Pax Christi

Molto reverendo Padre

Temendo, che per le vicende del tempo non le sia giunta la mia indirittale egli ha quindici dì, credei giusto inviarle quest'altra racchiudente non che gli stessi concetti, ma altresi le medesime parole che la prima.

"L'assiduità nella preghiera anzi la importunità nella stessa invece di riportar rifiuto dal trono dell'Altissimo, coglie anzi la più compiuta udienza, ed il più sicuro abbondevole effetto dal medesimo: petite et accipietis, pulsate et aperietur vobis.

Or dietro una tale riflessione mi permetta, che dinuovo le invii l'umile, ed accesa preghiera, cui per me son già due mesi e più, che il Padre Leonardo Fava nostro Provinciale le diresse; con la quale le si chiedeva la grazia di recarmi in America col Padre Helet procurator generale della stessa. La regione poi, che più fortemente mi muove a ciò dimandare si è la seguente: Non mi è stato possibile estinguere od almen frenare gli interni stimoli di questa vocazione dietro lunghe e serie riflessioni, ed anche dietro lunghissimo tempo, dunque questa vocazione non può venire se non da Dio.

Anzi la speranza natami in cuore, che voglia cioè il Cielo darmi alla fine ciò che mi spira, è tale, che io non possa in verun modo opporle ragione alcuna in contrario. Invero quella speranza è da dirsi più venir dal Cielo, che ha meno motivi umani, su di che appoggiarsi, ma tale se non erro, parmi esser la mia; la speranza dunque che mi conforta in questa vocazione non può aver a causa, che il Cielo. Infatti; se io volga volga l'attenzione a miei talenti, alla mia condotta alle dimande altre volte fatte al Reverendo Padre Provinciale ben mi avveggo, che invece di rinvenir motivo a sperare, trovo anzi ragione da bandir da me ogni orma di speranza. Dappoichè in quanto a' talenti ne ho sì scarsi, che mostrerei il più grande ardire il volermi servire di essi come di appoggio a chiedere le missioni. In quanto alla condotta non occorre ne parli, dappoichè ben più d'una fiata ne mi è stato tessuto dal PadreProvinciale tristissimo il quadro. Che dirò poi delle dimande altre volte fattene? esse non han sortito altro effetto che ripulse. Dietro d'una tale considerazione adunque in luogo di nascere in me speranza e fiducia, dovrebbe anzi sorgere abbattimento, e disperazione totale. Ma ciò nulla ostante sento in me ogni dì più aumentare fiducia, e speranza, nè v'è stato modo bastevole ad estinguerla, od almen frenarla; pare dunque che Iddio, e non altri sia la fonte, d'onde deriva in me tanto sperare. Ah Molto Reverendo Padre col cuor sulle labbra le ho esternati questi miei sentimenti non voglia dunque sprezzarli! E se è vero poi, com'è verissimo, che colui il quale mette le sue speranze nel Cielo, mai non avverrà che egli resti deluso, sarò forse io il primo a sperimentar come falsa la promessa del Salvatore? Ah! la supplico pel Sangue di Gesù Cristo, pei dolori della sua Santissima Madre Maria, la scongiuro, non deluda le mie speranze, si muova a pietà di me, mi sia propizio, non mi neghi ciò che il Ciel mi spira! Sappia infine, che io allora cesserò d'importunarla con mie preghiere, quando o ella ne m'imporrà espressa proibizione, o quando avrò ottenuta la grazia. Le bacio con tenerezza, e rispetto, la mano, ed umilmente mi soscrivo

Suo indegnissimo suddito, e servo

Agnello Maria Capozzi della Compagnia di Gesù

Napoli dal Convitto de' Nobili 8. Marzo 1848.

Napoli - 8. Marzo 1848. Maestro Capozzi - // Petit Missiones Sinensem
Al Molto Reverendo in Cristo Padre // Il Padre Giovanni Rootan Generale // della Compagnia di Gesù in // Roma