Luciani, Tommaso Maria, Rome, July 2, 1844
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Molto Reverendo in Cristo Padre Generale,
Da due anni e mezzo avea in animo di pregare Vostra Paternità che si volesse degnare di rileggere benignamente quella lettera che le scrissi nel primo anno in che studiava filosofia domandandole le Missioni: ma conoscendo la mia miseria e pochezza vera vera noi mi son sempre astenuto dal farlo. Ora però che il Padre spiritual mi da coraggio, anzi vuole che mi mandi il mio desiderio ad effetto, presento umilmente e con quella fiducia che sta bene ad un figliuolo quantunque indegno, verso il Padre che Dio Benedetto gli ha dato in luogo suo, presento a Vostra Paternità tutto me stesso e mele offro, con la divina grazia pronto a qualunque Missione. Sento, Padre mio, la propria mia indegnità, son persuaso (e lo dico col cuor sulla penna) che in tutta la Compagnia non viva affatto alcuno che sia più di me immeritevole di tanto singolar dono. Confesso (ne per cerimonia) d’aver più difetti che capelli in capo. Pur non dimeno Iddio che mi concede la buona volontà, non deve ricever da me il gravissimo torto che gli farei diffidando anche solo un momento della sua onnipotente misericordia. Nello scorso mese di Maggio ho pregato, come sempre ho Saputo meglio, la Santissima Vergine Maria, affinché m’impetrasse sincere dolore delle mie colpe passate, e grazia abbondante per farmi somigliante al suo Santissimo Figliuolo e inoltre che m’illuminasse intorno al dovere o no rinnovare presso Vostra Paternità l’istanza per le Missioni desiderate. E mi pare di non mentire, se affermi, che mi ha dato forti motivi a sperar bene, facendomi toccar con mano che chi s’abbandona alla sua protezione non resta mai deluso. Mi sono inoltre, allo stesso fine, raccomandato a San Francesco Regis mio singular protettore e a San Luigi. Finalmente nel triduo premesso alla Rinnovazione ho fatto di tutto coll’ajuto del Signore per divenire santo cioè gesuita vero. Se tacerò a Vostra Reverenza ciò che in niun conto è d’attribuirsi a me, che stando jeri in nanzi al Sacramento fui sorpreso da tanta confidenza e consolazione accompagnata da abbondanti lagrime che non so esprimerla a parole. Ed in quel tempo non seppi fare altra preghiera che questa Signore, Voi potete tutto, per pietà mutatemi il cuore.
Oh, Padre mio, che sarà di me se non corrispondo a tanti eccessi di bontà che Iddio usa a questa povera creatura che ha tante e poi tante volte meritato l’inferno? Deh Ella si muova a pietà e, se credo in Domino, mi console. Intanto però me ne resto indifferente aspettando la dichiarazione del divin volere dalla risposta che a suo tempo e comodo mi darà Vostra Reverenza e alla quale domando genuflesso la santa benedizione
e di cui sono
Infimissimo Servo in Gesù Cristo
Tommaso Maria Luciani della Compagnia di Gesù
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Al Molto Reverendo in Cristo Padre // il padre Giovanni Roothaan // Preposito Generale della Compagnia di Gesù // Roma