella contezza di me, ch'era in dovere di communicarle. = ho inteso or ora uno stupendo prodigio operato in Cina; se il fatto è vero spero che non potrà che accelerarmi la grazia; son pronto a partire alla prima occasione tanto sol che ne abbia un cenno, particolarmente potendo fare senza incommodo del Collegio, poiché i corsi che fo, sono particolari, possono esser interrotti o facilissimamente continuati da altri, e finiscono due mesi prima d'ogni altro. ho ferma fiducia che non sarà vana la mia speranza. Mi raccomando caldamente alle sue orazioni ed a' Suoi Santissimi Sacrifici

Della Paternità Vostra Molto Reverenda Umilissimo servo ed Ubbidientissimo Figlio in Cristo

Giuseppe Calvetti Scolastico della Compagnia di Gesù

Chambéry 11 Febbrajo 1843

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Al Molto Reverendo Padre in Cristo // Il Molto Reverendo Padre Giovanni Roothaan // Preposito Generale della Compagnia //di Gesù // Roma

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“Calvetti, Giuseppe (1819-1855), Chambéry, February 11, 1843,” ARSI, AIT 1, 504, Digital Indipetae Database, accessed November 21, 2024, https://indipetae.bc.edu/items/show/1804. Transcribed by ER and MR.