Bresciani, Antonio (1798-1862), Turin, March 25, 1832
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~Provincia Romana - Torino, 25 Marzo 1832.
Padre Antonio Bresciani~
Molto Reverendo in Cristo Padre
Pax Christi
Egli è già presto un anno che scrissi questa lettera nè m'attentai d'inviarla a Vostra Paternità prima d'ora; non Le faccia meraviglia il suo tenore, e s'ella è alquanto lunga Vostra Paternità la legga di graziaa a ritagli e quando meglio le piace.
Iddio mi chiamò alla Compagnia con impulsi sì straordinari, e mi vi conservò con grazie sì segnalate, ch'io dissi sempre a me stesso: Iddio dunque vuole da me più che qualche cosa ordinaria. Questo pensiero mi si confisse nell'animo così profondamente, che nè in solitudine, nè in mezzo alla distrazione dell'operare, mi si tolse giammai dinanzi. Una Vocazione combattuta con dodici anni di contradizioni private, con sei anni di persecuzioni pubbliche, e con due anni d'esilio il più amaro, è uno di quei favori di Dio, ch'Egli non suol fare che per altissimi fini: e quello ch'Egli ebbe a mio riguardo, dopo la mia santificazione, io stimo appunto che sia, ch'io domandi a Vostra Paternità la missione del Paraguai -- Questo interno sentimento mi stimola già da lungo tempo; egli anima le mie azioni, dirige i miei passi, m'è di conforto nelle afflizioni, e m'incoraggisce ne' miei abbattimenti. -- Vostra Paternità non avrà certamente potuto contenersi dal sorridere nel vedersi annunziare la Missione del Paraguai, che da più di 60 anni è chiusa allo zelo della Compagnia; e che quello che la domanda è uomo gracile di temperamento, e scarso d'ogni dono di natura e di Grazia. Ma se Dio mi stimola, posso io recalcitrare contro lo sprone? E se Dio così vuole, potrà esservi ostacolo che vi si possa opporre?
Nondimeno affinché Vostra Paternità vegga vie meglio gli indizj della Divina Volontà, è duopo ch'io Le abbozzi un quadro del mio carattere, delle mie abitudini, della mia educazione, delle circostanze che accompagnarono la mia gioventù. Veggo che per essere Missionario, e specialmente in quei paesi, è mestieri avere l'animo intrepido - non temere i viaggi, i pericoli - la solitudine - le privazioni - le fatiche - non essere delicati ne' cibi - non ischifare le laidezze d'uomini rozzi e selvaggi - avere costanza nelle imprese - modestia - e grandi altre virtù.
1o In quanto all'animo intrepido, io l'ebbi da giovinotto fino talvolta all'audacia.nacqui qi tempi delle guerre più sanguinose; vissi continuamente in mezzo agli eserciti; vidi molte battaglie; entrava negli spedali e nelle chiese tutte ripiene di feriti e di moribondi. Dopo le battaglie andava sul campo a vedere il più spaventoso spettacolo che sia in terra - Vidi tutte le stragi della rivoluzione del 1809 contro i Bavaresi, nel qual tempo si dovea incendiare la mia casa e fucilare mia madre. Innoltre incendi, tumulti, saccheggi, e quanto tien dietro alla guerra. Tutte queste cose m'abituarono l'animo ad una intrepidezza, che coll'aiuto di Dio, spererei mi si dovesse risvegliare anche nelle occasioni che dovessi incontrare per la sua maggior Gloria.
2 o Non feci viaggi lunghi, ma frequenti di giorno di notte, solo, male accompagnato, agiato, disagiato senza mai sgomentarmi di nulla. Di più, non temo il mare; l'ho provato agitato, e lo stomaco non sofferse. Sto anche meglio né climi caldi, che nei freddi -
3 o La solitudine in quanto è allontanamente dalla Persone care al nostro cuore, io la sostenni per anni ed anni, ed ho cominciato di buon ora a vedermi lontano da chi amava, e da chi potea sollevarmi ne' miei bisogni, e confortarmi nelle mie afflizioni. I due anni d'esilio dalla Compagnia potrebbero soli bastare a farne testimonianza.
4 o Circa le Privazioni, io credo che poche persone ne sostennero tante. Poichè come nobile, vissi in mezzo alla più colta società, e fui educato con tutta quella delicatezza e quelle attenzioni, di cui furono prodighi i Genitori; ma come nobile povero, dovetti provare per qualche anno quanto ha di più amaro la povertà, e di più angoscioso la vergogna. Io stesso cogli occhi propri vedeva d'anno in anno disertarsi il paterno retaggio a cagione della guerra, e della mala amministrazione, e coteste privazioni sono di loro natura le più penose.