Pigli, Giacomo , Rome, December 23, 1842
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~Provincia Romana- Roma, 23 decembre1842.
Fratello Scolastico Giacomo Pigli.~
Molto Reverendo in Christo Padre Generale
Pax Christi
Nell'accostarsi il tempo, nel quale pare che la Santa Obedienza voglia ammeter me a per virtù e per scienza cotanto indegno all'eccelso grado di Sacerdote, alla fine cioè del corrente anno scolastico, per me secondo di Morale, e Teologia compendiata, dopo essermi raccomandato al Cuor Santissimo di Gesù, ed alla Sua e nostra amorosissima Madre Santissima, mi sembra nel Signore di dover ora esporre a Vostra Paternità alcune cose, che da qualche tempo mi vennero in pensiero. A ciò sopra tutto mi spinge il desiderio di contracambiare l'infinità bontà del mio Signore, il quale or vuole comunicarmisi in ancor più stretta ed ammirabile maniera, coll'offerirgli un'olocausto il più perfetto che possa di tutto me. circa il tempo in cui feci i Santi Voti, dovendo rinunciare a quanto possedeva, stimai pel miglior modo da eseguirlo, fare la cessione di tutte le cose mie a Vostra Paternità affinché ne disponesse come meglio ne avesse giudicato; or'intendo io di fare altrettanto della mia persona. Quantunque pel voto dell'Ubbidienza sì perfetta, che vuole il Nostro Santo Padre, abbia già fatta questa offerta in generale, pure siccome, attesa la somma carità de' Superiori, sonvi alcuni ministeri, i quali vogliono connettersi d'ordinario a quelli, che sempre numerosi, spontanei e desiderosi si esibiscono; egli è perciò che, senza derogare alla dovuta indifferenza riguardo a questi, ed a qualunque altro mi verrà assegnato sì in grado di Sacerdote, come di semplice fratello Coadjutorea anche per tutta la mia vita, espongo la inclinazion d'animo, che coll'ajuto della divina grazia, mi sembra di avere riguardo ad alcuni in particolare. E prima di tutti dirò, che mi pare sentirmi disposto ad andare in Missione a quel qualunque luogo fuori d'Europa, anche fra i selvaggi, che ad onta della mia scarsa scienza mi venisse indicato da Vostra Paternità. - Fino da quando era al secolo sentiva una certa naturale inclinazione ad assistere agli infermi; ora credo poter pregare Vostra Paternità che, se mai si desse qualche occasione di mal contagioso, volesse inviar me in quel luogo, poiché d'ogni altro la perdita riuscirebbe più dannosa alla Compagnia - Finalmente che mi sentirei d'intraprendere un nuovo esperimento in far la scuola d'infima, e qualora vi riuscissi meglio della prima volta, di proseguirla anche per tutta la vita.
Ne voglio tralasciare le difficoltà che alla mia mente si affacciano. La prima si è il mio modo imbarazzato ed incerto di agire sì nell'esterior conversare, come nelle cose spettanti alla mia coscienza; che se tanto èb della mia, che darà dell'altrui? In secondo luogo la scarsezza delle mie cognizioni limitata al conoscere un po' per pratica di lingua francese, e la facilità a riaprendere quel poco di lingua tedesca, che imparai nella mia adolescenza, oltre a quanto potrò imparare nel mio corso di Teologia morale. Finalmente l'essere io più ansioso di questi doni naturali, che della mancanza della soda virtù a queste cose sopra tutto necessarie. Ma questi ostacoli sono pur applicabili a qualunque altro uffizio nella Compagnia, e d'altronde la cose da me esposte sono tutte secondo lo spirito della medesima, e tanto fresca conservo la memoria della infinita liberalità del mio Signore in ajutare chi in Lui ciecamente confida, cioè del modo con cui appianò le difficoltà che mi si affacciarono circa la vocazione, che senza essermi molto fermato a considerare ciò che potrebbe ostare all'adempimento di quanto io chiedo, tutto colla grazia di Dio prontamente intraprenderei quanto Egli per mezzo di Vostra Paternitàsi degnerà farmi conoscere essere di sua volontà. Stimolo a desiderare queste cose fu l'argomentare quanto ajuto darannoci staccarsi dalle cose del mondo, e ad avvanzare nel divino servizio le cose più ardue da quelle piccolec che per avventura mi riuscirono di qualche fatica, o difficoltà. E ad appoggiare la mia domanda mi ricorda una ragione riportata dal Fratello Gruppini, esso pure nativo di Parma, la quale per cerità non molto concludente, come osserva anche il Patrignani, pure gli ottenne le missioni, che chiedeva, l'essere cioè nativo della patria del primo martire della Compagnia, ossia del Padre Criminale. Ne voglio tacere un'pensiero, che mi occorre alla volte intorno a quanto esposi, che m'accusa di temerità in chiedere, forse senza bastante ponderazione, cose superiori alla mia virtù, ed alle mie cognizioni, ma al riflettere, che a' molto simile alla difficoltà che provai quando Iddio mi diede la grazia della vocazione, che il fine che ho in esporle si è la sola maggior Gloria di Dio, e che l'aprire le inclinazioni tutte dell'animo nostro a Superiori ci è dal Nostro Santo Padre caldamente raccomandato, fa cherigetti da me tal pensiero, ed apra il mio cuore a Vostra Paternità in occasione della fausta ricorrenza della Festa del Santissimo Natale, le quali auguro a Vostra Paternità ricolme di quelle grazie che più istantemente desidera. Nel chiederle la sua Santa Benedizione mi protesto con umile figliale rispetto
Di Vostra Paternità
Infimo in Christo Servo, e Figlio
Fratello Giacomo Pigli Societatis Iesu
Dal Collegio Romano 23. Decembre 1842
(a) Coadjutore nell'interrigo
(b) tanto è nell'interrigo
(c) più ardue da quelle piccole nell'interrigo
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Collegio Romano 23 decembre1842 - Fratello Pigli scolastico// Propone la sua vocazione alle Missioni estere // e di mal contagioso, e altri ministeri // Al Molto Reverendo in Christo Padre // Il Padre Giovanni Roothaan // Preposito Generale della Compagnia di Gesù // Roma