Pini, Federico (1817-1899), Verona, September 29, 1846

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Transcription

~Provincia Veneta. Verona, 29 settembre 1846.
Fratello coadiutore Federico Pini~

Al Molto Reverendo in Cristo Padre
Il Padre Giovanni Roothaan Preposito Generale della
Compagnia di Gesù

Pax Christi
E più di due anni che io voleva scrivere una lettera a Vostra Paternità per esporci il mio sentimento ma fin'ora mi sono trattenuto per esaminare ben bene quello che ci dovevo esporci; ma prima di venire a questo ci darò un piccolo cenno di me sopra il tempo trascorso. Deve dunque sapere Vostra Paternità che io sarò andato a scuola incirca 5 anni, da que’ maestri che conducono ancora a [spasseggio], e i Libri che si addisponevano sono questi, la Storia Sacra, il compendio della Storia Romana, i Doveri del uomo, la Pronunzia, la Dottrina, il Limen, e le parti delle orazioni Latine, e tagliane, la Retorica, e altre cose del vecchio testamento che il maestro si dotava; e ancora incert[o era], e nei giorni di vacanza insegnava la teoria melitare e graduava quelli che meglio si portavano allo studio, e nella manovra melitare ed io per essere il primo tanto nello studio come nel grado militare faceva il possibile per intraprendere, e vi ariosciva; e insegnava ancora il Francese aa chi lo voleva imparare, anche di questo qualche cosa ne avevo imparato, e specialmente i comandi militari, e in quanto al Melitare io era tanto trasportato che incominciavo a perdere la volontà di studiare; è nel 1851, al nel tempo della Rivoluzione andavo dicendo dà me, con me, se vengono i Franchi io vi anderò incontro con il tagliante alla mano e a costo della vita nè metterò in pezzi almeno 5. ò 6. E poi frà poco tempo perdei affatto la volontà di studiare, e feci il possibile per mezzo d'altri d’entrare in una stamperia a fare il compositore, e questo lo feci non con tutta la volontà dei miei Genitori perchè essi avevano desiderio che seguitasse e studiasse almeno altri 2. dueb anni, ma ciòc non ostante volero che v'andassi in altre ore che fossi libero dalla Stamperia, ond’io v'andavo ma in vece di studiare, la più parte del tempo lo spendevo in cosa militare: e in quanto poi alla stamperia frà qualche tempo ero riuscito discretamente che sin li più anziani di me, mi domandavano per piacere che ci componessi delle composizione che ad essi erano un poco dificoltose, con il dire che io era più espediente, ed erano specialmente composizioni in Greco, in Algebra ed in caratteri inglesi, e dalle composizioni in caratterid inglesi sin il capo de’ compositori me ne dava da correggere, e una grande facilità l'avevo ancora nelle altre cose che molte volte gli altri giovani pari miei si trovavano intrigati nelle sue facende, ed io con molta facilità ce le sbrigavo. E poi uno di questi giovani mi diede in volgare de’ Comandi da ballo acciocchè io li trasportassi in Francese ed io (con l'ajuto di quelle poche parole che sapevo, del Dizionario, e della Gramatica Francese) li misi in Francese, come si dovevano scriverle e come si dovevano pronunciare, ed’esso li mise alla stampa; ma di questo trasporto che ò fatto di Volgare in Francese dopo poi che incomincia a servire il Signore mi dolevo, non in quanto al trasporto ma perché erano cose da ballo. (e tutto questo che o detto, e che son perdire a Vostra Paternità sapia che non lo dico per vanagloriarmi ma acciocchè Vostra Paternità conosca la facilità che avevo nell'intraprendere e cosi, conoscendomi, mi permetta quello che ci esporró ó sì, ó nó, e tutto sia ad Maiorem Dei Gloriam). E di giorno in giorno conosceva sempre più che andavo avanti nel servizio di Dio a motivo delle grande consolazioni che il Signore mi dava, (che sin un giorno dissi da me, se adesso sento tanto amore nel servire il Signore, quando non né sentiró quest'altro anno). 
E mi venne ancora un grande desiderio di farlo conoscere da tutto il mondo; e tutto il tempo che avevo libero andavo nelle chiese ad’assistere alle funzione che si facevano, e alla sera per essere più rimoto, andavo in un granajo a fare orazione e a disciplinarmi a volontá, e ci stavo la più parte sino l'ora del riposo, senza pensare le più volte al cibo, e quando ioe era nella stanza qui incominciavo un'altra volta l'orazione e a disciplinarmi e pregare il Signore, e la Santissima Vergine Maria nostra mamma di potere arivare un giorno a celebrare il Santo Sacrifizio della Santa Messa e vi rimaneva in orazione fino alle 2. é più dopo mezzanotte, e á questo effetto molti anni, o recitato tre Ave Maria per ottenere la grazia; e frá qualche tempo mi misi poi sotto alla direzione d’un da’ un Padre della Compagnia, e in parte mi frenó, e mi prese due istromenti da penitenze, uno di questi era una specie di Disciplina con de’ nodi nelle stremità e intramezzati de’ chiodetti, e l'altro era un pezzo di pelle grossa tessuta di punte di ferro, la quale la portava notte, e dì, e quando me la prese non sentendomi più quel tormento adosso mi parve di tornare a nascere, ma non ostante ebbi dispiacere perche me la prese e più volte ce li domandaj ma sempre indarno.
E feci la domanda di entrare nella compagnia ma sapendo il mio sentimento e vedendo che non avevo li studj per potere entrare mi suggerì d'intraprendere un poco di più la grammatica e di entrare nei Francescani, allora parve che in parte ci acconsentissi e incominciai a studiare; ed essendo poi venuto la sua Partenza mi consegnò ad’un’altro Padre; ed io andando sempre più avanti nella via della penitenza mi venne timore di entrare nei Francescani, perché vanno con la gamba scalzata, essendo io che in que’ tempi andavo con un rigore così strettissimo che non permeteva né meno ai nervi che si stiracchiassero, e per la più parte per non sentire il diletto del letto andavo su la nuda terra, e una notte

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d'ogni settimana andavo a dormire entro in un sacco, e per terra, e tante altre volte a dormire in mezzo a piedi d'un torchio che non mi poteva movere, e cosi non davo ai nervi il suo aggire e questo credo che sia stato una gran parte la cagione di non essere venuto più grande perche essendo allora que’ tempi del crescere io ci levava la sostanza, perché sin il cibo era un continuo digiuno quando credevo di non digiunare, e quando digiunavo era d'un giorno, o un giorno e mezzo senza cibo; e una gran parte mi cibava solo una volta il giorno, e qualche giorno della settimana soltanto prendeva pane, ed erba; ed in apparecchio della festa del Nostro Santo Padre Ignazio due giorni sono stato senza cibo, e arivato il giorno della Festa senza avere volontà di cibarmi; e altri due giorni li passai digiuni per la festa di San Luigi altroché per devozione ad esso santo presi a mezzo dei due giorni una festa scarsa uncia di pane; e portavo ancora una cattenella di ferro ai fianchi così stretta che con del tempo stentai a levarmela perché m'aveva gonfiato tutto a traverso, ed avevo perduto sin le forze e di questo male non nè feci parola altriché al confessore, ed esso mi proibì di portarla sino a nuovo ordine, e disse ancora che mi facessi visitare da’ un medico ed io ci palesai il dolore che avrei sentito in farmi visitare, ed’esso convenne con me; e guarii affatto senza niuno medicamento, se nonché con la medicina d'una gran modestia. (ed ora mi trovo in forze così buone che se Vostra Paternità vole fare un guerriero di Gesù Cristo son pronto. ad Maiorem Dei Gloriam) ed essendo poi passato qualche tempo io stanco ormai di stare nel secolo, fui indrizato al Provinciale de' Francescani (che era allora il Padre [Storlone]) e ci dissi d'entrare per [cercatore] (ma dentro di me avevo l'intenzione che nel tempo del Noviziato di studiare) ed esso disse per fratello fratello nò, ma per studente sì, mi esaminò e disse che studiassi ancora un poco il Latino e poi ci tornassi, ed io incominciai di nuovo a studiare. (ma se allora avevo preso un poco di tempo dalla Orazione per darne più allo studio, perché tutte le mattine era sempre salito a servire della Messa delle 5, o 5 e mezza incirca, sino alle 9. incirca, e alle sette sino incirca al mezzo dì, e nelle solennità sino incirca una ore, o due, dopo mezzogiorno e per la più parte digiuno dopo mi lasciavo altrove trasportare dal verbo Amare dicevo Ego amo chi amo amo, la mamma, e Iddio, e con queste parole mi lasciavo vincere, e mi sfogavo dicendo altre parole spirituale, e leggendo de’ libri, ma con del timore.) E poi un Padre della Compagnia mi disse non vorei che il vostro studio fosse tanto fuoco per bruciare nel Inferno, e un altro mi disse che seguitassi e non attendessi ad altri, ed'un altro mi disse che era meglio che stessi nel secolo, ed altri dui mi suggerirono che entrassi intanto per prova nel Colleggio, ed io molto ci pensai e il più che mi suggerì questo fù il Reverendo Padre Rettore e disse ancora se non era accettato nella compagnìa poteva rimanere e fare il sagrestano (ma essendo che io avevo la mira di rendermi abile a combattere per Gesù Cristo, quando se non tutta, ma una gran parte del Mondo andava sottosopra e credo probabilmente che sia del 1860, e questo lo ricavatof da’ un Libro de’ Santi Padri, ove ve ancora molte profezie di alcuni Profetti; e ancora lo ricavato da’ una Lettera che scrisse un Santo Sacerdote francese prima di morire ad un'altro Sacerdote). Ed io ci dissi che il mio desiderio era di studiare e di farmi Religioso acciocché quando verrà quel tempo (che o detto di sopra) possa essere più idoneo a combattere per Gesù Cristo ed esso mi disse che intanto m'assicurassi la pagnotta, (ed io a questa non ci pensavo perché grazie al Cielo avevo i miei genitori, che non solo mi mantenevano, ma avevano anche dispiacere perché mi astenevo dal cibarmi a motivo dei digiuno che facevo come ò detto di sopra). E finalmente quando vedendomi in mezzo a tanti suggerimenti, alla fine mi appigliai a quello del Reverendo Padre R[ettore]sperando che questo fosse un mezzo, (essendo che aveva detto che poteva ancora studiare) opportuno per conseguire il mio desiderio; e dopo un anno e alcuni mesi che io era nel Colleggio (sempre con l'ufficio da sagrestano) Vedendo che il tempo dello studio era pocchissimo (perché ero arivato soltanto a trasportare piccoli periodi di Latino in Volgare, e di Volgare in Latino), e che non entravo nella compagnia. Pensai di andare in Pellegrinaggio sino a Turrino dal Reverendo Padre Bresciani, che allora era Provinciale, con questa intenzione, se mi accettava di rimanere, e se nó, proseguire il viaggio sino le terre sante, e più, e nel viaggio studiare, ma non mi ariosci, perché non ebbi il consenso del Reverendo Padre Rettore né dai miei genitori. Vedendomi deluso del mio attentato non sapevo a che appigliarmi, avevo pregato di continuo l'Altissimo, e l'Altissima, e ancora seguitavo a pregare. Quand'ecco un giorno essendo a servire una Messa nell'Altare del Nostro Santo Padre Ignazio sentii una voce suonante con il dirmi che poco frà poco tempo entrerò nella compagnia, ed’ecco passò incirca un mese che fu eletto provinciale il Reverendo Padre Gioia; e quando passò per modena mi presentai, ed’esso mi disse se era per fratello coaudiutore ed io (tacendo di esporre il mio desiderio) dissi di sì (ma sempre con l'intenzione di studiare nel Noviziato, oppure di domandare la Licenza) ed esso mi disse che sarò accettato, ed io dubitando, esso sogunse sapiate che il tal Padre e nominollo (e questo fù un mio confessore che mi raccomandò senza che io ci parlassi nel presente);prima di Partire dal Colleggio dove era mi raccomandò voi acciochè vi accettassi. (e da qui non si può dubitare che non fosse il Nostro Santo Padre Ignazio quello che mi disse fra poco tempo entrerò nella compagnia) e frà incirca un mese mi fece esaminare e mi mandó nel Noviziato di Verona, e sin dal principio che venni fin'ora sempre o avuto l'intenzione di studiare, e tante volte mi son sentito dei rimproveri entro di me perché non dimandavo, ed io dicevo Signore quello che fatte sentire a me ditelo ai Superiori, ovvero datemi segni evidenti e infondetemi lo studio allora

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mi crederanno, e mi sentiva rispondere entro di me che l'uomo deve fare quello che può dalla parte sua, e nel rimanente sarebbe concorso lui, in somma qualunque cosa, o mancamento che mi succedesse pareva che fosse in penitenza perché non mi esponeva il mio sentimento, e mi son sentito in tanta maniera rimproverarmi che non mi so esprimere. E due volteg venendo in visita il Reverendo Padre Provinciale ce lo detto, quello che sento dentro di me ed essoh mi diceva che non ci abbadassi, e lo detto ancora prima di fare i Santi Voti qui al Reverendo Padre Rettore Gioja ed'esso mi disse che scacciassi via questi pensieri (ma che devo fare andare non vogliono). E una volta essendo a tavola sentendo a Leggere la Vita del Nostro Santo Padre Ignazio mi venne una dolce commuzione e le lagrime agli occhi, e sentii nel mio interno a dirmi che dimandassi di studiare, e poi in tante altre maniere sono stato spinto ad espore il mio desiderio che molte volte sono andato all'Altare del Nostro Santo Padre Ignazio a dirci che quegli avvisi che dava a me li desse ai Superiori e allora si effetuerebbe il suo sentimento. E dopo che ebbi fatto i Santi Voti quando rendei il rendimento di coscienza al Padre Spirituale, essendo che avevo più confidenza ci palesai il mio sentimento più diffuso, che non feci con gli altri, ed'esso mi disse che pregassi il Signore acciochè m'illuminasse se doveva esporre a Vostra Paternità il mio desiderio; e in un’altro rendimento mi disse che spetassi ancora tutto il mese di Agosto, (e in questo mese oltre degli altri della curia celeste pregai ancora Santa Teresa che ero molto divoto e leggendo una sua considerazione sopra il risolversi mi rimbumbò una gran voce entro di me con il dirmi che mi risolvessi ad esporci il mio desiderio, ma in una certa maniera, che un’altro giorno la tornaj a leggere per vedere se sentiva quel rimbombo, ma invece sentii a dirmi che il Signore non parla tante volte;) e un’altro di questi rimbombi lo sentii la 1° domenica di San Stanislao. (e voglio contare quii in segreto a Vostra Paternità una grazia che mi fece San Stanislao e fù questa essendo io sagrestano ed avendo poche messe preghai San Stanislao acciocché facesse entrare [dei] sacerdoti, e di quando in quando lo pregavo essendo dunquej arrivato la sua vigila io sta ed io stando in chesa ad apararla sentii a dirmi nel interno che era venuto un sacerdote e io essendo [in faconde] non feci tanto osservazione, e fra poco tempo venne il Padre Ministro a dirci che era venuto un Noviz candidato Sacerdote, e dopo sepi che era stato San Stanislao che ci aveva data la Vocazione, e questo ce lo detto a Vostra Paternità acciocchè possa vedere Vostra Paternità quel rimbombo, che sintii gia probabile o nó). E terminato il mese mi disse che aspettassi ancora tutta la novena della Nativitá, di Maria; e dopo mi disse che esso non ci vedeva, ma che esponessi pure con tutta la circostanza a Vostra Paternità perché Vostra Paternità potrebbe avere più lume di lui. Dunque quello che voglio esporre a Vostra Paternità e questo che Vostra Paternità mi dia la licenza di potere studiare (essendo che ne ò avuti i principj) la Lingua Latina e la Francese, per due ore di notte, cioè dalla 10 sino a mezzanotte, e ancora qui piccoli intermezzi di tempi che vi potesse essere frá il giorno acciocchè servissero per farmi insegnare. Se poi Vostra Paternità né volesse aggiungere oltre di queste due di notte anche altre due di giorno, faccia quale che crede Vostra Paternità e tutto ad Maiorem Dei Gloriam. Io o preso queste due ore di notte perché in qualunque casa o Colleggio mi volessero mandare per la più parte saranno sempre libere; e alla salute non mi può cagionare niun male, perché ormai sono avvezzato (come a veduto Vostra Paternità di sopra) e cosi si vedrà se è volontà del Signore nel progresso che faró, e questa licenza mi sono semprek indotto a domandarla perchè sono molto amante e desideroso delle missioni, e quando prego il Signore, mi [...]nto a rimproveralmi perché non cerco d’intraprende qualche Lingua. E tutto quello che ò detto in questa lettera a Vostra Paternità non mi [ric]ordo diaverlo detto a nessuno senonché ai confessori dicevo qualche volta, tempo indietro faccevo la tal cosa eccetera ma lo detto a Vostra Paternità perché se mai mi volesse mandare alle missioni veda Vostra Paternità che ormai sono avvezzato a tutti i patimenti se poi Vostra Paternità mi domanda della umiltà, io dico che tutte le cose che faccio m’intendo di farle tuttel per la maggior gloria di Dio, e se domando questa licenza la dimando a motivo de’ grandi impulsi che mi sento; ma prima di domandarla questa Licenza o esaminato da che diriva questa radice, e non ò trovato senonché il gran desiderio della maggior Gloria di Dio. Or fò termine perche vedo che mi manca il tempo e la carta; altroché dico chi sa che non sia il Nostro Santo Padre Ignazio che voglia che io vada per quella strada che esso e andato è incomincià intraprendere come esso a incominciato, ormai pare che non possa dubitare che non sia il Nostro Santo Padre che m’inspira questo; se rivolge ancoram gli occhi alla regola, che dicen nessuno intraprenda studio senza licenza di Vostra Paternità anch'essa mi dà anima a dimandarla perchè se il Santo Padre non avesse voluto che nessuno di questo grado intraprendesse, non avrebbe detto senza Licenza nessuno impara ma avrebbe detto niuno di questo grado assolutamente impari, dunque avvendovi messo longa licenza pare che questa regola voglia che qualche volta dovesse andare in eccezione, or veda Vostra Paternità dai lumi che avrà dal Nostro Santo Padre Ignazio e tutto ad Maiorem Dei Gloriam.)

Ah! Vostra Paternità! Ce la Spagna ah si! La cé né una parte ancora per mé, si! Verrà quel tempo che dovremmo spatiare per il Mondo e ao combattere per Gesù Cristo; e quando sarrà? a si! Credo probabilmente che non passarano 14 anni; è la Spagna (avendo letto della profezia) mi dà un indizio che ne sia un incominciamento. Oh! Santo Padre Ignazio, se volete, ormai e il tempo di illuminare questo Reverendo Padre che ora stà nella vostra sede, acciocchè si effetua quel che tanto inspirate a me. E se la Vostra Patria nativa, e quella che formaste i vostri studi vaneggiano eccomi pronto col mio sangue e sudore a coltivarle. E voi Santa Madre Teresa giacché foste forte guerriera su questa terra non vi dimenticate. E voi cara mamma Vergine Maria; che fin dal principio della mia conversione mi deste un vivo desiderio di salvare anima, e d’instruirle nelle vostre glorie, e nella Verità del Santo Vangelo, e tutto per la maggior gloria del eterno Vostro Figlio, ora inlluminate la mente di quello, il quale occupa la sede, di quale che voi ne foste tanto prossime. E voi SanGiuseppe, San Luigi, San Stanislao e tutti gli altri della curia celeste non vi dimenticate in questo affare di grande importanza, ad Maiorem Dei Gloriam, per ultimo dicco se mai Vostra Paternità temesse della mia Vocazione non vé da temere, anzi sento un dispiacere grandissimo quando sò che qualcheduno e sortito dalla compagnia. E sto attendendo per carità la risposta, e la sua Paterna Benedizione Amen e tutto ad Maiorem Dei Gloriam. 
e Viva Gesù; Maria, Giuseppe, Teresa, Ignazio e tutti gli altri della curia celeste e chi […]
e sono suo umilissimo servo il peccatore Pini Federico Fratello Coadiutore della Compagnia di Gesù
un Requiem ai Defunti

Verona addì 29 settembre Anno Domini 1846.


(a) a nell'interrigo
(b) due nell'interrigo
(c) ciò nell'interrigo
(d) in caratteri in verticale a fianco
(e) io nell'interrigo
(f) lo ricavato nell'interrigo
(g) volte nell'interrigo
(h) nell'interrigo
(i) qui nell'interrigo
(j) dunque nell'interrigo
(k) sempre nell'interrigo
(l) tutte nell'interrigo
(m) ancora nell'interrigo
(n) dice nell'interrig
(o) a nell'interrigo

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Verona - 29. settembre Fratello Pini Coadiutore // Petit Missiones
Al Molto Reverendo in Cristo Padre // Il Padre Giovanni Roothaan Preposito // Generale della Compagnia di Gesù // Roma

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“Pini, Federico (1817-1899), Verona, September 29, 1846,” ARSI, AIT 1, 736, Digital Indipetae Database, accessed September 19, 2024, https://indipetae.bc.edu/items/show/1895. Transcribed by MB and EF.